SUL GOVERNINO LA TAGLIOLA DEL VOTO SEGRETO SULLA INELEGGIBILITA’ DI SILVIO

Amedeo La Mattina per "La Stampa"

Prima Renato Schifani nell'intervista al nostro giornale; ora il suo collega della Camera Brunetta. I due capigruppo del Pdl hanno lo stesso timore: il voto che la giunta per l'immunità del Senato dovrà esprimere su Silvio Berlusconi. Il punto esclamativo lo mette Brunetta, quando strilla «aridateci il Pci», volendo così affondare il coltello sugli accordi non mantenuti dal Pd e sul controllo dei parlamentari dell'alleato.

Schifani e Brunetta temono che si possa ripetere la stessa scena dell'elezione di Nitto Palma alla presidenza della commissione Giustizia del Senato. Cioè senatori Pd che vanno per la propria strada, come è successo in forma più eclatante con il falò di Marini e Prodi durante l'elezione del capo dello Stato.

Incidenti avvenuti sempre a scrutinio segreto e il Pdl teme la «recidiva», come la chiama Brunetta. «I parlamentari del Pd sono recidivi, inaffidabili per il passato, speriamo non lo siano per il futuro». Il futuro sta arrivando, con l'insediamento della Giunta per l'immunità (martedì) che dovrà verificare le condizioni di eleggibilità dei parlamentari. Anche quelle del senatore Berlusconi, appunto.

Una questione da non sottovalutare. Qualunque componente di questa giunta potrebbe sollevare un problema di incompatibilità e si andrebbe allo scrutinio segreto. Così, un senatore 5 Stelle pone il problema e magari al voto si tira dietro una parte del Pd e di Sel.

Solo una volta che si insedierà la giunta si capirà se ci sono i voti potenziali per una simile pugnalata politica. E allora Brunetta ricorda che «se si sommano i voti dei Democratici a quelli di Sel e M5S, è come se io sottoscrivessi con una mano una società e con l'altra denunciassi il socio».

In politica questo può avvenire e avviene molto più frequentemente che nel diritto aziendale. Sapendolo, Schifani e Brunetta mettono le mani avanti e pongono il problema ai loro dirimpettai del Pd. Ma questo passaggio è l'ultima cosa che il Pd vuole affrontare adesso, avendo già tanti fronti da gestire.

I vertici del gruppo sono sicuri che sui provvedimenti del governo non ci saranno problemi. Ma su questi provvedimenti si vota a scrutinio palese. Più problematico è controllare lo scrutinio segreto, proprio mentre inizia la scalata del governo Letta.

Ecco perché è l'ultima cosa che vorrebbe affrontare, il capogruppo del Pd Zanda, crocifisso per la sua intervista all'Avvenire in cui parlava di ineleggibilità di Berlusconi. Ma lo ha fatto a titolo accademico, perché ogni partito deve tenere viva l'appartenenza al partito, l'«identità», mentre al governo ci si mescola con gli storici nemici.

E lì, al governo, non c'è la stessa tensione che circola tra le truppe parlamentari a maggioranza variabile su certe questioni. Cosa succederebbe se venisse messo ai voti il dll anti-corruzione, come vorrebbe il presidente Grasso, che l'ha presentato a inizio legislatura?

Ora che si insedia la giunta per l'immunità può succedere l'incidente - lo teme anche il Pd: «Sono voti non controllabili. Non sarà una rogna da poco», è la sincera e preoccupata ammissione che si fa a Palazzo Madama. Il partito guidato da Epifani vorrebbe prima sciogliere, mercoledì al vertice sulle riforme con il premier, il nodo della legge elettorale, sottoposta alla Consulta per vizi di incostituzionalità.

I capigruppo Zanda e Speranza vogliono proporre la cancellazione del Porcellum e il ritorno al Mattarellum. Pdl e mezzo governo non sono d'accordo, a cominciare dal ministro Franceschini. Si cerca l'accordo nelle prossime ore, ma almeno sulla legge elettorale si vota a scrutinio palese. In giunta per l'immunità no, e le sorprese sono messe nel conto. Non dovrebbero essere i senatori Democratici a sollevare il problema dell'incompatibilità di Berlusconi.

Ma - ci si chiede - i senatori che andranno a comporre la giunta saranno «indisciplinati» come quelli della commissione Giustizia? Martedì, quando l'organo si insedia (salvo proroghe), il Pdl capirà se il pericolo è reale: conteranno quei senatori Pd che potrebbero sostenere una richiesta di voto proveniente da 5 Stelle.

Tutti i filogovernativi della maggioranza si augurano che il direttivo del gruppo Pd al Senato indichi senatori insensibili al canto delle sirene grilline. Largo del Nazareno sa che sarebbe un errore imperdonabile, non uno di quei «falli di reazione» nei confronti dei quali Berlusconi lo statista chiede di non reagire. Qui si tratta dello stesso Berlusconi, della sua ineleggibilità. Alta tensione a Palazzo Chigi.

 

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