ATTENTI, TRA I RISCHI PUBBLICI MONDIALI (CLIMA, NUCLEARE, FINANZA, TERRORISMO) ORA AVANZA IL RISCHIO DIGITALE E GLOBALE DELLA LIBERTÀ

Articolo di Ulrich Beck per "la Repubblica" - (Traduzione di Carlo Sandrelli)

Lo scandalo Prism ha aperto un nuovo capitolo della società mondiale del rischio. Nel corso degli ultimi decenni abbiamo conosciuto una serie di rischi pubblici mondiali: il mutamento climatico, il rischio nucleare, il rischio finanziario, l'11 settembre e ora il rischio digitale e globale della libertà. Tutti questi rischi (ad eccezione del terrorismo) sono parte, in certo modo, di un sviluppo tecnologico.

Sono anche parte dei timori espressi durante la fase di modernizzazione di questa nuova tecnologia. Improvvisamente, però, accade un evento che segnala all'opinione pubblica mondiale il problema legato all'uno o all'altro di questi rischi: è quanto è accaduto con le rivelazioni di Snowden, che hanno evidenziato il rischio della libertà.

Tuttavia, dietro questo episodio si nasconde un'altra logica del rischio. Nel caso di quello nucleare, gli incidenti dei reattori di Chernobyl e poi di Fukushima hanno dato luogo a una discussione pubblica. Nel caso del rischio digitale della libertà, invece, il punto di partenza non è stato l'evento catastrofico, poiché la catastrofe sarebbe avvenuta, ma nessuno se ne sarebbe accorto.

Della possibile catastrofe si è avuta consapevolezza solo perché un singolo esperto dei servizi segreti degli Stati Uniti ha mostrato al mondo il rischio usando gli stessi mezzi del controllo informativo. Ciò significa un completo capovolgimento della situazione. Questo stato di cose rende estremamente fragile la consapevolezza del rischio, poiché - a differenza dagli altri rischi globali - tale consapevolezza non orienta su una catastrofe che esiste fisicamente e realmente nello spazio e nel tempo, non nasce da essa e non viene continuamente riferita ad essa. Perciò viene di colpo infranta l'ovvietà, il farsi quasi una seconda natura, delle possibilità di controllo dell'informazione. Tuttavia, questa rivelazione dà anche luogo a continue resistenze.

I rischi globali hanno alcuni aspetti in comune. Tutti rendono quotidianamente percepibile l'interdipendenza globale. Tutti sono in un senso particolare globali, cioè non si basano su incidenti spazialmente, temporalmente e socialmente circoscritti, ma su catastrofi spazialmente, temporalmente e socialmente sconfinate. E tutti sono effetti collaterali dei successi della modernizzazione.

Nel caso del rischio della libertà, dunque, le possibilità di controllo offerte dalla democrazia nell'ambito dello Stato nazionale; negli altri casi, il calcolo delle probabilità, la tutela assicurativa, eccetera. Inoltre, tutti questi rischi hanno in comune il fatto di essere percepiti in modo molto differente nei diversi angoli del mondo.

Abbiamo poi a che fare con un'inflazione di catastrofi incombenti, dove l'una minaccia di prendere il sopravvento sull'altra. Il rischio finanziario ammazza il rischio ambientale. Il rischio terroristico ammazza quello digitale della libertà. È questo, d'altronde, uno degli ostacoli più importanti alla possibilità che il rischio della libertà venga riconosciuto pubblicamente e diventi oggetto di un'azione pubblica.

Riflettendo su quale potente attore abbia davvero interesse a creare una consapevolezza pubblica di questo rischio e, conseguentemente, a motivare all'agire politico, il primo che verrebbe in mente sarebbe lo Stato democratico. Ma sarebbe come fare del lupo il guardiano dell'ovile. Questo però potrebbe essere un passo storico verso la fuoriuscita dal pluralismo degli Stati nazionali, in direzione di uno Stato mondiale digitale che si è sottratto a tutti i controlli.

Il cittadino sarebbe il secondo attore che si potrebbe mettere in campo. Tuttavia, gli utenti dei nuovi media digitali dell'informazione sono già diventati in qualche modo dei cyborg. Utilizzano questi media come organi di senso. La generazione Facebook vive in questi media, rinunciando a gran parte della propria libertà individuale e della propria sfera privata.

Tuttavia, occorre fare un passo avanti e chiedersi se, come sociologi, uomini della strada e utenti di questi strumenti digitali di informazione abbiamo già concetti adeguati per descrivere quanto profondi e radicali siano i cambiamenti da essi introdotti nella società. Nessuno di noi possiede ancora le categorie, le mappe e la bussola per questo mondo nuovo. Siamo stati catapultati dai successi della modernizzazione, dalla crescente evoluzione tecnologica, in ambiti e possibilità d'azione dei quali non siamo ancora in grado di approntare descrizioni adeguate.

Si parla di continuo della nascita di un nuovo impero digitale. Ma nessuno degli imperi storici che conosciamo, quello dei greci, quello dei persiani o quello dei romani, aveva le caratteristiche che contraddistinguono l'odierno impero digitale. Questo impero digitale si basa su aspetti della modernità sui quali non abbiamo ancora riflettuto a dovere. Non si fonda sulla forza militare, né possiede la capacità di un'integrazione politicoculturale al di là delle distanze.

Dispone però di possibilità di controllo estensive e intensive, così ampie e profonde da svelare tutte le preferenze e le debolezze individuali - diventiamo tutti trasparenti come il vetro. Tuttavia, queste possibilità di controllo non vengono colte dal concetto di impero così com'è stato inteso finora. E ora si aggiunge questa sostanziale ambivalenza: abbiamo enormi possibilità di controllo, ma contemporaneamente un'inimmaginabile vulnerabilità di questi controlli digitali.

Nessuna potenza militare, nessuna insurrezione, nessuna rivoluzione, nessuna guerra minaccia l'impero del controllo, ma a farlo vacillare - rivolgendo il sistema informativo contro sé stesso - è un solo, coraggioso individuo, un trentenne esperto dei servizi segreti. L'inimmaginabilità del controllo e l'inimmaginabile vulnerabilità del medesimo sono due lati della stessa medaglia.

In questo sistema di controllo apparentemente iper-perfetto c'è dunque una possibilità di resistenza dell'individuo, che non si era mai vista prima. Una delle questioni più importanti è dunque se in queste grandi aziende digitali non dobbiamo introdurre giuridicamente, dapprima forse a livello nazionale, poi a livello europeo, quello che potremmo chiamare un "sindacato whistleblower" (che denuncia irregolarità) e, prima di ogni altra cosa, anche un dovere di resistenza nel lavoro.

Ora, però, l'uomo della strada dispone - a differenza da Snowden - di un sapere di gran lunga minore relativamente alla struttura e alla potenza di questo cosiddetto impero. Questo però non vale per la giovane generazione dei nuovi Colombo, che fa dei social
network un prolungamento del proprio corpo comunicativo.

Qui diventa chiara una conseguenza essenziale. Il rischio di una lesione dei diritti di libertà viene valutato diversamente rispetto, ad esempio, a una lesione della salute, provocata dal mutamento climatico. La lesione della libertà non duole, non la si percepisce, non si contraggono ma-lattie, non si subiscono inondazioni, non si soffre della mancanza di opportunità sul mercato del lavoro. In tutti i sistemi politici la promessa di sicurezza è il vero e proprio nucleo della forza statale e della legittimazione statale, mentre la libertà ha sempre una posizione o un ruolo di secondo piano. Perciò, dal mio punto di vista di sociologo, il rischio della libertà è il rischio più fragile tra le minacce globali che si sono finora manifestate.

Che fare, dunque? Propongo di formulare qualcosa come un umanesimo digitale. Occorrerebbe fare del diritto fondamentale alla tutela dei dati e alla libertà digitale un diritto umano globale, cercando di imporre questo diritto, come altri diritti umani, anche contro la resistenza.

Non ci sono obiettivi più ridotti. Ciò che manca è però un'istanza internazionale in grado di affermare tali esigenze. Su questo punto il rischio della libertà non si distingue dal rischio del mutamento climatico. La litania è sempre questa: lo Stato nazionale non può farlo. Non c'è attore a livello internazionale che possa essere preso in considerazione a questo scopo.

Ma c'è un'inquietudine generale, il rischio globale ha un'enorme forza di mobilitazione che mette in ombra tutto quello che c'era prima, ad esempio la classe operaia. Proprio la riflessione costante sulla minaccia di amico e nemico potrebbe benissimo condurre a processi di formazione delle norme a livello mondiale.

Allora la coscienza giuridica delle norme globali nascerebbe per così dire a posteriori, dal terrore dell'opinione pubblica mondiale per la loro violazione. Abbiamo bisogno di un'invenzione transnazionale della politica e della democrazia che dischiuda la possibilità di far rivivere e riaffermare i diritti democratici fondamentali contro il predominio del monopolio del controllo totalmente autonomizzato.

 

 

Ulrich Beck EDWARD SNOWDEN Julian Assangewikileaks-assangewikileaks-assangewikileaks-assangeUlrich Beck

Ultimi Dagoreport

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA

del vecchio la stampa angelucci elkann

DAGOREPORT - NON SI STA MAI TRANQUILLI: AL RISIKO FINANZIARIO (MPS-MEDIOBANCA) FINITO TRA LE CARTE DELLA PROCURA DI MILANO, ORA SI AGGIUNGE IL RISIKO EDITORIALE: LA VENDITA DI ‘’’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ AL GRECO KYRIAKOU DIVENTA, GIORNO DOPO GIORNO, UN BORDELLO DI VOCI E RUMORS - C’È CHI ASSICURA CHE LO SBARCO DEL GRECO NON VADA ASSOLUTAMENTE A GENIO AL BOSS DELL’IMPERO MEDIASET, PIER SILVIO BERLUSCONI – CHI SPIFFERA DI UN PRESUNTO INTERESSAMENTO DELLA FAMIGLIA ANGELUCCI, EDITORE DE “IL GIORNALE” E DI “LIBERO”, ALL’ACQUISIZIONE DEL QUOTIDIANO “LA STAMPA”, CHE ELKANN HA MESSO IN VENDITA PER LA SOMMETTA DI 65 MILIONI DI EURO, CHE NON RIENTREREBBE NEL PERIMETRO DEL GRECO CON L’ANTENNA. MA PER IL BOSS DELLA SANITÀ CARO AL GOVERNO L’UNICO MODO DI COMPRARI ''LA STAMPA'' È ALL’EDICOLA: ELKANN NON GLIELO VENDERÀ MAI - A PROPOSITO DI EDITORIA COME ULTIMA UMANA VOLUTTÀ, SI VOCIFERA CHE LEONARDINO DEL VECCHIO VOGLIA COMPRARSI NIENTEMENO CHE “IL FATTO QUOTIDIANO” (DAVVERO URGE LA RIAPERTURA DEI MANICOMI…)

giancarlo giorgetti luigi lovaglio milleri francesco gaetano caltagirone

SUL CASO MPS-MEDIOBANCA, L'ARTICOLO-BOMBA DEL GIORNO È SUL "CORRIERE", DA CUI SI EVINCE CHE LE DICHIARAZIONI RILASCIATE ALLA CONSOB DA CALTAGIRONE E DAL MINISTRO GIORGETTI SONO IN APERTO CONTRASTO - E’ LO STESSO IMPRENDITORE ROMANO AD AMMETTERE CHE IL MINISTRO LEGHISTA SONDÒ ALCUNI POTENZIALI INVESTITORI NELLE SETTIMANE PRECEDENTI ALLA OSCURA “GARA” CHE FECE INTASCARE IL 15% DI MPS, IN MANO AL TESORO, AL QUARTETTO DELFIN-CALTAGIRONE-ANIMA-BPM - UNA VERSIONE IN APERTO CONFLITTO CON QUELLA DI GIORGETTI, CHE IL 29 LUGLIO 2025 ALLA CONSOB DISSE: “NON C’È STATA ALCUNA INTERLOCUZIONE, CONTATTO O SCAMBIO” - A QUESTO PUNTO, CHI RISCHIA DI FINIRE NEI GUAI CON LA PROCURA DI MILANO NON SONO SOLO I “FURBETTI DEL CONCERTINO”, MA LA STESSA CONSOB GUIDATA DA PAOLO SAVONA CHE, COME AUTORITÀ DI VIGILANZA DEL MERCATO FINANZIARIO, NON HA RILEVATO NEL SUO DOCUMENTO DI “ASSOLUZIONE” SULLA PRESUNTA CONCERTAZIONE DEI CALTA-MELONI, NESSUNA DISCORDANZA TRA LE DICHIARAZIONI DI CALTAGIRONE E DI GIORGETTI…