L’ACCORDO USA-RUSSIA NON FERMA L’ESERCITO UCRAINO NÉ I RIBELLI FILORUSSI: “NON SIAMO LEGATI DA QUEL PATTO” - PUTIN AMMETTE LE AZIONI IN CRIMEA, MA NON NELL’EST: “IL GOVERNO DI KIEV SI È CACCIATO IN UN BUCO NERO”

1. UCRAINA: KIEV, 'OPERAZIONE MILITARE A EST CONTINUA'
(ANSA) - L'operazione militare contro gli insorti filorussi nell'Ucraina dell'est "prosegue". Lo fa sapere la portavoce dei servizi segreti di Kiev (Sbu), Marina Ostapenko, citata dalla testata online Ukrainska Pravda.


2. UCRAINA: FILORUSSI, NON SIAMO LEGATI A ACCORDO GINEVRA
(ANSA-AFP) - I separatisti filorussi della "repubblica di Donetsk" non si sentono vincolati dall'accordo di Ginevra perché "non è stato firmato da loro" e continuano a voler organizzare un referendum sull'autonomia. Lo ha dichiarato alla stampa uno dei "ministri" del governo della "repubblica" autoproclamata.


3. PUTIN AMMETTE CHE GLI "OMINI VERDI" SONO SOLDATI RUSSI. MA SOLO IN CRIMEA
Anna Zafesova per ‘Il Foglio'

Una regia perfetta, meglio delle Olimpiadi di Sochi. Alla sua dodicesima linea diretta con i russi, quattro ore a reti unificate, Vladimir Putin è un "one man show", l'unico in Russia a essere al centro dell'attenzione, indicare la via, punire, premiare e intrattenere, l'ultima istanza di milioni di russi che gli hanno inviato domande, suppliche, esortazioni, lamentele e ringraziamenti.

Ma se negli anni precedenti appariva come un incrocio tra supermanager e Babbo Natale, stavolta, al massimo storico della popolarità, è il padre della nazione che ha riportato a casa la Crimea. Circondato da tutto il suo pantheon di divinità minori: dai poliziotti Berkut che dopo aver sparato sul Maidan sono passati con la Russia, agli intellettuali firmatari di appelli di regime, a Edward Snowden che fa una domanda in inglese e mette in imbarazzo il presidente che non vuole ammettere di non aver capito: "L'accento americano è diverso".

C'erano tutti i personaggi della fiaba russa: dalla bambina che vuole dare la paghetta per il nuovo ponte dalla Russia alla Crimea, al giornalista ex oppositore pentito che vuole mandare i bambini nelle scuole di cadetti per insegnargli il patriottismo, allo scrittore di bestseller che non vuole più tradurre i suoi libri in ucraino, ma viene dissuaso da Putin. C'era la "liberale" in quota dissidenti, che loda Putin come "il vincitore", e il militare infervorato che chiede il pugno di ferro contro i "cricetini liberali dai dentini marci", e viene bonariamente ammonito di non usare un linguaggio così crudo.

Ci sono il raggiante presidente ceceno Ramzan Kadyrov, la mamma dalla Crimea ansiosa di fare il secondo figlio per avere i sussidi putiniani, la pensionata che vorrebbe riprendersi anche l'Alaska, un manipolo di politologi tedeschi e francesi a rappresentare la voce critica
dell'occidente, i fedelissimi di Sochi preoccupati di venire dimenticati (ma Putin pensa che la sede delle ultime Olimpiadi invernali resterà un luogo di vacanze di lusso mentre la Crimea sarà "per i redditi bassi"), e il capo della propaganda che si sente "strangolato dalla Nato", e mima anche il gesto con le mani intorno al collo.

Ma viene tranquillizzato: "Nessuno deve avere paura". Tutti i tasselli vanno al loro posto, gli esagitati calmati, i preoccupati rassicurati, i deboli protetti, e tutti sanno ora cosa pensare, dire e fare. L'Ucraina è al centro fin da subito, e Putin si annoia visibilmente quando viene distratto da alluvionati e disabili. Ammette il ruolo "decisivo dei militari russi" in Crimea, ma nega - come negava un mese fa la presenza degli "omini verdi" a Sebastopoli - l'intervento russo a Donetsk: "Sciocchezze". Solo un giornalista osa, imbarazzato, ricordare che "l'integrità territoriale ucraina è stata violata", ma non ottiene nemmeno l'onore di un rimprovero.

Il resto è un'ondata di entusiasmo e gratitudine, e incitamenti a proseguire: un operaio chiede l'intervento militare in Ucraina, un imprenditore di uscire dai consessi internazionali, un regista di fare un'alleanza militare con la Cina, una signora di fucilare in pubblico i burocrati ladri.

Ma il sovrano è saggio, invoca il dialogo con America ed Europa ("possono vivere senza il nostro gas, però sarebbe una scelta da pagare col sangue"), anche se avverte che l'autorizzazione del Senato a usare l'esercito russo in Ucraina resta valida e "spero di non dovervi fare ricorso". Anche perché "con gli ucraini siamo lo stesso popolo" diviso per errore: Putin si dilunga sulla "Nuova Russia", come la chiamavano gli zar, e dice "non capisco ancora perché i bolscevichi l'hanno passata all'Ucraina".

Un'interpretazione storica inquietante per gli ucraini, soprattutto quelli dell'ovest, che "hanno vissuto sotto l'Europa, ma solo come cittadini di seconda categoria, e gli è rimasto nel subconscio". A Kiev comunque viene proposto di trovare una "soluzione interna" alla crisi: "Mandano carri armati e aerei, sono completamente impazziti?".

Il presidente legittimo resta Yanukovich che Putin difende dai Berkut che lo chiamano "debole e traditore", e il vincitore del voto del 25 maggio potrebbe non venire riconosciuto, "se non ci saranno garanzie". In ogni caso la Crimea resta russa, anche se la decisione di prenderla è stata "improvvisa". Putin rovina gli sforzi di chi ha cercato di attribuire una razionalità alle sue scelte, ammettendo che la Crimea "non ha più il valore strategico del passato", ma continua ad averne uno simbolico, e immaginare la Nato a Sebastopoli era impossibile.

Ad America e Nato vanno le solite critiche di prepotenza e inaffidabilità, e Rasmussen, il segretario generale della Nato, viene addirittura accusato di aver registrato di nascosto un colloquio con Putin: "Come faccio a fidarmi dopo?". Il "reset" con gli Stati Uniti è finito in Libia, mentre con gli europei è "difficile trattare, perfino a casa loro hanno paura ad alzare la voce perché spiati dagli Usa" (mentre a Snowden, che con tempismo perfetto chiede se in Russia esiste qualcosa di simile ai programmi della Nsa, viene assicurato che "da noi i servizi sono sotto controllo").

Il putinismo però non è un discorso di interessi, ma di valori: applaude il successo di Viktor Orbán in Ungheria e di Marine Le Pen in Francia che "riportano le idee conservatrici in Europa", e rivendica la peculiarità dell'anima russa, "più generosa di quella occidentale, a loro basta il successo individuale, noi vogliamo qualcosa di più grande, è per questo che siamo patrioti, i nostri valori non ci hanno mai tradito". E' il gran finale, applausi.


4. MA PUTIN VA IN TV A DIRE LA SUA VERITÀ: ‘SI SONO CACCIATI IN UN BUCO NERO'
Da ‘La Repubblica'

Il messaggio finale non può che risultare minaccioso: «Sono autorizzato a usare la forza in Ucraina. Spero di non essere costretto a farlo ». Vladimir Putin però aveva intenzioni diverse ieri mattina quando aveva cominciato l'annuale maratona di domande e risposte con un pubblico rigorosamente selezionato in diretta tv.

Voleva godersi la sua altissima popolarità e lanciare segnali in tutte le direzioni, al governo rivoluzionario di Kiev e all'Occidente. Un po' impacciato all'inizio, poi sempre più sciolto, con qualche battuta di sapore militaresco e qualche sfoggio di buona conoscenza della storia russa, Putin ha intrattenuto la platea per poco meno di quattro ore, rispondendo a giovani scrittori, giornalisti, bimbi delle elementari, pensionati.

Cosa sta succedendo in Ucraina?
«Dopo aver ignorato le ragioni della popolazione russa che vive nel Paese, il governo di Kiev stia commettendo un altro dei suoi gravi crimini mandando le forze armate contro i civili. Spero che capiscano di essersi cacciati in un buco nero».

È vero che dietro le proteste a Est dell'Ucraina c'è proprio Mosca?
«È un falso. Non abbiamo da quelle parti né militari né agenti segreti. E ripeto ai miei partner occidentali: quella gente non se ne andrà mai da là. Quella è la loro patria e voi dovete trattare con loro. Quella parte di Ucraina da Kharkiv a Odessa è sempre stata territorio russo. Fu unita a Kiev solo nel 1920».

C'è un rischio di un intervento militare russo?
«L'unico rischio è che la popolazione russa venga minacciata come in questo momento. Siamo pronti a intrecciare con Kiev relazioni fondate sulle rispettive esigenze ma non possiamo accettare che i russofoni ucraini vengano discriminati o oppressi. Il Parlamento ha già votato l'uso della forza in simili casi».

Quando ha pianificato l'annessione della Crimea?
«Solo quando la gente della penisola ha cominciato a temere per la sua incolumità e votato la sua autodeterminazione. Siamo fieri di aver fatto un'operazione rapida, professionale e risoluta».

La famosa invasione dei soldati mascherati?
«Non ho mai nascosto che il nostro interesse fosse salvaguardare la sicurezza della gente di Crimea. Abbiamo dovuto prendere le necessarie contromisure».

La Russia rischia di isolarsi?
«Non lo vogliamo, anzi dobbiamo recuperare gli antichi di rapporti di fiducia con gli Usa. Non credo ci sarà mai una nuova Cortina di ferro».

Facciamo un gioco. Siete insieme su una nave che sta per affondare. Lei è in difficoltà. Obama la salva o no?
«Mi salva certamente. È un uomo generoso e credo anche molto coraggioso».

Ma intanto la Nato minaccia di potenziare le sue basi all'Est.
«E questo è grave. Avevano promesso dopo la fine dell'Urss di non estendersi ma continuano a rafforzarsi ».
Teme un soffocamento della Russia?
«Siamo in grado di soffocarli anche noi, non abbiate paura. Certo non approvo certi metodi come quelli del signor Rasmussen, segretario generale Nato. Mi chiese un colloquio privato ma aveva un registratore e diede i nastri ai giornali. Sono ancora sbalordito».

Dunque i rapporti restano tesi ?
«Mi aspetto di riagganciare buone relazioni int anto con la Ue. Confido nel semestre italiano. Con l'Italia abbiamo un rapporto consolidato. Berlusconi iniziò il dialogo Russia-Nato, adesso congelato. Ma teniamo da conto anche le relazioni con il governo Renzi».

Tra le critiche nei confronti della Russia c'è quella relativa alla scarsa voce data alle opposizioni
«L'opposizione fa parte della nostra società. Lo spazio è ristretto perché non sono molti. Ma non c'è repressione».

 

MILITARI UCRAINI A DIFESA DELLA BASE ATTACCATA DAI FILORUSSI GENERALE UCRAINO GENADY KRUTOV ASSALITO DAI FILORUSSI COMUNISTA DIFENDE LA STATUA DI LENIN A DONETSK ohn Kerry con il presidente Barack Obama JOHN KERRY OBAMAOBAMA PUTIN putin obama CARRI ARMATI UCRAINI A KRAMATORSK i carri armati che si allontanano dopo il massacro di Tian An Men 1989

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”