michel draghi leyen

MARIO DRAGHI LANCIATO VERSO LA GUIDA DEL CONSIGLIO EUROPEO? - "LA VERITÀ": "SE SALTASSE LA SUA NOMINA COME SUCCESSORE DI MATTARELLA AL QUIRINALE, IL PREMIER POTREBBE AMBIRE AL POSTO DEL PRESIDENTE CHARLES MICHEL, IL CUI MANDATO SCADE A GENNAIO. IL BELGA È STATO BRUCIATO DALLO SGARBO DI ERDOGAN ALLA VON DER LEYEN. L'IPOTESI È SEMPRE PIÙ ACCREDITATA A BRUXELLES…" - E POI CON LA MERKEL A FINE CORSA, ALL'UE SERVE UN LEADER AUTOREVOLE

Antonio Grizzuti per "la Verità"

 

E se dietro all' epiteto rivolto dal premier Mario Draghi all' indirizzo del presidente turco Recep Tayyip Erdogan ci fosse molto di più? «È un dittatore, ma con questi dittatori si ha bisogno di collaborare», aveva dichiarato il presidente del Consiglio durante la conferenza stampa dell' 8 aprile scorso, «bisogna essere franchi per affermare la propria posizione ma anche pronti a cooperare per gli interessi».

mario draghi

 

Apriti cielo. Il direttore della Verità, a margine dell' episodio, aveva escluso fin da subito che potesse trattarsi di una maldestra gaffe. Troppo navigato a livello internazionale, il nostro premier, per cadere in un errore diplomatico grossolano. Scartata anche l' ipotesi più ovvia - la mossa a difesa di Ursula von der Leyen - quello dello sgarbo al presidente della Commissione europea era parso piuttosto un pretesto per lanciare un messaggio di natura geopolitica. Sicuramente in chiave atlantista al presidente degli Stati Uniti Joe Biden, per testimoniare la lontananza dalla sfera di influenza di Erdogan e del presidente russo Vladimir Putin.

 

ursula von der leyen lasciata senza poltrona da erdogan e michel 2

Oggi le parole di Draghi assumono però anche un' altra valenza, stavolta da questo lato dell' Atlantico. L' anno prossimo in agenda non c' è solo l' elezione del nuovo presidente della Repubblica. A gennaio toccherà nominare il nuovo presidente del Consiglio europeo, che entrerà in carica da maggio del 2022. Nei due precedenti mandati, dall' introduzione di questa figura nel 2009, sia il belga Herman van Rompuy sia il polacco Donald Tusk erano stati confermati per altri due anni e mezzo, come previsto dai trattati. Ma stavolta le cose sono diverse.

 

ursula von der leyen lasciata senza poltrona da erdogan e michel 4

Le speranze di una rielezione per l'attuale presidente, il belga Charles Michel, sono di fatto ridotte al lumicino. Complice il «sofagate», la sua reputazione a Bruxelles sembra ormai totalmente compromessa. «Quando sono arrivata ad Ankara, mi aspettavo di essere trattata come presidente della Commissione europea», ha tuonato lunedì la von der Leyen nel suo discorso alla plenaria del Parlamento europeo, «non ho trovato alcuna giustificazione per il modo in cui sono stata trattata nei trattati europei».

 

ursula von der leyen lasciata senza poltrona da erdogan e michel 5

Poi una frecciatina velenosa a Michel: «Sarebbe successa la stessa cosa se avessi portato un vestito e una cravatta?». Bordate a cui ieri Erdogan ha risposto negando ancora discriminazioni e parlando del «risultato della mancanza di coordinamento dell' Ue nello stabilire il protocollo. Un errore nel protocollo non può diventare un problema sulla parità di genere».

 

Fonti qualificate riferiscono alla Verità che quella di vedere assiso Draghi sulla poltrona oggi occupata da Michel diventa con il passare delle settimane un'ipotesi sempre più plausibile. Tanto da rappresentare, per lo stesso premier, una valida alternativa all' elezione al Quirinale, che resta ovviamente una eventualità plausibile essendo Draghi un candidato naturale. In teoria, in presenza di un accordo politico potrebbe succedere direttamente a Sergio Mattarella nel gennaio 2022.

charles michel ursula von der leyen david sassoli christine lagarde come le ragazze di porta venezia

 

In alternativa, l'ipotesi di un «bis» a tempo dell' attuale inquilino del Quirinale sulla scia di Giorgio Napolitano potrebbe consentire allo stesso premier di completare la legislatura e salire poi al Colle, issato da un nuovo parlamento. Un incastro complesso e ancora lontano nel tempo. Se invece tra nove mesi venisse eletto un altro presidente della Repubblica, invece, parrebbe decisamente più difficile immaginare l' ex numero uno della Bce al Quirinale.

 

È in questo contesto che, anche dal punto di vista temporale, la sua candidatura alla successione di Michel rappresenta una possibile quadratura del cerchio. Finora il ruolo di presidente del Consiglio europeo è stato relegato a personaggi appartenenti alle retrovie: con Mario Draghi, a cui l'esperienza in campo europeo di certo non manca, la poltrona farebbe il salto di qualità che le compete.

 

mario draghi angela merkel

Specie in assenza di una leadership forte a livello continentale: la carriera politica di Angela Merkel è ormai al capolinea, e i rapporti di forza con la Francia di Emmanuel Macron, dopo l' arresto dei terroristi rossi rifugiatisi oltralpe, sembrano essersi ribaltati. Non bisogna dimenticare che il presidente del Consiglio europeo viene eletto dalla maggioranza qualificata dei leader nazionali.

 

Ma il nostro premier può contare anche su due alleati di peso. Primo, assolutamente da non sottovalutare, la stampa estera. Negli ultimi tempi i media stranieri tessono le lodi di Draghi, da Le Figaro ad Handelsblatt (l' equivalente tedesco del Sole 24 Ore), fino al Financial Times (segno di gradimento anche dall' altro lato della Manica).

 

ANGELA MERKEL EMMANUEL MACRON

Tutti concordi nel definirlo «l' uomo giusto» per l' Italia, certo, ma sempre in virtù dell' autorevolezza maturata a Francoforte quando era a capo della Banca centrale europea. Il secondo alleato sarebbe il presidente della Commissione Ursula von der Leyen, ormai intenzionata a far fuori a tutti i costi l'imbarazzante Charles Michel. Senza contare che la spalla di Draghi nella seconda carica più importante a Bruxelles contribuirebbe a risollevare l'immagine dell' Unione europea, a pezzi dopo il caos della campagna vaccinale.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?