giorgia meloni giancarlo giorgetti

FISCO PER FIASCHI – LA TANTO SBANDIERATA RIFORMA DEL FISCO TARGATA MELONI PRENDE IL VIA, CON IL SÌ AL DECRETO ATTUATIVO IN CONSIGLIO DEI MINISTRI – GLI SCAGLIONI IRPEF PASSANO DA 4 A 3, CON L'ACCORPAMENTO DELLE PRIME DUE FASCE DI REDDITO. PER 25 MILIONI DI CONTRIBUENTI SI TRADURRÀ IN UNO SCONTO DI 170 EURO ALL’ANNO IN TASSE – NON UN GRANCHÉ, MA IL TESORO ASSICURA CHE È SOLO IL PRIMO PASSO. L'OBIETTIVO È LA FLAT TAX CHE PERO’, CON IL NUOVO PATTO DI STABILITÀ IMPOSTO DA GERMANIA E FRANCIA, APPARE UN MIRAGGIO…

Estratti dell’articolo di  Paolo Baroni per “la Stampa”

 

GIANCARLO GIORGETTI - GIORGIA MELONI

Con l'ultimo sì al decreto attuativo della riforma dell'Irpef atteso per oggi da parte del Consiglio dei ministri il Fisco inizia (gradualmente) a voltare pagina. […]

 

L'intervento sul fronte delle imposte sui redditi, come è noto, prevede la riduzione da 4 a 3 degli scaglioni Irpef con l'accorpamento delle prime due fasce di reddito, prevedendo poi sino a 28 mila euro un prelievo ridotto dal 25 al 23%. Sopra questa soglia le aliquote restano invece invariate: 35% da 28 a 50 mila euro e 43% da 50.001 euro in su. In media circa 25 milioni di contribuenti italiani beneficerà di uno sconto sulle tasse pari a 170 euro all'anno a fronte di un costo a carico delle casse dello Stato di 4,3 miliardi di euro.

 

la riforma del fisco del governo meloni

Non è granché ma il governo ha spiegato già da tempo che si tratta del primo modulo, o se vogliamo del primo passo, di un disegno che entro fine legislatura dovrebbe sfociare nell'introduzione di una flat tax estesa a tutti i contribuenti.

 

Sempre ammesso che le nuove norme relative al patto di stabilità concordate la scorsa settimana a livello europeo lo consentano, visti i vincoli di bilancio molto più stringenti. Al momento, ad esempio, già per il 2025 sono a rischio sia questo primo taglio delle tasse che quello del cuneo contributivo dal momento che la nuova legge di bilancio li finanzia solo per il 2024.

 

MATTEO SALVINI GIANCARLO GIORGETTI

Scaglioni e addizionali

La riduzione del numero di scaglioni comporterà anche il riassetto delle aliquote delle addizionali regionali e comunali. Regioni e Province autonome e Comuni dovranno provvedere – rispettivamente, entro il 15 aprile e il 15 maggio 2024 – a ripristinare la coerenza tra addizionali e prelievo erariale e solo per i Comuni viene previsto che, in assenza delle necessarie delibere, le addizionali vedranno l'accorpamento dei primi due scaglioni con la soppressione della seconda aliquota, con una conseguente riduzione di gettito.

 

Detrazioni

RIFORMA DEL FISCO

Con la riforma la detrazione per il lavoro dipendente per i redditi fino a 15.000 euro passa da 1.880 a 1.955 euro portando per questi contribuenti la no tax area a quota 8.500 euro come per i pensionati. Per i soli contribuenti con reddito complessivo superiore a 50.000 euro, è poi prevista la riduzione di 260 euro del complesso delle detrazioni di norma fissate al 19% che di fatto azzera l'equivalente vantaggio fiscale prodotto dal taglio delle aliquote.

 

Già in partenza erano state escluse da questo taglio le spese sanitarie mentre su richiesta del Parlamento la versione finale il dlgs che viene approvata oggi dovrebbe escludere anche i contributi versati a onlus, terzo settore e partiti politici.

 

I benefici

antonio tajani giorgia meloni giancarlo giorgetti

Per un lavoratore dipendente tipo privo di carichi familiari il beneficio della riduzione delle aliquote è pari a 75 euro per i redditi fiscalmente capienti fino a 15.000 euro. Sopra questa soglia il beneficio si riduce essenzialmente perché non si ha più diritto all'incremento della detrazione.

 

Al crescere del reddito la riduzione dell'aliquota produce un beneficio crescente: a partire da circa 18.700 euro si torna sopra ai 75 euro, per raggiungere i 100 attorno a 20.000 euro e arrivare poi a quota 260 sopra i 28.000 euro, soglia a partire dalla quale si beneficia appieno della riduzione dell'aliquota. Sopra i 50.000 euro, come detto, il taglio delle detrazioni invece azzera lo sconto.

 

Secondo i calcoli dell'Ufficio parlamentare di bilancio l'incidenza dei benefici sull'imponibile è massima e pari a circa lo 0,9% in corrispondenza delle soglie di 15 e di 28 mila. L'impatto della riforma Secondo l'Upb oltre la metà del complesso dei benefici (55%) è destinato ai contribuenti con reddito superiore a 28.000 euro (il 25% del totale).

 

I contribuenti nella classe tra 28 e 50 mila euro beneficiano della riduzione di imposta massima e, non essendo interessati dalla riduzione delle detrazioni per oneri, risultano sostanzialmente tutti avvantaggiati. […]

 

Chi guadagna di più

RIFORMA DEL FISCO

La metà delle risorse è destinata ai lavoratori dipendenti e circa il 30% ai pensionati. Tra i dipendenti, secondo le simulazioni dell'Upb, sono gli impiegati a beneficiare della quota maggiore di risorse (35%): gli avvantaggiati sono l'88% e hanno un beneficio medio pari a 193 euro. Tuttavia, il beneficio medio più alto è ad appannaggio dei dirigenti (211 euro) che risultano avvantaggiati nel 69% dei casi.

 

Gli operai, che costituiscono circa il 29% dei contribuenti, ricevono una quota di risorse inferiore, pari al 25%. È minore la frazione di beneficiari tra gli operai (65%), anche perché una quota maggiore di questi ultimi non paga imposte. Il beneficio medio per gli operai è sensibilmente inferiore rispetto a quello degli impiegati se misurato in valore assoluto (89 euro contro 170), mentre in termini percentuali il vantaggio di imposta si attesta per entrambe le categorie a circa lo 0,6% dell'imponibile.

s-fascio tutto io - poster by macondo

 

A favore dei lavoratori dipendenti che guadagnano meno di 35 mila euro, però, almeno per il 2024, resta in vigore il taglio del cuneo fiscale-contributivo ed in media, secondo le stime del Mef, il risparmio annuo combinando riforma dell'Irpef e taglio dei contributi per questi soggetti aumenta la busta paga di 100 euro all'anno. […]

giancarlo giorgetti ad atreju 4

Ultimi Dagoreport

osnato fazzolari savona banco bpm

FLASH! – NONOSTANTE SIA FINITO NEL MIRINO DI FAZZOLARI (TRAMITE IL BRACCIO ARMATO, MARCO OSNATO), IL PRESIDENTE DELLA CONSOB, PAOLO SAVONA, NON È UN TIPINO FACILE DA “PIEGARE”, VISTA ANCHE LA SUA “SARDITUDINE”: SA CHE SE DOVESSE PARTIRE DA PALAZZO CHIGI L’ORDINE DI RASSEGNARE LE SUE DIMISSIONI, SI REGISTREREBBE UN PESANTISSIMO CONTRACCOLPO SULLA BORSA DI MILANO – COSE MAI VISTE NELLA GUERRA IN CORSO TRA LA FINANZA MILANESE E IL GOVERNO DI ROMA: IERI E' APPARSA UNA PAGINA DI PUBBLICITÀ SUL “GIORNALE” DI ANGELUCCI, CON CUI BANCO BPM, CARO ALLA LEGA DEL MINISTRO GIORGETTI, SPARA UN GIGANTESCO "NO" ALL’OPS DI UNICREDIT...

simone inzaghi arabia saudita massimiliano allegri antonio conte vincenzo italiano

DAGOREPORT - QUEL DEMONE DI SIMONE INZAGHI, ALLA VIGILIA DELLE DUE PARTITE PIÙ IMPORTANTI DELLA STAGIONE CON IL COMO IN CAMPIONATO E CON IL PSG IN CHAMPIONS, SAREBBE FORTEMENTE TENTATO DALL’OFFERTA DA 20 MILIONI DI PETRO-DOLLARI ANNUI DELL’AL HILAL - L'INTER, CON LA REGIA DI MAROTTA, STAREBBE GIÀ CERCANDO DI BLOCCARE IL CONTE MAX ALLEGRI, CHE AVREBBE RICEVUTO UN’OFFERTA DA 6 MILIONI DI EURO DAL NAPOLI DI AURELIONE DE LAURENTIIS CHE SI STA CAUTELANDO DAL PROBABILE ADDIO DI ANTONIO CONTE, CORTEGGIATO DALLA JUVENTUS – E IL MILAN, SFUMATO VINCENZO ITALIANO, CHE RESTA A BOLOGNA, STAREBBE VIRANDO SU…

rai giampaolo rossi giancarlo giorgetti silvia calandrelli antonio marano felice ventura

DAGOREPORT – COME MAI LA LEGA HA DATO L’OK A FELICE VENTURA, IN QUOTA FDI, E GIA' CAPO DEL PERSONALE RAI, AL DOPPIO INCARICO CON LA PRESIDENZA DI RAI PUBBLICITÀ? - DOPO LO SHAMPOO DI GIORGETTI ALL'AD ROSSI CHE VOLEVA LA DEM CALANDRELLI (IL MEF E' L'AZIONISTA AL 99,56% DELLA RAI), È ANDATA IN SCENA LA PIÙ CLASSICA DELLE SPARTIZIONI DI POTERE, SOTTO L'ABILE REGIA DI MARANO, PRESIDENTE PRO-TEMPORE DI VIALE MAZZINI, IN QUOTA LEGA: IL CARROCCIO, IN CAMBIO DELL’OK A VENTURA, OTTIENE DUE VICEDIREZIONI A RAISPORT (CON BULBARELLI E DE LUCA) - UN COLPO IMPORTANTE PER LA LEGA IN VISTA DELLE "SUE" OLIMPIADI INVERNALI MILANO-CORTINA (RAISPORT HA UNA SEDE A MILANO)...

il patriarca kirill con vladimir putin alla veglia pasquale

FLASH – QUANDO IL MINISTRO DEGLI ESTERI RUSSO, SERGEI LAVROV, CHIUDE LA PORTA ALNEGOZIATO IN VATICANO SOSTENENDO CHE NON SIA “ELEGANTE CHE PAESI ORTODOSSI (RUSSIA E UCRAINA) DISCUTANO IN UNA SEDE CATTOLICA” DELLA PACE, UTILIZZA UN ARGOMENTO PRETESTUOSO. INNANZITUTTO PERCHÉ L’UNITÀ ORTODOSSA SI È ROTTA CON L’INVASIONE DELL’UCRAINA DEL 2022 (LA CHIESA DI KIEV HA PRESO LE DISTANZE DA QUELLA DI MOSCA). E POI PERCHÉ RIVOLGERSI AL PAPA FAREBBE OMBRA AL PATRIARCA DI MOSCA, KIRILL, CHE HA BENEDETTO PUTIN E LA SUA “OPERAZIONE SPECIALE” PARLANDO DI “GUERRA SANTA…”