CAFONALINO - PER CAPIRE COSA SPREMERE DAL GOVERNO RENZI, “PRELIOS” CHIAMA A RACCOLTA MAGNAGER E POTERI STORTI - SUPERCONVEGNO CON TREMONTI, LUTTWAK E FILIPPO TADDEI - MEA CULPA DI FITOUSSI: “LA NOSTRA GENERAZIONE HA FALLITO. CI DOVREMMO SCUSARE TUTTI”


Comunicato stampa

Altissima partecipazione e interesse per il convegno "C'è un futuro in Italia per i nostri Nipoti?" organizzato ieri da Prelios SGR nella favolosa cornice di Palazzo Pallavicini Rospigliosi. Oltre 230 stakeholder hanno preso parte, tra i quali i principali rappresentanti del mondo delle casse, dell'imprenditoria, della finanza e dell'economia in Italia.

Tutti riuniti per ascoltare gli interventi degli economisti internazionali Edward Luttwak, Jean Paul Fitoussi e Arrigo Sadun, dell'onorevole Giulio Tremonti, e di Filippo Taddei, responsabile economico del Pd che è intervenuto prima al nostro convegno, e poi al vertice di maggioranza per la definizione del prossimo Governo.

Moderati da Nicola Porro (Vicedirettore de Il Giornale, e condurre del programma di RAI2 "Virus - il contagio delle idee", in onda il venerdì in prima serata), il dibattito ha visto anche l'intervento degli ospiti del parterre, del calibro di Luigi Abete, Innocenzo Cipoletta, Maria Pierdicchi, Riccardo Illy, Andrea Camporese, e Antonio Calabrò.

Jean Paul Fitoussi ha dichiarato: "La mia generazione si deve sentire in colpa per lo stato del mondo che lasciamo ai nostri figli e nipoti. Ci dovremmo scusare tutti. Ci dovremmo scusare per esser stati egoisti e non aver mai pensato alla sostenibilità del nostro operato. A livello macro lasciamo il capitale umano, fisico, economico e naturale devastato. Dobbiamo investire sulla sostenibilità a 360 gradi altrimenti non c'è un futuro. L'unica crescita positiva è quella che porta benefici alla maggioranza delle persone e non quella che crea una maggiore divaricazione tra i diversi ceti sociali."

Secondo Filippo Taddei "dobbiamo cambiare modo di approcciarci alle proposte di cambiamento, dobbiamo pensare che "fare qualcosa" ha un impatto e un costo. Dobbiamo essere capaci di dire "qualcosa che non si può fare". Liberare le risorse e le capacità del paese senza toccare la spesa corrente non si può fare. L'errore più grande nella gestione della moneta unica è stato non considerare le differenze tra i paesi, e l'Italia è un paese profondamente diverso in termini economici rispetto alle altre grandi economia dell'area euro. La crisi per l'Italia non è iniziata nel 2008 era già in corso da un decennio. Non sono preoccupato dei giovani laureati che vogliono andare all'estero, anche io l'ho fatto alla loro età ed è stata un'esperienza magnifica. Mi preoccupa l'idea che non possano tornare."

Più critico nei confronti del passato l'Onorevole Giulio Tremonti: "Un grande stato non entra in crisi dall'oggi al domani. La relazione di Banca di Italia del 31 maggio 2011 rilevava uno stato della crisi sotto controllo, un deficit sotto controllo e una minore esigenza di azione rispetto ad altri paesi." E ancora "La scoperta dell'America ci ha messo 500 anni per portare un impatto significativo nel mondo. La scoperta dell'economia asiatica ha cambiato il mondo in meno di 20 anni. Luttwak diceva che "esportiamo capitali per importare povertà", noi non possiamo competere con l'Asia con le "braccia" ma dobbiamo competere con l'innovazione, la capacità di impresa e l'inglese.

Cosa è successo in Italia dal '94 in avanti? Nel '94 abbiamo cercato di semplificare un sistema (per esempio abbiamo tolto la "tassa dei frigoriferi"), detassato chi investiva etc.. Dal '95/'96 invece le cose sono cambiate. Il problema è diventato la "pressione legale" (il problema della pressione fiscale era comunque vero). In quegli anni, nella legislazione sono stati introdotti elementi "privatistici"; creazione e moltiplicazione di agenzie e authority; decentramento di uno Stato centrale. La somma di questi elementi, privatizzazioni e decentramento (modifica dell'art. 5 C.C.), ha portato ad un disastro. Ci siamo fatti servi dell'Europa (l'Italia ha costituzionalizzato l'Europa), abbiamo abolito dazi per il dogma della globalizzazione. Negli USA (la patria del libero mercato) è pieno di dazi, le maggiori Corporate americane quotate, vivono di dazi."

Per l'economista Edward Luttwak "L'Italia ha un'economia "creativa" strangolata da una pressione fiscale esagerata e da uno Stato burocratico. L'Italia dovrebbe partire da un taglio della spesa "sovrastrutturale", dovrebbe prendere esempio dal Regno Unito che ha tagliato la spesa "sovrastrutturale", licenziando 500mila dipendenti pubblici senza impattare su sanità e servizi, digitalizzando procedure e processi nei rapporti tra PA e cittadini; Il risultato di questo taglio non è stato l'aumento della disoccupazione che è sceso al 7/8%. Altra componente della ricetta per l'Italia è il taglio della pressione fiscale, ergo le tasse. In Italia, con il federalismo degli ultimi anni, è successo l'opposto, il "fiscal drag". L'Italia è un paese ad altissima differenziazione, sociale ed economica, regionale; il federalismo dovrebbe portare ad una maggior equilibrio e migliorare l'allocazione delle risorse, invece si sono create delle differenze enormi a livello regionale."

Riccardo Illy è invece del parere che una delle migliori riforme al mondo sia stata quella pensionistica italiana. "Credo che dovremmo pensare di più ad abbassare gli oneri previdenziali (sono tra i più alti in tutto il mondo) più che a ridurre il carico fiscale sul lavoro che è in linea con altri paesi europei. Sono necessarie delle riforme strutturali (basta parlarne, vanno fatte) come quella del lavoro. Nel mondo del lavoro abbiamo ancora dei retaggi di epoche passate oggi anacronistiche, come il TFR. Il TFR è figlio di un mondo del lavoro "a vita". Oggi mediamente si cambia lavoro 4/5 volte nella vita lavorativa, serve un sistema come quello danese di flexicurity, dove la flessibilità viene ripagata da una sicurezza occupazionale."

Antonio Calabrò ha dichiarato che "Dobbiamo tornare ad essere un paese manifatturiero, l'Europa dovrebbe porsi questo obiettivo strategico: un'incidenza del 20% del manifatturiero sul PIL europeo. La Germania oggi è al 21/22%. Per raggiungere questo obiettivo dobbiamo investire in innovazione ed esportazione di manifattura d'eccellenza."

Interessante anche l'intervento di Luigi Abete: "Non credo vi siano rischi per i nostri nipoti ma per i nostri figli sì. Abbiamo un autostrada a due sensi di marcia, in uscita c'è l'export del made in Italy nel mondo e in entrata abbiamo flussi di persone che vogliono vivere il sistema Italia. Abbiamo una grande capacità di stare al mondo grazie alle nostre multinazionali tascabili, come le definì Turani.
Per ripartire dovremmo fare almeno quattro cose:
- Albo unico dei dipendenti pubblici (per permettere la mobilità di settore)
- Termini perentori, per le PA, per le concessioni/autorizzazioni (semplificazione)
- Credibilità e certezza delle leggi (non possiamo fare leggi retroattive che impattino su investimenti)
- Dare credito alle PMI quelle che vanno dai 10 ai 100 dipendenti (le piccolissime imprese non hanno problemi di accesso al credito in quanto garantite personalmente dall'imprenditore).

 

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