
PER MELONI ’STE REGIONALI SONO UN TETRIS DA IMPAZZIRE – DAL VERTICE DI OGGI A PALAZZO CHIGI NON USCIRÀ LA LISTA DELLE CANDIDATURE DEL CENTRODESTRA PER IL VOTO D’AUTUNNO – IL NODO PRINCIPALE È IL VENETO: SENZA UNA SOLUZIONE SUL SUCCESSORE DI ZAIA, NESSUN ALTRO TASSELLO TROVA POSTO – L’IDEA DI PIAZZARE IL “DOGE” AL VIMINALE SI SCONTRA CON IL “NO” DELL’ATTUALE MINISTRO PIANTEDOSI A CANDIDARSI IN CAMPANIA – NELLA REGIONE GUIDATA DA DE LUCA, ORA FORZA ITALIA SI DICE DISPONIBILE AD APPOGGIARE IL VICEMINISTRO DI FDI CIRIELLI – IN PUGLIA LA SITUAZIONE È IN ALTO MARE – IL DAGOREPORT: MELONI CONSIDERA ZAIA IL MIGLIOR LEADER POSSIBILE DELLA LEGA, AL POSTO DI SALVINI
Articoli correlati

DAGOREPORT - GIORGIA MELONI VUOLE SPACCARE LA LEGA: NELL'INCONTRO DI TRE SETTIMANE FA CON ZAIA...
1 - REGIONI, IL TAVOLO DEL CENTRODESTRA I NOMI DI CIRIELLI E STEFANI
Estratto dell’articolo di Marco Cremonesi per il “Corriere della Sera”
GIORGIA MELONI STRETTA TRA SALVINI E TAJANI SU POLITICO
Il giorno delle grandi decisioni. Forse. Giorgia Meloni oggi riceverà Matteo Salvini, Antonio Tajani e Maurizio Lupi a Palazzo Chigi. I leader del centrodestra dovrebbero «trovare la quadra» sui candidati alle Regionali.
Anche se ieri sera circolava qualche dubbio sul fatto che il summit si possa tenere oggi, il tempo stringe: le elezioni ancora non sono state convocate ma ci sono regioni — come le Marche — che vorrebbero andare al voto già il 28 settembre. E le altre (Campania, Puglia, Toscana, Valle D’Aosta e Veneto) nel giro di poche settimane.
Tenendo conto che le liste vanno presentate un mese prima e che gli aspiranti consiglieri un po’ di campagna elettorale vorrebbero farla, sia pure ad agosto. […]
Tornando alle regioni, i nodi sono quelli noti: il Veneto, «la più identitaria di tutte le regioni» a cui la Lega non ha la minima intenzione di rinunciare, e la Campania. Ma anche in Puglia il candidato è da decidere. Antonio Tajani durante l’evento nella masseria di Bruno Vespa ha parlato di Mauro D’Attis e Andrea Caroppo. Ma lo sfidante ultimo dell’assai popolare sindaco di Bari, Antonio Decaro, resta da indicare.
GIORGIA MELONI - EDMONDO CIRIELLI
Il Veneto, nonostante appaia poco contendibile dagli avversari, resta la grana più grossa. Giorgia Meloni prende molto sul serio il suo ruolo di leader dell’alleanza. E sa che quel compito richiede a FdI di fare da camera di compensazione. Con un prezzo.
Dunque, potrebbe avere già accettato di lasciare il Veneto alla Lega. Anche se nel partito si puntava sul senatore veneziano Raffaello Speranzon. E c’è ancora chi suggerisce la carta del civico, con il nome di Matteo Zoppas. Il presidente dell’Ice, già alla guida di Confindustria Veneto, è vicino a FdI da prima della convention di Milano del maggio 2022.
matteo piantedosi question time in senato foto lapresse
[…] Soprattutto, non risolverebbe il problema con la Lega: «Per noi, è semplicemente impensabile qualunque candidato non leghista» spiega un leghista di prima fascia. E per lo stesso Salvini, il rinunciare al Veneto avrebbe significato epocale. I comunicatori di Zaia dicono di non sapere nulla di quanto sta accadendo. Ma il partito ribolle: «Il presidente uscente - dice un leghista di prima fila - non viene tenuto al corrente di quanto accade. È il modo migliore per liberargli le mani».
Il riferimento è alla possibile lista Zaia che nessuno degli alleati vuole. L’idea è quella di indicare Alberto Stefani, vice di Salvini e segretario regionale. Tra l’altro, da titolare di un seggio uninominale, per sostituirlo sarebbero necessarie nuove elezioni di collegio. E lì potrebbe essere candidato Luca Zaia. Al fixing di ieri, sembravano comunque deboli le possibilità di un rimpasto nel governo che lo includa.
alessandro tomasi - sindaco di pistoia
In Campania, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha perso la voce a furia di ripetere che, nonostante il richiamo del cuore irpino, candidarsi non è nelle sue intenzioni. Ma la novità è che sia Forza Italia che Noi moderati si dicono pronti a sostenere la corsa del viceministro agli Esteri Edmondo Cirielli (FdI): «Se vuole farlo, Forza Italia non ha alcun problema a sostenere il vice del ministro Tajani», ha detto il segretario Fi in Campania Fulvio Martusciello».
[…] Mentre per la Toscana, il nome più ripetuto è quello del sindaco di Pistoia Alessandro Tomasi.
2 - REGIONALI, LA RESA DEI CONTI PIANTEDOSI: "NON MI CANDIDO"
Estratto dell’articolo di Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”
tilman fertitta giorgia meloni ignazio la russa antonio tajani matteo salvini
«Non sono disponibile a candidarmi in Campania», ripete Matteo Piantedosi a chi lo chiama in queste ore. Lo ha ribadito senza tentennamenti, apprende Repubblica, anche nella domenica di vigilia del vertice dei leader di centrodestra sulle regionali.
Salta dunque uno dei tentativi – l'ennesimo – di trovare un incastro per le candidature. Complicando così il lavoro di Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Antonio Tajani e Maurizio Lupi che oggi dovrebbero ritrovarsi a Palazzo Chigi.
Senza una soluzione in Veneto, d'altra parte, nessun altro tassello trova posto, neanche l'idea di schierare in Campania Edmondo Cirielli (il nome più accreditato, l'altro è Mara Carfagna). Lo scoglio è sempre lo stesso: chi indicare per la successione a Luca Zaia.
Un rompicapo, frutto del rapporto logorato e forse ormai irrecuperabile, tra il governatore uscente e Salvini. Un duello talmente ruvido da non far escludere l'opzione di cedere la regione a Meloni, per superare i veti reciproci.
Per comprendere i vantaggi di questo scenario, bisogna partire da una premessa: da settimane la premier ha fatto sapere agli alleati di essere pronta in linea di principio a sacrificare le ambizioni del suo partito in nome della stabilità della coalizione, a patto però che il Carroccio si impegni a concedere al partito con la fiamma la Lombardia. Con un annuncio pubblico. O quantomeno con un accordo informale, ma blindato (in realtà comunque scritto sulla sabbia, perché lì si vota nel 2028).
MATTEO SALVINI - LUCA ZAIA - FOTO LAPRESSE
Il problema è che Salvini non può permettersi neanche questo, per non scontentare i leghisti lombardi. Allo stesso modo, la posizione di Zaia sembra inconciliabile con la linea del segretario nazionale. Il governatore sospetta che a far circolare voci sul suo possibile ingresso nel governo sia stato proprio il vicepremier, per "bruciarlo". E infatti va in giro a dire, affinché tutti sappiano: «Rifletto sulle opportunità che mi offriranno, ma intanto posso restare fuori a fare il battitore libero…». Suona minaccioso.
Le richieste di Zaia, d'altronde, non sono facili da soddisfare: vorrebbe poter presentare una propria lista e schierare alla guida della regione un nome a lui vicino, ad esempio quello della sua attuale vice, Elisa De Berti. Il profilo più probabile, se dovesse invece sceglierlo Salvini, è quello del segretario regionale Alberto Stefani.
Di fronte allo stallo, Palazzo Chigi ha provato a convincere l'attuale governatore a costruire un futuro diverso, insieme. Tra le opzioni, la promessa di un ruolo istituzionale dopo le politiche (la presidenza della Camera, ad esempio, ma è uno scenario lontano e con troppe variabili). O, più pragmaticamente, la candidatura a sindaco di Venezia [...]
Ecco perché non si può ancora escludere che Meloni imponga un proprio candidato (Raffaele Speranzon, Luca De Carlo o un jolly civico). Il tempo stringe. E il centrosinistra, dietro la regia del senatore Andrea Martella, ha già costruito il campo largo anche in Veneto.