RAPIMENTO O “TRATTATIVA”? SILVIO NELLE MANI DI ILDA LA ROSSA - MILLE IPOTESI SUL SEQUESTRO-SPINELLI, UNA SOLA CERTEZZA: L’INDAGINE DELLA BOCCASSINI HA SGOMINATO LA BANDA DELLA CHIAVETTA - LA GIORNATA DEL 16 OTTOBRE TRASCORSA IN FRENETICI CONTATTI TRA BERLUSCONI, SPINELLI, GHEDINI E I “RAPITORI”: BISOGNAVA CAPIRE COSA AVESSERO IN MANO - IL PATONZA ERA INGOLOSITO O SPAVENTATO? - CHE FINE HA FATTO IL CD DEI MISTERI?...

Gianni Barbacetto per il "Fatto quotidiano"

Il ricatto trasversale, ovvero la strana storia del rapimento del ragionier Spinelli. Di questa oscura, intricata e sconclusionata vicenda, l'unica cosa chiara è che il protagonista non è "Spinaus", l'uomo-portafoglio dell'ex presidente del Consiglio, ma è Silvio Berlusconi. È lui il Grande Benefattore, pronto ad aiutare e a pagare tutti, a cui dunque tutti possono sentirsi in diritto di chiedere una mano. È lui il Grande Ricattato, dopo una vita d'affari di giorno e di feste di notte, a cui qualunque banda di malfattori può tentare di spillar soldi.
Silvio Berlusconi, dunque, occupa il centro della scena in questa strana storia.

Quando il dramma prende il via, è a casa, ad Arcore. È lunedì 15 ottobre. Ha appena incontrato il fido ragionier Giuseppe Spinelli, per il tradizionale incontro del lunedì pomeriggio, in cui "Spinaus" porta al capo il meticoloso elenco delle richieste di denaro ricevute la settimana precedente (ne ha parlato al processo Ruby: "Al lunedì, quando avevo l'incontro ad Arcore, Berlusconi mi diceva cosa fare e io dovevo solo preparare le buste in contanti").

Rientrato nella sua abitazione di Bresso, Giuseppe Spinelli, 71 anni, alle 21.45 viene sequestrato e tenuto tutta la notte ostaggio, insieme alla moglie Anna, dalla banda che chiede 35 milioni di euro a Berlusconi, in cambio di materiale che gli potrebbe essere utile.

Il mattino di martedì 16 ottobre Silvio è ancora ad Arcore. Lì riceve, pochi minuti prima delle 8, la telefonata del suo ragioniere: "Ho detto al presidente Berlusconi che la sera precedente... mi era stato fatto vedere un pezzo di un filmato che io garantivo come autentico... e che le persone che avevano questo filmato erano disposte a cederlo soltanto con una grossa somma di denaro". Berlusconi ascolta, annusa l'aria che tira e decide di non partire per Roma, come previsto, ma di aspettare Spinelli ad Arcore.

Lascia aperto uno spazio di trattativa e nelle trattative, si sa, prima di pagare, bisogna "vedere cammello". Chiama subito il suo avvocato, Niccolò Ghedini, che aveva già gestito una situazione imbarazzante: le richieste di denaro di Fabrizio Favata, l'uomo che nel 2005 aveva portato ad Arcore l'intercettazione segreta tra Piero Fassino e il presidente di Unipol Gianni Consorte ("Abbiamo una banca!").

Silvio affida anche questa partita a Ghedini. Gli dice di chiamare Spinelli. Dieci minuti dopo, l'avvocato chiama il ragioniere e gli dice: "Guardi, possiamo anche parlarne, possiamo anche decidere di pagare, però lei deve venire ad Arcore e portare copie dei documenti. Se noi non vediamo i documenti non paghiamo una lira". Appunto: "Prima vedere cammello".

Attorno alle 9 di martedì 16 ottobre, i sequestratori se ne vanno. Lasciano (inspiegabilmente?) liberi i due coniugi e Spinelli corre da Berlusconi a raccontargli la brutta nottata. Il presidente non denuncia subito l'accaduto alla polizia o alla magistratura. Decide invece di far da sé. Ordina agli uomini della sua scorta (inquadrati nei servizi di sicurezza) di portare i due in una località segreta.

Ma non prima che la molto diligente signora Anna abbia messo in lavastoviglie i bicchieri in cui i sequestratori avevano bevuto (le sfugge una bottiglia: sarà determinante per individuare il dna di uno della banda). E non prima che Spinelli sia tornato a casa per ricevere, come d'accordo con i rapitori, una loro telefonata sul numero fisso: vogliono sapere com'è andato l'incontro di Arcore.

Quella telefonata sarebbe stata preziosa per gli investigatori, perché avrebbe potuto far subito individuare il telefono da cui partiva la chiamata. Invece polizia e magistratura non sanno niente del ricatto in corso fino al giorno dopo, mercoledì 17, quando alle 16.22 Ghedini manda un fax alla procura di Milano. Non sanno neppure se un anticipo sia stato pagato (i sequestratori, intercettati, parleranno nei giorni seguenti di 8 milioni misteriosi).

Berlusconi resta in allarme. Martedì 16 rinuncia ad andare a Roma e diserta il pranzo in programma con il presidente del Consiglio Mario Monti. "Sono indisposto", si scusa con il capo del Governo. Il giorno dopo, il 17, ha in programma di volare a Bucarest per partecipare al congresso del Partito popolare europeo. Resta invece ad Arcore, ufficialmente "per motivi di salute".

Guarisce la mattina di venerdì 19 ottobre, quando si presenta in tribunale a Milano, dove è imputato di concussione e prostituzione minorile per il caso Ruby. In aula, stringe la mano al pm, Ilda Boccassini. È il procuratore aggiunto che dalla sera del 17 ottobre sta coordinando le indagini sullo strano caso del ragionier Spinelli. Un'inchiesta da manuale, realizzata dalla Squadra mobile di Milano diretta da Alessandro Giuliano e dalla polizia giudiziaria. Analisi del traffico telefonico, confronto del dna, pedinamenti, intercettazioni, ricerche bancarie. In un mese, la banda è individuata e arrestata.

 

Ilda Boccassini berlusconi-boccassini-stretta-di-manoGIUSEPPE SPINELLI NICCOLO GHEDINI PIERO FASSINO CONSORTEMario Monti

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