PALAZZO MADAMA COME PALAZZO VECCHIO - RENZI CONCIONA E SI MUOVE COME SE FOSSE IN CONSIGLIO COMUNALE MA SA BENE CHE IL SUO FUTURO PASSA TUTTO SUL BAU-BAU DEL VOTO ANTICIPATO – SUL VINCOLO EUROPEO DEL 3% HA SUBITO PERSO

Claudio Cerasa per "il Foglio"

Forma e sostanza. La forma ci dice che il primo discorso del sindaco d'Italia nel consiglio comunale di Palazzo Madama è stato un discorso leggero, non istituzionale, non avvolgente, con poco ritmo, rivolto più al pubblico a casa che al pubblico in Aula, e in cui il presidente del Consiglio ha volutamente cercato di mantenere il suo profilo di lotta e di governo utilizzando una strategia precisa: rimarcando, con lo stile del discorso-comizio, la sua lontananza dai luoghi della vecchia politica; e suggerendo, attraverso l'elenco dei punti del programma, la rotta da seguire per rottamare l'èra degli esecutivi tecnici ("il mio è un governo politico") e per evitare che, da qui alle europee, la maggioranza che da ieri sostiene ufficialmente Matteo Renzi venga squartata dai grillini come la famosa scatoletta di tonno. La forma ci dice questo. La sostanza però ci dice anche altro.

E ci dice che dietro la gracile impostazione del discorso d'insediamento - gracilità corretta in serata durante la replica in Senato - c'è una sostanza che riguarda i contenuti del comizio di governo. Renzi - ingessato nel suo abito scuro, cravatta blu, camicia bianca, colletto alla francese, mano sinistra infilata svogliatamente nella tasca dei pantaloni - parla a braccio per oltre un'ora e non si può dire che nel suo programma non abbia indicato alcune priorità ambiziose affiancate da una scadenza che coincide con l'inizio del "semestre europeo" (espressione citata con una frequenza che avrebbe irritato anche il caro amico Letta).

Sei priorità che corrispondono ai compiti a casa che il presidente del Consiglio ha assegnato al governo per avere poi la possibilità di contrattare una maggiore flessibilità sui vincoli di bilancio europei (anche se il colloquio avuto la scorsa settimana con il governatore di Bankitalia Visco ha fatto capire a Renzi che chiedere di sforare il 3 per cento resta un ottimo slogan per una campagna elettorale ma nulla di più).

I BUROCRATI E LA CITAZIONE DI BLAIR
Punto primo: riforma della giustizia da incardinare in Parlamento entro giugno (e Renzi, carezzina a Berlusconi, su questo tema ha ricordato che negli ultimi vent'anni l'Italia si è ritrovata di fronte a un insostenibile e paralizzante scontro ideologico).

Secondo punto: un piano di interventi sull'edilizia scolastica da realizzare anche a costo di sforare il Patto di stabilità (e l'insistenza con cui Renzi ha puntato sul tema "educazione" appare un tentativo molto ambizioso di creare un filo con un famoso discorso fatto nel 1996 da Tony Blair: "Ask me my three main priorities for government, and I tell you: education, education and education").

Terzo punto: restituzione dei debiti della Pubblica amministrazione con l'aiuto della Cassa depositi e prestiti (e l'intenzione di Renzi è lavorare a un robusto rafforzamento del fondo della Cdp per le piccole e medie imprese).

Quarto: revisione del sistema che regola i rapporti di lavoro dei burocrati di stato (Renzi si riferisce all'eliminazione della figura del dirigente a tempo indeterminato nel settore pubblico ma anche all'idea di rinnovare le burocrazie ministeriali).

Quinto: riduzione "a doppia cifra" entro la prima metà del 2014 del cuneo fiscale per le imprese (ovvero taglio di 10 miliardi di euro, cinque in più rispetto a quanto previsto da Letta, da finanziare mettendo insieme 5 miliardi ricavati dalla spending review e 5 miliardi ottenuti tra tassazione delle rendite finanziarie e risparmio previsto sugli interessi pagati sui titoli di stato). Ultimo punto: la legge elettorale.

Non senza avvertire un senso di disorientamento, ieri Renzi ha di fatto chiesto ai senatori di dare al governo la possibilità di abolire il Senato così com'è (chissà se ci riuscirà mai) e lo ha chiesto facendo però un ragionamento che merita di essere segnalato. Il sindaco d'Italia ha riconosciuto (carezza ad Alfano) che tra la legge elettorale e la riforma del Senato vi è un evidente nesso politico ma (carezza a Berlusconi) ha lasciato intendere che il nesso non sarà formale: i due pacchetti devono partire insieme, d'accordo, ma può capitare che uno dei due arrivi in stazione prima dell'altro.

Renzi sa che la sua unica chance per trasformare il Parlamento in un consiglio comunale senza correre il rischio di far coincidere la leggerezza del suo approccio con una generica insicurezza è usare l'Italicum come un'arma utile a far trottare gli alleati. E dunque, certo, ieri Renzi ha ripetuto che il suo esecutivo durerà fino al 2018.

Ma il punto è che il sindaco d'Italia è consapevole che il governo Leopolda può funzionare solo a una condizione: avere in mano l'arma giusta per far saltare il banco ed eventualmente anche per tornare a votare. E da un certo punto di vista la vera fiducia al governo Renzi più che dal voto di ieri e dal voto di oggi passerà da un altro voto che Renzi dovrà portare a casa: quello, ovviamente, sulla legge elettorale.

 

RENZI E PADOAN RENZI ALFANO CASINI IN SENATO FOTO LAPRESSE NAPOLITANO VISCO DRAGHI Ignazio Visco mario draghi il presidente dell eurogruppo juncker a destra in una rara foto con mario draghi e mario monti aspx

Ultimi Dagoreport

beppe sala manfredi catella giancarlo tancredi stefano boeri

DAGOREPORT - L’ANSIA ATTANAGLIA LA ‘’MILANO DEL BALLO DEL MATTONE’’. ‘’QUI SALTA TUTTO!’’, BALBETTANO PIÙ SPAVENTATI DI UN CONIGLIO - SE IL GIP DELLA PROCURA DECIDESSE DI ACCOGLIERE LE PROPOSTE DEI PM, A QUEL PUNTO, ESPLODEREBBE UNA SANTA BARBARA A MISURA DUOMO. E POTREBBE RIPETERSI CIÒ CHE SUCCESSO ALL’EPOCA DI TANGENTOPOLI: A TANTI DEI 74 INDAGATI, LA PAURA DI FINIRE IN GABBIA A SAN VITTORE APRIREBBE DI COLPO LE VALVOLE DELLA MEMORIA - DA PARTE SUA, IL SINDACO BEPPE SALA, INDAGATO, INTASCATA LA SOLIDARIETÀ DA DESTRA E SINISTRA, HA RIPRESO A MACINARE ARROGANZA, E HA SPARATO TESTARDO E SPAVALDO: “LE DIMISSIONI NON AVREBBERO FATTO COMODO A NESSUNO…” – QUALCHE ANIMA PIA GLI RICORDI CHE L’USO SBARAZZINO DELL’URBANISTICA MENEGHINA È AVVENUTO SOTTO IL SUO NASONE... 

urbano cairo sigfrido ranucci la7 fiorenza sarzanini

DAGOREPORT - SIETE PRONTI? VIA! È PARTITA LA GRANDE CAMPAGNA ACQUISTI (A SINISTRA!) DI URBANO CAIRO - IL COLPACCIO SU CUI LAVORA URBANETTO: PORTARE A LA7 SIGFRIDO RANUCCI E L’INTERA SQUADRA DI “REPORT”, A CUI TELE-MELONI STA RENDENDO LA VITA IMPOSSIBILE - IL PROGETTO È GIÀ PRONTO: PRIMA SERATA DI LUNEDI', SECONDE SERATE CON "REPORT-LAB", COINVOLGENDO SITO, SOCIAL E L'EDITRICE SOLFERINO - MA NON FINISCE QUI: CAIRO VUOLE RIPOSIZIONARE IL “CORRIERE DELLA SERA”: ESSERE LA GAZZETTA DI FAZZOLARI NON PORTA ALL'EDICOLA NUOVI LETTORI, CHE PREFERISCONO L'ORIGINALE: "IL GIORNALE", "LIBERO", "LA VERITA'": MEGLIO RITORNARE AL CENTRO-SINISTRA. IN ARRIVO GIOVANI GIORNALISTI BEN DISTANTI DAL MELONISMO...

mara venier gabriele corsi

PERCHÉ GABRIELE CORSI HA MOLLATO “DOMENICA IN”? LA SUA PRESENZA AL FIANCO DI MARA VENIER ERA STATA FRETTOLOSAMENTE ANNUNCIATA DA ANGELO MELLONE, DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI RAI. E INVECE, SOLO DUE GIORNI FA, CORSI HA ANNUNCIATO DI ESSERSI TIRATO INDIETRO - COSA È SUCCESSO? LA RAI AVEVA TENTATO DI COMMISSARIARE LA "ZIA MARA", PIAZZANDOLE ACCANTO I "BADANTI" NEK E CORSI. MA L'ARZILLA 74ENNE, FORTE DI BUONI ASCOLTI, HA FATTO TERRA BRUCIATA AI SUOI DUE "VALLETTI", USANDO L’ARMA DA FINE DEL MONDO: “SE IO MOLLO AD AGOSTO CHI CI METTETE?". E COSÌ, UNA VOLTA VISTO IL SUO SPAZIO RIDOTTO A QUALCHE MINUTO DI UN QUIZ, IL CONDUTTORE SI È CHIAMATO FUORI (NEK ERA GIÀ SCAPPATO A "THE VOICE") - LA VENIER HA TENTATO DI DISSIPARE I DUBBI SULLE SUE “COLPE” POSTANDO UNA STORIA IN CUI SI INSINUAVA CHE CORSI AVESSE MOLLATO PER I SOLDI (POCHI). MA A SMENTIRE LA SUA VERSIONE È STATO IL MANAGEMENT DEL CONDUTTORE…

antonio spadaro papa leone xiv robert prevost

FLASH! – SPADARO DI FUOCO! IL GESUITA, ORFANO DI BERGOGLIO, , OGGI SU ''LA STAMPA”, SPACCIA COME SUA ''INTERVISTA INEDITA'' UNA VECCHIA CONVERSAZIONE PUBBLICA CHE L'ALLORA CARDINALE ROBERT FRANCIS PREVOST TENNE A NEW LENOX, IN ILLINOIS, IL 7 AGOSTO 2024 - IL GESUITA HA PRESO IL TESTO SBOBINATO E L’HA INFRAMEZZATO CON DOMANDE SUE: UN CAPOLAVORO DI AUTO-PROMOZIONE DEGNO DI UN VERO INFLUENCER... - LA PRECISAZIONE DELLA CASA EDITRICE EDB: "SOLLEVIAMO DA OGNI RESPONSABILITA' PADRE SPADARO CIRCA OGNI FRAINTENDIMENTO TRA LA STAMPA E LA CASA EDITRICE" - VIDEO

tommaso labate mario giordano

DAGOREPORT - VA AVANTI IL PROGETTO DI PIER SILVIO BERLUSCONI DI “RIEQUILIBRARE” POLITICAMENTE LE RETI MEDIASET (TROPPO SOVRANISMO FA MALE ALL'AUDIENCE): L'ULTIMO ARRIVATO E' L’ACERBO TOMMASO LABATE, IN ODORE DI SINISTRA DEM, A CUI È STATO AFFIDATA LA PRIMA SERATA DEL MERCOLEDÌ - LA SUA SCELTA HA FATTO INVIPERIRE MARIO GIORDANO, SBATTUTO ALLA DOMENICA SERA CON IL SUO “FUORI DAL CORO”. E, GUARDA CASO, GIORDANO È DIVENTATO IMPROVVISAMENTE OSTILE AL GOVERNO MELONI: “NON STA DANDO LE RISPOSTE CHE SI ASPETTAVANO GLI ITALIANI, SEMBRA UN GOVERNO MELONI-FORLANI”

antonio tajani pier silvio marina berlusconi forza italia

DAGOREPORT: CHE CE FAMO CON FORZA ITALIA? È IL DUBBIO CHE ASSILLA I FRATELLI BERLUSCONI: MOLLARE AL SUO DESTINO IL PARTITO FONDATO DA "PAPI" O NE CAMBIAMO I CONNOTATI, A PARTIRE DAL "MAGGIORDOMO" DI CASA MELONI, ANTONIO TAJANI? -CON PIER SILVIO CHE SCALPITA PER SCENDERE IN POLITICA ALLE POLITICHE 2027, I DUE FRATELLI HANNO COMMISSIONATO UN SONDAGGIO SUL BRAND BERLUSCONI IN CHIAVE ELETTORALE. RISULTATO: L’8% DEI CONSENSI DI CUI È ACCREDITATO IL PARTITO, LA METÀ, CIOÈ IL 4%, È RICONDUCIBILE AL RICORDO DI SILVIO BERLUSCONI - ALTRO DATO: SE SCENDESSE IN CAMPO “UN” BERLUSCONI, I CONSENSI DI FORZA ITALIA CRESCEREBBERO FINO QUASI A RADDOPPIARSI - QUEL CHE COLPISCE È CHE IL PARTITO RACCOGLIEREBBE PIÙ VOTI CON PIER SILVIO LEADER DI QUANTI NE CONQUISTEREBBE CON MARINA - (SE SCENDE IN CAMPO, O PIER SILVIO PRENDERA' PIU' VOTI DI MELONI, STRAPPANDOLI A FDI E LEGA, E FARA' IL PREMIER OPPURE LO VEDREMO CHE PRENDERA' ORDINI DALLA DUCETTA...)