POVERO MATTEUCCIO, È FINITO NELLA TENAGLIA DI DRAGHI, RE GIORGIO E DEGLI “AMICI AMERICANI” CHE LO VOGLIONO USARE COME TESTA D’ARIETE PER I LORO AFFARI

Marco Valerio Lo Prete per ‘Il Foglio'

"Forse Renzi deve il suo nuovo lavoro a Draghi?". A chiederselo è stato Peter Spiegel, capo della redazione brussellese del Financial Times, mentre la scorsa settimana Enrico Letta rassegnava le dimissioni da presidente del Consiglio.

Nessuna macchinazione, secondo Spiegel: piuttosto il presidente della Banca centrale europea - con le sue politiche monetarie non convenzionali - è tornato a ridurre lo spread tra i nostri titoli di stato e quelli tedeschi, ingenerando un senso di rilassatezza inoperosa nel governo Letta, incentivando la repentina scalata del sindaco di Firenze ai vertici del Pd e poi di Palazzo Chigi, garantendo infine che i mercati non sobbalzassero per il cambio in corsa. Post hoc non è sempre propter hoc: tra l'operato di Draghi e lo scatto di Renzi ci sarà correlazione e non causalità, però l'analisi tiene.

In cuor suo lo pensa anche il sindaco di Firenze: a inizio gennaio infatti, quando ancora spingeva pubblicamente Letta a resistere in sella fino al 2018, dichiarò che "il merito fondamentale" della calma regnante attorno ai bond italiani era del "condottiero Draghi", e solo in parte minore del governo Letta. Di quest'ultimo dunque, vista la copertura della Bce, si poteva fare a meno.

Fatto sta che a oggi Draghi e Renzi non si conoscono. Così ieri pomeriggio è stato Ignazio Visco, governatore di Banca d'Italia, per anni al fianco di Draghi, a illustrare per più di un'ora al premier in pectore il punto di vista di Francoforte sulla situazione europea (e quindi italiana).

Secondo Repubblica, anche la scarsa dimestichezza tra i due spiega perché Draghi "vorrebbe il bis di Saccomanni" come ministro dell'Economia. Ma è davvero così? "Renzi è un homo novus della politica italiana. Pur in mancanza di legami diretti, Draghi lo osserva con curiosità - dice al Foglio una fonte qualificata che conosce il presidente della Bce - Ai suoi occhi è uno dei pochi che finora ha detto alcune cose e le ha fatte. L'attesa riforma della legge elettorale è stata incardinata in un mese, non è poca cosa".

Il background "amerikano" dei due, poi, potrà tornare utile in futuro. Certo, l'affiliazione di Draghi è principalmente con il mondo finanziario anglosassone e con i suoi referenti nella Casa Bianca: ancora di recente Larry Summers, ex segretario al Tesoro di Bill Clinton, incontrandolo a Harvard ha usato parole d'encomio non comuni, dicendo che se a Francoforte fosse finito qualcun altro forse oggi non si parlerebbe più di euro.

Sull'esperienza di Draghi in Goldman Sachs campano i complottisti del web, ma più realisticamente un finanziere come George Soros vi legge la genesi del pragmatismo del banchiere che sa come trattare con gli investitori internazionali. Whatever it takes insegna.
La rete anglosassone di Renzi per ora è meno robusta, così come i suoi addentellati in Europa, ma c'è.

Nel 2007 il viaggio di studio in America sponsorizzato dal Dipartimento di stato (potrebbe tornarci da premier nella sua prima visita straniera); poi c'è il Time che già a inizio 2009 lo incoronava "Obama italiano"; c'è il conservatore Michael Ledeen che lo segue da tempo; c'è l'ex ambasciatore a Roma, David Thorne, che parlò di lui come di "un caso molto interessante" al momento dell'elezione a sindaco; c'è l'endorsement degli eredi dei Kennedy;

ci sono i legami ricercati dallo stesso sindaco con i vertici di Google, azienda simbolo di tutto quello che è 2.0 (da difendere da quei piddini che vorrebbero tartassarla di gabelle); c'è infine una spruzzata d'accademia: Francesco Giavazzi (già collega di Draghi al Tesoro negli anni 90), Enrico Moretti (Università di Berkeley, chiamato pure alla Casa Bianca), Filippo Taddei (Johns Hopkins, entrato nella segreteria del Pd).

In Italia, il braccio destro di Renzi, Marco Carrai, è a suo agio quando si muove tra Stati Uniti e Israele; mentre Franco Bernabè, da subito nel totoministri, è inseritissimo nei circoli transatlantici che contano. Soprattutto, però, ci sono le aspettative degli ambienti finanziari anglosassoni, dimostrate dalle generose aperture di credito di quotidiani come Wall Street Journal e Financial Times.

Da una parte la promessa di voler intraprendere riforme strutturali in Italia (iniziando dal mercato del lavoro e del welfare, come ha richiesto pure Draghi lo scorso maggio a Roma), dall'altra un approccio non ideologico sull'austerity fiscale (in ciò Renzi è sempre più spalleggiato da Romano Prodi, ex presidente della Commissione che criticò Letta perché troppo ligio ai diktat brussellesi): ecco quello che, dell'homo novus, potrà tornare utile ai vertici della Bce non appena Berlino si mostrasse ancora una volta troppo spigolosa nel gestire la crisi dell'euro. E accadrà.

 

 

matteo renzi x fazio con matteo renzi NAPOLITANO VISCO DRAGHI larry summers Il miliardario George Soros Michael Ledeen Riccardo Pacifici e David Thorne

Ultimi Dagoreport

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...