1. MENTRE IL PD AFFONDA A LIVORNO, PATRIA DEL PCI ITALIANO, RENZI VOLA IN VIETNAM, ALTRA ROCCAFORTE DEL COMUNISMO, IN CERCA DI CASH CON IL CAPPELLO IN MANO 2. IL MERCATO EUROPEO RISTAGNA MENTRE IL SOLO INTERSCAMBIO CON HANOI VALE QUASI TRE MILIARDI L’ANNO: PIAGGIO FA GRAN PARTE DEL FATTURATO DA QUELLE PARTI 3. IN ASIA I GRANDI GRUPPI TEDESCHI FANNO AFFARI DA 40 ANNI E LA NOSTRA ECONOMIA LÌ VALE COME IL DUE DI BRISCOLA. EPPURE QUELLA E’ L’UNICA AREA DEL MONDO CHE QUANDO RALLENTA CRESCE DEL 7% L’ANNO E CHE SECONDO GLI ANALISTI AMERICANI NEL 2030 SARÀ PIÙ POTENTE DI TUTTO L’EX BLOCCO OCCIDENTALE 4. ZHANG LIHUA, DIRETTRICE DEL CENTRO DI RICERCA SUI RAPPORTI TRA CINA ED EUROPA: “L’ITALIA È UN PAESE CHE SOFFRE DI ECCESSIVA DEMOCRAZIA E UN WELFARE TROPPO ALTO. HO VISTO CHE I NEGOZI IN ITALIA CHIUDONO MOLTO PRESTO LA SERA E SPESSO RIMANGONO CHIUSI IL FINE SETTIMANA, QUESTA SECONDO ME È MANCANZA DI FLESSIBILITÀ. COSÌ ALLA FINE QUESTO SISTEMA DIVENTA IL PARADISO DEI PIGRI”

1 - ORA RENZI SCOMMETTE SULL’ASIA

Alessandro Barbera per “La Stampa’

renzi in vietnam con il presidente truong tan sangrenzi in vietnam con il presidente truong tan sang

L’ultima volta che un capo di governo italiano sbarcò ad Hanoi era il 1973. Matteo Renzi non era ancora nato, nelle piazze italiane Ho Chi Minh veniva evocato come simbolo rivoluzionario. Chiedersi cosa spinga un giovane premier cattolico a deporre una corona di fiori al mausoleo dell’eroe nazionale vietnamita è la traccia per comprendere il senso della prima missione da ambasciatore del Made in Italy. Vietnam, Cina e poi il Kazakistan: tre modi diversi di raccontare lo sguardo dell’Italia a Oriente.
 

L’interscambio con il solo Vietnam vale già quasi tre miliardi di dollari l’anno, Renzi punta a salire fino a cinque. Piaggio fa gran parte del fatturato qui, Ariston ci ha trovato le opportunità che ormai l’Europa non offre più. Dopo lo stop dovuto alla crisi globale il fatturato Italia-Cina l’anno scorso è risalito a 43 miliardi di dollari. Alberto Forchielli, uno che l’Asia la conosce da vicino, invita a non farsi illusioni. «Renzi deve rinsaldare i rapporti transatlantici dell’Europa con l’area Nafta, non aspettiamoci nulla da cinesi e asiatici, non vogliono integrarsi con noi».

renzi in vietnam con il presidente truong tan sang renzi in vietnam con il presidente truong tan sang

I numeri confutano la sua tesi. L’integrazione economica c’è, ma è in larga parte interna al continente. Secondo The Economist l’interscambio commerciale nell’area asiatica è pari al 54 per cento delle merci, 25 anni fa era della metà. Il sistema bancario cinese scricchiola sotto il peso dei crediti inesigibili, la malattia in comune con l’Europa.
 

Ma come far finta di nulla di fronte all’unica area del mondo che quando rallenta cresce del 7% l’anno, l’area che secondo gli analisti americani nel 2030 sarà più potente di tutto l’ex blocco occidentale? In Europa c’è chi ha raccolto la sfida ben prima di noi. Dopo Apple, l’impresa che nel mondo fa il fatturato più importante in Asia è Volskwagen, la terza è Bmw, la quinta è Daimler. Fin dagli anni settanta i tedeschi capirono che l’Asia presto o tardi sarebbe diventata una straordinaria occasione di investimenti. La classe media è una realtà in Cina, lo sta diventando ad esempio in Vietnam. Dove c’è il capitalismo di Stato la piccola impresa italiana non ha molte chance, a meno di non presentarsi compatta.

renzi in vietnam con il premier nguyen tan dungrenzi in vietnam con il premier nguyen tan dung

L’avevano capito Ciampi e Montezemolo, che dieci anni fa portarono a Pechino e Shanghai la prima missione «di sistema» italiana. Ma da allora non si può dire che la forza dell’economia italiana in Cina sia diventata irresistibile. Per fare la differenza nell’export ci vuole massa critica, tanto più in un capitalismo pianificato come quello cinese. Invece più del 90 per cento delle imprese italiane hanno una media di nove dipendenti.

xi jinping gioca a calcioxi jinping gioca a calcio


Due dati fanno dire ad alcuni che c’è ragione per essere ottimisti. La prima è che il capitalismo di Stato non potrà durare per sempre. Andrea Goldstein dell’Ocse si aspetta «un riequilibrio fra mercato e Stato».

L’altro elemento sono le similitudini. Xin Weihua è a capo della Shandong Wanbao, importante società di import-export: «L’80 per cento dell’economia cinese è fatta di piccole imprese». Stavolta Renzi sbarcherà a Shangai e Pechino con un centinaio di aziende. Un mese fa ha messo il cappello all’accordo fra Ansaldo Energia e Shangai Electric. A Pechino ci saranno fra gli altri Unicredit ed Enel: quest’ultima ad aprile ha firmato un accordo con la State Grid, il più grande distributore di energia cinese.

2- RENZI, PRIMA MISSIONE IN ASIA "SUBITO PIÙ AFFARI CON IL VIETNAM"

Marco Galluzzo per il "Corriere della Sera"

PIAGGIOPIAGGIO

Nella sua prima missione internazionale fuori dall’Europa Matteo Renzi ha portato con sé la moglie Agnese e un ricordo d’eccezione, quel Giorgio La Pira che fu sindaco di Firenze, che resta suo riferimento ideale, che il suo cattolicesimo politico lo spese anche da queste parti, contribuendo ad una bozza di accordo fra il Vietnam e gli Stati Uniti.

Renzi atterra ad Hanoi all’ora di pranzo ed è il primo presidente del Consiglio italiano a mettere piede nel Paese dal 1973. Più di 40 anni di assenza colmati dagli investimenti delle imprese italiane, dalla Piaggio alla Ariston, i cui stabilimenti il premier visiterà oggi, prima di trasferirsi in Cina. Negli ultimi anni le leggi vietnamite hanno costruito un ambiente economico e amministrativo favorevole agli investimenti esteri, il Paese viene ritenuto un hub della produzione manifatturiera mondiale, Renzi rilancia il contesto, appena arrivato: «Sono sicuro che il meglio del nostro rapporto deve ancora venire, stiamo lavorando per assicurare un interscambio di 5 miliardi di dollari».

MerloniMerloni

RENZI VIETNAMRENZI VIETNAM

La prima giornata in Vietnam è un omaggio al mausoleo dell’ex presidente vietnamita Ho Chi Minh e soprattutto l’intenzione di rilanciare le relazioni commerciali: «L’Italia deve e può fare di più. Oggi in Europa siamo il nono Paese per investimenti in Vietnam e noi per il Vietnam siamo il terzo. Dobbiamo recuperare posizioni e costruire un rapporto strategico».

Negli ultimi tre anni l’interscambio è quasi raddoppiato, con una crescita del 93%, ma, dice Renzi, «possiamo fare di più e meglio, entro il 2014 si terrà una commissione economica mista con un piano di lavoro concreto tra i due Paesi su temi come la cooperazione culturale, l’innovazione tecnologica, la difesa, la ricerca accademica, tutte opportunità di lavoro concrete, così come l’Expo che renderà ancora più forti le relazioni tra i due Paesi».

ferrari logoferrari logo

Al margine degli incontri con le principali istituzioni, il premier ricorda che il governo italiano intende creare nuovi investimenti, «fare le cose più sul serio, perché con il vertice Asem di ottobre a Milano le relazioni tra Vietnam e Italia entreranno in una fase ancora più forte e proficua soprattutto nei settori del turismo, della difesa e della finanza». Il primo ministro vietnamita definisce «amichevole» l’incontro con Renzi sottolineando come per la prima volta un capo del governo italiano è arrivato nel Paese e questo «segna una fase nuova di sviluppo e cooperazione soprattutto ora che abbiamo celebrato i 40 anni di relazioni diplomatiche».

RENZI VIETNAMRENZI VIETNAM

Oggi Renzi farà visita a due stabilimenti italiani da anni presenti in Vietnam, quello della Piaggio e quello degli elettrodomestici Merloni. Subito dopo, la partenza per Shangai, dove nel pomeriggio visiterà il padiglione (italiano) dell’ultimo Expo ancora aperto (c’è anche un museo della Ferrari) e incontrerà il sindaco di una metropoli di 24 milioni di persone.

Alla vigilia del suo arrivo in Cina, Renzi vede i rapporti tra Roma e Pechino sempre più solidi. «Il nostro interscambio commerciale è aumentato del 400% negli ultimi dieci anni — ha detto il premier in un’intervista alla Xinhua — tuttavia, credo che l’Italia potrebbe aumentare le sue esportazioni verso la Cina, mentre la Cina potrebbe considerare l’Italia come un Paese in cui gli affari possono essere ampliati in molti settori di mercato. Italia e Cina sono anche due grandi potenze culturali e dunque il dialogo in questo settore dovrebbe essere rafforzato».

Xi jinping Hollande Xi jinping Hollande

3. L’ITALIA VISTA DALLA CINA? "IL PARADISO DEI PIGRI"

G.Sant. per il "Corriere della Sera"

Che cosa pensa l’establishment cinese dell’Italia? Un vecchio Paese con tanta storia e poco futuro nel mondo globalizzato oppure ancora una potenza industriale con la quale si possono fare affari? Zhang Lihua, direttrice del Centro di ricerca sui rapporti tra Cina ed Europa dell’Università Tsinghua di Pechino non gira intorno alla domanda: «L’Italia è un Paese di grande storia e civiltà che purtroppo è stato lasciato indietro dagli altri.

xi jinping hollande xi jinping hollande

Penso che i problemi dell’Italia siano molto simili a quelli della Grecia, cioè un’eccessiva democrazia e un welfare troppo alto che rendono meno efficienti i servizi pubblici e meno ordinata l’amministrazione politica. Ho visto che i negozi in Italia chiudono molto presto la sera e spesso rimangono chiusi per il fine settimana, questa secondo me è mancanza di flessibilità. Una volta sono incappata in uno sciopero dei treni: per ottenere il rimborso del biglietto ho dovuto aspettare un anno. In Cina mi avrebbero ridato subito i miei soldi. Così alla fine questo sistema diventa il paradiso dei pigri».

La visita di Renzi sarà molto breve, altri leader come il francese Hollande e l’inglese Cameron sono rimasti per una settimana in Cina: pensa che questo sia visto male dalla leadership cinese? «Non si offenderà. L’Italia industrialmente è ancora potente: per stringere accordi serve soprattutto stabilità politica, tempo per costruire rapporti di fiducia».

RENZI VIETNAMRENZI VIETNAM

La Cina si è impegnata con una partecipazione importante all’Expo 2015 di Milano: lei ha sentito dello scandalo di corruzione negli appalti? «Anche la Cina soffre molto per fatti di corruzione. Trovo che per l’Italia l’inefficienza sia un problema anche più grave della corruzione».

 

 

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