1. ROBLEDO A RUOTA LIBERA CON IL CSM CONTRO BRUTI LIBERATI: “FORMIGONI ANDAVA INDAGATO UN ANNO PRIMA PER CORRUZIONE, CON I PRIMI VERBALI SUL "SAN RAFFAELE” 2. IL FASCICOLO RUBY NON ANDAVA CONSEGNATO ALLA BOCCASSINI. LO DICE ANCHE L’EX AGGIUNTO POMARICI. PRESUNTE IRREGOLARITA’ ANCHE SULLA GESTIONE DELLA CONDANNA A SALLUSTI E SULL’ISCRIZIONE DI PODESTA’ SUL REGISTRO DEGLI INDAGATI 3. LA DIFESA DI BRUTI: SU FORMIGONI ERANO SOLO INDISCREZIONI DI STAMPA. PER SALLUSTI NESSUN TRATTAMENTO PREFERENZIALE. IDEM PER PODESTA’. SU RUBY, L’AGGIUNTO NOBILI, CHE AVREBBE DOVUTO RISENTIRSI, MI DISSE “GRAZIE, SONO CONTENTO” 4. COME FINIRÀ? A LUGLIO SI VOTA PER IL RINNOVO DEL CSM E SE SI FA UNA VALUTAZIONE “POLITICA”, OGGI I NUMERI SONO DECISAMENTE A FAVORE DI BRUTI LIBERATI, ESPONENTE DI SPICCO DI MD, EX PRESIDENTE DELL’ANM E BEN VISTO DA TUTTI I “VECCHI” DI UNICOST, CHE È IL “GRANDE CENTRO” DELLE TOGHE. MENTRE ROBLEDO È ASSOLUTAMENTE UN “CANE SCIOLTO”

1. DAGOREPORT
Nelle audizioni dello scorso 15 aprile, il duro botta e risposta tra il procuratore aggiunto di Milano, Alfredo Robledo, e il suo capo, Edmondo Bruti Liberati. Come finirà? E' ancora presto per dirlo perché a luglio si vota per il rinnovo del Csm e non è certo che il caso venga giudicato dal Consiglio attuale.

Se si fa una valutazione "politica", oggi i numeri sono decisamente a favore di Bruti Liberati, esponente di spicco di Md, ex presidente dell'Anm e ben visto da tutti i "vecchi" di Unicost, che è il "grande centro" delle toghe. Mentre Robledo è assolutamente quel che si definisce un "cane sciolto". Ma il caso è talmente delicato da poter orientare la campagna elettorale in corso tra le toghe, perché il tema dei poteri "eccessivi" dei procuratori capo è ben presente nel dibattito interno.

In ogni caso, gli esiti possibili sono parecchi. Vi può essere la "punizione" di Bruti, di Robledo, o di entrambi. Vi può essere il trasferimento di uno dei due contendenti per incompatibilità ambientale. Si può arrivare al trasferimento di entrambi. Oppure, visto che il rinnovo di Bruti è comunque previsto per fine luglio, ci può essere una decisione più o meno "diplomatica" del caso.

Ma su Bruti potrebbe muoversi anche il ministero con un'azione disciplinare e lo stesso vale per Robledo, che secondo Bruti potrebbe aver danneggiato con le sue denunce "delicate indagini in corso".

2. DUELLO ROBLEDO - BRUTI LIBERATI - IRREGOLARITÀ SU RUBY - FALSO
Da ‘Il Corriere della Sera'

L'ex governatore della Lombardia indagato con un anno di ritardo nell'inchiesta San Raffaele-Fondazione Maugeri; l'inchiesta Ruby segnata da una violazione delle regole con l'assegnazione del procedimento a Ilda Boccassini che, essendo capo dell'antimafia di Milano, non avrebbe avuto al competenza per occuparsi di quel procedimento.

Davanti al Csm il 15 aprile scorso il procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo ha ampliato le accuse che aveva rivolto al capo dell'ufficio Edmondo Bruti Liberati nell'esposto inviato a Palazzo dei marescialli, al pg del capoluogo lombardo Manlio Minale e che è all'attenzione anche del Pg della Cassazione Gianfranco Ciani, titolare dell'azione disciplinare nei confronti dei magistrati.

Accuse respinte da Bruti Liberati che non è stato a sua volta tenero con il suo aggiunto, lamentando anche che l'esposto contro di lui sia finito sulle pagine dei giornali prima che sul suo tavolo.

La contrapposizione tra i due magistrati emerge con chiarezza dai verbali delle loro audizioni, che sono stati depositati al Csm: Robledo accusa Bruti di sentirsi il «padre-padrone della procura» e di volere essere informato di tutto più per «un fine di controllo che di indirizzo» delle indagini; e il procuratore - ribadendo di «essersi attenuto rigorosamente ai principi costituzionali» - gli imputa di essere l'«unico aggiunto» a cui ha dovuto chiedere per iscritto «ti prego di parlarmi di questa nota o di darmi in visione il tal fascicolo», in contrasto con il clima di «collaborazione» che c'è con gli altri pm dell'ufficio.

Le prime accuse nei confronti dell'ex governatore della Lombardia Roberto Formigoni nell'ambito dell'inchiesta sul San Raffaele erano state mosse da testimoni nel luglio del 2011; ma «l'iscrizione per corruzione» è avvenuta con il «ritardo di un anno», ha dichiarato Robledo, nonostante si trattasse di indicazioni «dettagliate». Secondo Bruti invece gli «elementi sufficienti per iscrivere i reati di corruzione» emersero quasi un anno dopo l'avvio dell'indagine, mentre l'aggiunto avrebbe voluto procedere «sulla base di un articolo di giornale».

Robledo ha poi raccontato che fu un altro collega, il pm Ferdinando Pomarici, a definire «una violazione delle regole grave» l'assegnazione del fascicolo Ruby a Ilda Boccassini. Ma per Bruti non ci fu nessuna irregolarità, piuttosto una decisione condivisa con i colleghi interessati.

3. GUERRA IN PROCURA A MILANO
Liana Milella per ‘La Repubblica'

Robledo lo accusa su Formigoni, Ruby, Sallusti, Podestà. Perché proprio ora? «Non ho nessun motivo personale nei suoi confronti, ma siamo arrivati a un punto limite, oltre il quale non è più possibile andare». Bruti Liberati ribatte caso su caso ed esplode: «Sia ben chiaro che io lezioni sull'obbligatorietà dell'azione penale non le prendo». Poi, ironico: «Proprio io avrei preso misure ad personam?». Ancora: «Mi riservo iniziative perché sono state comunicate notizie su richieste di misure cautelari in corso, non so se ci rendiamo conto di cosa sto parlando...».

Sugli incontri con il suo aggiunto: «Non so se in futuro dovrò verbalizzarli con stenotipia...». Martedì 15 aprile, al Csm vengono sentiti Alfredo Robledo, il procuratore aggiunto di Milano, poi Edmondo Bruti Liberati, il suo capo. Sono scintille. Robledo contesta lui e la collega Ilda Boccassini («Non lo dico io, è voce comune, caratterialmente è impossibile discutere con lei»). Bruti gli rimprovera i troppi rapporti con la stampa, compresa la diffusione dell'esposto contro di lui che da un mese semina veleni nella procura più esposta d'Italia. Ecco, indagine per indagine, il botta e risposta a distanza.

IL CASO FORMIGONI.
Dice Robledo: «Ci sono 4 verbali, tre di luglio 2011, uno di settembre, in cui queste persone parlano in maniera specifica di tangenti tra Cal e don Verzè pagate dai politici, pagate a Formigoni, ma l'iscrizione per corruzione è di un anno dopo». Ribatte Bruti: «Un articolo che riportava dichiarazioni generiche attribuite a fonti anonime non poteva essere la base per l'iscrizione di un'ipotesi di corruzione». Ancora: «Ho escluso di separare i filoni di indagine di due dipartimenti che operavano con diverse strutture di polizia giudiziaria. Avrebbe comportato possibili interferenze e sovrapposizioni non utili alle indagini».

LA VICENDA RUBY
Robledo riporta i giudizi dell'ex aggiunto Ferdinando Pomarici. «Mi ha detto che era una violazione delle regole grave perché il fascicolo andava assegnato al secondo dipartimento (pubblica amministrazione di Robledo, ndr.) e non alla Boccassini». Replica di Bruti che cita Alberto Nobili, un altro aggiunto, che avrebbe dovuto risertirsi e invece dice: «Lo segui tu questo?, Sì, grazie, sono contento, io ho altre cose da fare». Spiegazione semplice: un pm, Sangermano, segue il caso, ma poi cambia dipartimento e va con Boccassini alla criminalità organizzata e si porta dietro l'inchiesta.

LO SCONTRO SU SALLUSTI.
Il fatto: il direttore del Giornale non va in carcere pur condannato per diffamazione. Per Robledo ci fu un'eccezione voluta, per Bruti l'inizio di un nuovo metodo. Robledo va al dicembre 2012, una riunione in procura. Cita Pomarici: «Lavoro da 40 anni e ci siamo detti che la legge è uguale per tutti. Tu invece ci dici che per questo caso singolare dovevamo comportarci diversamente, poi per gli altri detenuti avremmo potuto continuare come prima.

Tu, Edmondo, raccogli il testimone di Saverio (Borrelli, ndr.), Gerardo (D'Ambrosio), Manlio (Minale), non lasciarlo cadere per terra». Bruti: «Lo rigetto nel modo più radicale e chi dice questo se ne assume le responsabilità, sia ben chiaro. Quando si fa una cosa si parte dal numero uno, dopo quello vengono due, tre e quattro. Tra l'uno e il resto c'è stato un intervallo brevissimo, il tempo di studiare la questione in diritto che non era semplicissima. Non consento che si dica che ho fatto un trattamento differenziato perché è contrario ad esigenze di rispetto della dignità e a quello che risulta dagli atti».

LO SCONTRO SU PODESTÀ.
Riferisce Robledo: «Bruti mi disse "guarda che non possiamo iscrivere Podestà". Io: "Perché?". Lui "Non ci sono elementi sufficienti". Io: "La signora è stata molto dettagliata". Lui: "No, dobbiamo fare altre indagini". Io: "Queste non sono sufficienti?". Lui: "No"». Robledo lo iscrive lo stesso. Bruti: «Tu lo iscrivi solo quando te lo dico io, capito?». Ancora Bruti: «Umilmente ho chiesto a Robledo che prima di iscrivere il presidente della Provincia di Milano avesse la bontà di informarmi».

 

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