CHE SE NE FANNO DI RENZI IN UNA AZIENDA DI CAR SHARING RUSSA? "DOMANI" PROVA A DARE UNA SPIEGAZIONE PUNTANDO DRITTO ALLE SANZIONI ECONOMICHE ALLA RUSSIA: "AVERE UN POLITICO BEN CONNESSO NEL BOARD PUÒ ESSERE D’AIUTO, ANCHE RENZI PERÒ RAPPRESENTA UN POTENZIALE RISCHIO PER DELIMOBIL: NEL PROSPETTO SI FA CENNO ALL’INDAGINE CUI È SOTTOPOSTO PER POSSIBILE FINANZIAMENTO ILLECITO E FALSE FATTURAZIONI A CAUSA DEL DOCUMENTARIO "FIRENZE SECONDO ME" PRODOTTO DA LUCIO PRESTA (E PER UNA CONFERENZA AD ABU DHABI). SE CONDANNATO, RENZI DOVRÀ DIMETTERSI DAL BOARD…"

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Stefano Feltri per https://www.editorialedomani.it

 

stefano feltri stefano feltri

Dopo l’Arabia saudita, i russi: il senatore di Italia Viva Matteo Renzi è entrato nel consiglio di amministrazione di una società di car sharing russa, Delimobil, che si sta quotando in Borsa a Wall Street. Lo ha anticipato via Twitter il giornalista Luigi De Biase, e proprio dai documenti della quotazione si apprende della presenza di Renzi nel board. Non c’è una indicazione precisa del compenso per Renzi, ma soltanto di quello complessivo per i consiglieri: 83 milioni di rubli, circa un milione di euro (si immagina integrato poi da altre componenti variabili.

 

matteo renzi a in onda 2 matteo renzi a in onda 2

Nell’ultimo anno, Delimobil ha quasi raddoppiato il fatturato, nel primo semestre del 2021 ha dichiarato 4,93 miliardi di rubli  l’equivalente di 68,6 milioni di dollari, anche se come molte start up del settore della mobilità condivisa continua a operare in perdita (2,3 miliardi nel 2020).

 

Dopo aver acquisito alcune aziende concorrenti, oggi Delimobil è la prima società di car sharing a Mosca e in altre 11 città della Russia. E con la quotazione a Wall Street punta a raccogliere 350 milioni di dollari per continuare a crescere.

Vincenzo Trani Vincenzo Trani

 

I RAPPORTI ITALO-RUSSI

Cosa c’entra Renzi con una società russa di car sharing? Non risulta che abbia una particolare esperienza, ma quello che conta sono i legami con Vincenzo Trani, che è uno dei due fondatori della società, l’altro è il russo Stanislav Grosh. Trani è un imprenditore basato a Mosca da anni, presidente della camera di commercio italo-russa. Nel 2016 ha organizzato lui il forum internazionale di San Pietroburgo, alla presenza di Renzi, allora premier, con tanto di incontro con il presidente Vladimir Putin.

 

Di recente il suo nome è tornato sui giornali perché è stato il primo italiano ad aver fatto il vaccino russo Sputnik, che alcuni politici filo-russi avrebbero voluto usare anche in Italia. Il sito Irpi Media ha ricostruito le connessioni di Trani, che arrivano fino al Vaticano, tramite un’altra delle sue società che si occupa in teoria di micro-credito, Mikro Kapital (ci ha investito Enrico Crasso, finanziere al centro di una serie di discusse operazioni finanziarie recenti per conto del Vaticano). Una delle società del gruppo Mikro Kapital, basata in Lussemburgo, è anche l’azionista di controllo di Delimobil.

LUCIO PRESTA E MATTEO RENZI LUCIO PRESTA E MATTEO RENZI

 

L’altro italiano nel board è Vittorio Volpi, che è presidente del consiglio di sorveglianza di Mikro Kapital Management, la società lussemburghese cui fa capo Delimobil. L’elenco dei suoi incarichi citati è molto lungo, e include quello di consulente per Mediobanca. Ha anche un sito personale in cui raccoglie le tracce della sua attività di scrittore e commentatore di politica internazionale.

 

ENRICO CRASSO ENRICO CRASSO

Che se ne fanno di Renzi in una azienda di car sharing russa? Una possibile spiegazione si trova nella parte del prospetto di quotazione relativo ai rischi legali: «Anche se a momento nessuno nell’azienda è sottoposto direttamente a sanzioni, le sanzioni imposte da Stati Uniti, Unione europea e Gran Bretagna e altri stati nei confronti della Russia possono avere effetti concreti negativi sugli affari dell’azienda, sulle sue condizioni finanziarie e sui risultati delle operazioni e sulla liquidità».

matteo renzi lucio presta matteo renzi lucio presta

 

 Avere un politico ben connesso nel board può essere d’aiuto, anche se in Senato Renzi ha lasciato prima la commissione Esteri, poi quella Difesa e siede ora in quella Sanità (forse per evitare accuse di conflitti di interessi).

 

Anche Renzi però rappresenta un potenziale rischio per Delimobil: nel prospetto si fa cenno all’indagine cui è sottoposto per possibile finanziamento illecito e false fatturazioni a causa del documentario Firenze Secondo me prodotto da Lucio Presta (e per una conferenza ad Abu Dhabi). Se condannato, si legge nel prospetto, Renzi dovrà dimettersi dal board, anche se lui e i suoi legali assicurano che andrà tutto bene.

 

matteo renzi mohammed bin salman matteo renzi mohammed bin salman

Trani già aveva collaborato in passato con Vincenzo Amendola, oggi sottosegretario del governo Draghi con delega agli Affari europei. Amendola sedeva nel consiglio di vigilanza e si occupava di analisi geopolitiche. Ma la situazione era diversa rispetto a quella di Renzi: in quel momento Amendola era fuori dalla politica, una volta entrato nel primo governo Conte si è dimesso da ogni incarico.

vincenzo amendola vincenzo amendola

 

DOPO LA POLITICA

Interpellato da Domani, il senatore Renzi assicura che l’incarico è compatibile con la carica di senatore. Ha poi fatto diramare una nota ufficiale in cui si legge che «il senatore Matteo Renzi è molto felice di collaborare all’attività della società Delimobil il cui socio di riferimento, Vincenzo Trani, è un imprenditore napoletano che Renzi stima». E ancora: «Il senatore Renzi, da sempre convinto dell’importanza di valorizzare le competenze degli imprenditori italiani in tutto il mondo, sarà al fianco del dottor Trani in questa sfida».

matteo renzi lucio presta matteo renzi lucio presta

 

Questo nuovo lavoro, per quanto di natura diversa, si aggiunge ai tanti che Renzi sta collezionando a livello internazionale: finora si trattava soprattutto di incarichi di consulenza dai contorni non ben definiti (come quello per il fondo sovrano dell’Arabia Saudita), l’ingresso nel consiglio di amministrazione di una società che ambisce a quotarsi a Wall Street segna un passo ulteriore della transizione da politico (ancora in carica) a uomo d’affari.

 

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