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GIORGIA MELONI È CONDANNATA A GOVERNARE – IL DESTINO DEI CINQUE STELLE: NO REDDITO DI CITTADINANZA, NO VOTI? – SANITÀ FATALE PER GALLERA E MORATTI – I LEGHISTI ANTI-SALVINI CONVERGONO SULLA LISTA DI ATTILIO FONTANA E DURIGON FLOPPA NEL LAZIO – LA SPARATA PRO-PUTIN DI BERLUSCONI, A URNE APERTE, HA ECCITATO GLI IMPRENDITORI LOMBARDI CHE NON FATTURANO PIÙ A MOSCA – CALENDA-RENZI: NE RESTERÀ SOLTANTO UNO – MATTARELLA TACE MA CONTROLLA: TRA MELONI E IL DUO MACRON-SCHOLZ LO SCAZZO MIRA ALLE EUROPEE DEL 2024 - ORA PER LA DUCETTA SI APRE LA PARTITA CON BRUXELLES, VEDI LA BOCCIATURA DELLA COMMISSIONE SUL PATTO DI STABILITA': CONVIENE METTERSI CONTRO FRANCIA E GERMANIA?

 

IL POST DI FRATELLI D ITALIA DOPO LA VITTORIA ALLE REGIONALI IN LAZIO E LOMBARDIA

DAGOREPORT

Uno delle poche certezze acquisite dopo le regionali in Lombardia e nel Lazio è che Giorgia Meloni è condannata a governare.

 

I rapporti di forza sanciti dal voto spazzano via ogni diatriba interna con Salvini e Berlusconi, i Gianni e Pinotto del putinismo alle vongole, e le confermano un mandato pieno a guidare la coalizione, evitando però ogni smania di "piglio tutto io" (vedi le prossime nomine nelle partecipate di Stato).

Dal voto è comunque possibile ricavare alcuni dati interessanti:

 

1. Cinque stelle e tante stalle

Sono in tanti a chiedersi quanto abbia inciso sulla motivazione degli elettori Cinquestelle, la crociata del governo Meloni che mira a ridimensionare (eufemismo) il reddito di cittadinanza.

 

A destra sono convinti che senza il sussidio da usare come cambiale elettorale, l’appeal del Movimento 5 Stelle e di Peppinello “Dolcevita” Conte si sia sgonfiato come un soufflé mal riuscito.

 

Va comunque ricordato che i Cinquestelle non hanno mai portato a casa risultati importanti nelle elezioni regionali, men che meno in Lombardia, dove sono sempre stati residuali.

GIUSEPPE CONTE DONATELLA BIANCHI

 

Diversa la situazione nel Lazio, dove i grillini hanno ballato per una stagione eleggendo il sindaco di Roma Raggi e governando insieme a Zingaretti alla Pisana.

 

2. Sanità fatale

Il voto in Lombardia è stato fatale per l’ex assessore alla Sanità Giulio Gallera, non eletto in consiglio regionale. Proprio lui che nel 2018 risultò il più votato.

 

Stesso destino per “Mestizia” Moratti, che fu chiamata da Fontana proprio per sostituire l’assessore gaffeur di Forza Italia, e ha scucito una montagna di dané per la campagna elettorale. Morale della fava: la sanità in Lombardia, dopo la mala gestio del Covid, ha fatto altre due "vittime".

 

GIULIO GALLERA ATTILIO FONTANA BY CARLI

3. Fontana zampilla voti

Come mai Attilio Fontana si è presentato alle elezioni con un suo listino, pur essendo membro attivo della Lega? Il governatore uscente (e rientrante) ha creato un contenitore a suo nome per convogliare i voti dei leghisti di rito bossiano che non vogliono più votare per Salvini. Una scelta saggia, visto che i dissidenti anti-Capitone in Regione contano ancora molto. E infatti la lista di Fontana ha raccolto il 6,16%, quasi come quel che resta di Forza Italia (7,23%)

 

4. Ras que nada

jonny crosio

Sempre in Lombardia Salvini deve fronteggiare non solo l’emorragia di voti e sostenitori, passati in massa a Fratelli d’Italia, ma anche la diaspora dei dirigenti del partito. Il ras leghista della Valtellina, gran portatore di voti, Jonny Crosio, è passato un anno fa con la Meloni, grazie a una trattativa con il "cognato d'Italia" Lollobrigida, che ha scavalcato La Russa e Santanché.

L’accentramento di potere nella Lega ha scontentato molti dirigenti del Carroccio, che sono stati marginalizzati dal cerchio magico di Salvini, e quindi hanno portato fedeltà e voti a un nuovo capo.

 

durigon salvini

5. Durigon? Dura minga!

Se in Lombardia la Lega piange, nel Lazio non ride, visto che il peso massimo Durigon, che avrebbe dovuto portare al Carroccio un granaio di voti nell’Agro pontino, non ha fatto la differenza. Anzi, Fratelli d’Italia si è consolidato come primo partito lasciando agli alleati soltanto le briciole.

 

SILVIO BERLUSCONI VLADIMIR PUTIN - MEME BY CARLI

Salvini, che esulta per un risultato migliore del previsto (ma ha perso un milione di voti in Lombardia), può continuare a galleggiare. Al Pirellone, però, non potrà più teleguidare Attilio Fontana, che sarà commissariato dai Fratelli d’Italia tendenza fratelli La Russa, senza considerare che il governatore, visti i risultati della sua lista ("La lista Fontana è di Fontana"), si sentirà più autonomo dalle briglie di Casa Salvini.

 

Come avvenne all'epoca di quando era monistro degli Interni (dove il vero ministro era Piantedosi), oggi a capo del ministero delle Infrastrutture, gran parte del lavoro lo smazza il suo capo di gabinetto, Alfredo Storto, allievo prediletto di Vincenzo Fortunato, ex boss del Deep State di via XX Settembre. 

 

Nel partito, si deve guardare le spalle da malpancisti, dissidenti e bossiani scontenti per i risultati elettorali, oltre che dai governatori Zaia e Fedriga. E nel governo, dovrà accettare senza troppe lagne il ruolo di junior partner di “Io sono Giorgia”. Ci riuscirà?

 

ALFREDO STORTO

6. Zitto, è Mosca!

Dopo la sparata pro-Putin, Berlusconi non ha trovato il solito coro adorante di pasdaran. In Forza Italia è sceso un gelo misto ad imbarazzo, a dimostrazione che molti degli azzurri lasciano il Cav libero di straparlare convinti che la sua epopea sia ormai vicina al tramonto. Sono in molti a chiedersi: ci sarà ancora nonno Silvio alle prossime elezioni politiche?

 

Quel che, però, in molti non hanno notato, è che le affermazioni contro Zelensky e filo-russe, pronunciate ad urne aperte, hanno raccolto l’approvazione, e forse qualche voto, da un importante pezzo dell’imprenditoria lombarda, che non riesce più a fare affari con la Russia a causa della guerra e delle sanzioni. La strizzata d’occhio del Cav, per quanto improvvida nell’ottica delle relazioni internazionali dell’Italia, ha lisciato il pelo ai cummenda rassegnati all’idea che serviranno anni e anni per riaprire un rapporto commerciale con Mosca.

 

CARLO CALENDA - LETIZIA MORATTI - MATTEO RENZI

7. Italia Vivacchia, e Calenda s’incacchia

La quasi certa esclusione dal consiglio regionale del Lazio di Luciano Nobili, gran ciambellone del "patriota di Rignano", è un pessimo segnale per il futuro di Italia Vivacchia. Renzi non ha proferito parola sul tonfo elettorale del terzo polo e molti si chiedono se non sia impegnato all’estero in una delle sue tante conferenze arabeggianti.

 

Ciccio Calenda, rimasto a fronteggiare il fuoco di fila di Pd e Cinque stelle, è incazzato come una iena con il suo alleato, e la tentazione di scaricarlo prima delle europee del 2024 è fortissima.

 

A dare il colpo di grazia al rapporto tra i due, è stata la pubblicazione dei redditi dei parlamentari. Quando Carlo Calenda si è reso conto che il “patriota di Rignano” ha dichiarato quasi 2,6 milioni di euro, si è chiesto: perché io devo portare la croce e lui si arricchisce con i suoi viaggi?

 

8. Il Colle è vilinico

MACRON MATTARELLA

E intanto, cosa frulla nella cofana presidenziale di Mattarella? L’unica preoccupazione del capo dello Stato non è legata a listini e consigli regionali, ma alle questioni internazionali che coinvolgono l’Italia.

 

Il Colle si è tranquillizzato dopo aver compreso che le dichiarazioni pro-Putin di Berlusconi non hanno trovato riscontri. Tutti, dalla maggioranza all’opposizione, hanno preso le distanze e un’altra ragione di ottimismo è legata alle reali motivazioni dello scontro tra Meloni e Macron.

 

È divenuto più chiaro che alla base delle ruggini tra i due (che comunque non hanno un feeling personale) non c'è la questione ucraina ma una questione politica, legata ai futuri assetti dell’Ue dopo le elezioni europee del '24.

 

ULTIMO TANGO A PARIGI - MACRON E MELONI BY CARLI

emanuela d'alessandro

Meloni, presidente dei Conservatori e Riformisti, punta a chiudere un accordo con il PPE per eleggere come presidente della Commissione Roberta Metsola  (allevata da Tajani quando era al vertice del parlamemento di Strasburgo).

 

Macron invece vuole confermare Ursula Von Der Leyen e rinsaldare l’asse franco-tedesco, ancorato alla tradizionale alleanza PPE-S&D. Mattarella ha comunque nella fondina una carta da giocare che porta all’ambasciatrice italiana a Parigi, Emanuela D’Alessandro, sua ex consigliera diplomatica.

 

Meloni instabile

Consolidata col voto regionale, ora Giorgia deve gestire i pessimi umori di Bruxelles: sul patto di stabilità decideranno a marzo i premier del Consiglio Europeo ma intanto la commissione ha dato parere negativo. Sorge spontanea la domanda: conviene alla Meloni di stare contro Francia e Germania?

emmanuel macron emanuela d'alessandro attilio fontana e giulio gallera by crozzaattilio fontana e giulio gallera by crozza PUTIN BERLUSCONICARLO CALENDA - LETIZIA MORATTI - MATTEO RENZI CARLO CALENDA E MATTEO RENZIFONTANA GALLERAvignetta di ellekappa su Silvio Berlusconi putinianoVLADIMIR PUTIN SILVIO BERLUSCONI - MEME BY CARLI LE DICHIARAZIONI PRO PUTIN DI BERLUSCONI SUI GIORNALI INTERNAZIONALIGIUSEPPE CONTE - TOMBUER DE GAUCHE - VIGNETTA BY ELLEKAPPACARLO CALENDA - LETIZIA MORATTI - MATTEO RENZI

 

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