corriere della sera carlo messina urbano cairo

LA BATTAGLIA SU RCS NON E' SOLO FINANZIARIA MA POLITICA - DAGOREPORT: L'ESTABLISHMENT MILANESE NON NE PUO' PIU' DEL PARA-GRILLISMO DI URBANO CAIRO (CHE VIENE DIFESO SOLO DAL "FATTO QUOTIDIANO") - INTESA HA CHIUSO I RUBINETTI E ORA RCS SI REGGE SU UNICREDIT E BPM: MA COSA ACCADREBBE SE ORCEL E CASTAGNA SI LASCIASSERO CONVINCERE DALLE ELITE MENEGHINE A MOLLARE URBANETTO? AGGIUNGERE CHE MESSINA E ORCEL SONO BUONI AMICI...

Urbano cairo

1 - DAGOREPORT

L'unico giornale schierato al fianco di Urbano Cairo, nella battaglia su Rcs, non è solo il suo "Corriere della Sera" ma il "Fatto quotidiano".

 

A dimostrazione che la disputa finanziaria sul gruppo editoriale s'intreccia con la linea politica del primo quotidiano italiano. Un para-grillismo che ha sempre irritato non solo il Quirinale e  l'establishment milanese ma anche gli stessi giornalisti del "Corriere" non l'hanno mai digerito, al punto da spingere il direttore Luciano Fontana, stretto tra incudine e martello, a mitigare le simpatie di Cairo per il M5s. La redazione politica di via Solferino aborre la linea editoriale de La7: a parte il "destrorso" Giletti, da Floris a Formigli toccando il climax con Lilli-Botox Gruber dove  gli ospiti più gettonati a "Otto e mezzo" sono Travaglio e Scanzi. Il SopraElevato dei Cinquestelle e la sua versione low cost. 

cairo luciano fontana

 

Le élite che spadroneggiano a Milano, e sono soprattutto i gestori dei dané, cioè le banche, soffrono l'Urbanetto a 5 stelle e le sue trame politiche. Se Intesa di Carlo Messina ha chiuso a suo tempo i rubinetti, a rimpinguare le casse di Rcs ora ci pensano Unicredit di Andrea Orcel e Bpm di Giuseppe Castagna.

 

Cairo deve sperare che i due amministratori delegati non s'accodino al resto dell'establishment meneghino che vuole silurarlo. Anche se tra l'Hotel Four Season e piazza Gae Aulenti, tra un risottino e un aperi-drink, si fanno molte teorie sul solido rapporto di amicizia che lega Carlo Messina e Andrea Orcel…

 

ANDREA SCANZI MARCO TRAVAGLIO

In questo papocchio come si incastra l'addio di Gaetano Micciché al cda di Rcs? Benedette (o spinte?) da Carlo Messina, le dimissioni segnano la fine dei rapporti tra Cairo e banca Intesa. Pare che l'ad abbia avuto un abboccamento con i vertici di Blackstone che gli hanno informalmente comunicato che qualunque sostegno a Cairo verrebbe interpretato come "ostile". Conveniva a Messina aprire una faida con una delle più grandi e potenti società finanziarie del mondo? Bravi, avete azzeccato.

 

gaetano miccichè

Venerdì è in programma il primo cda di Rcs dopo la batosta, a metà maggio, nell'arbitrato contro Blackstone per l'acquisto nel 2013. Chissà se alcuni azionisti indipendenti chiederanno conto dei mancati accantonamenti legati alla battaglia legale con il fondo americano. Magari Cairo butterà la palla in tribuna dicendo di essersi limitato ad ascoltare il parere degli avvocati dello studio Erede ma gli azionisti di Rcs potrebbero anche chiedere il voto sul mancato accantonamento.

 

andrea orcel

A quel punto cosa avrebbe votato il consigliere indipendente Gaetano Micciché? Non solo. Micciché è stato l'advisor per conto di Intesa dell'operazione Blackstone-Rcs. Di più: fu un sconsiderato consiglio dell'allora presidente di Intesa, Giovanni Bazoli, a dare il là all'operazione Cairo-Rcs reputando Urbano un "editore puro".

 

Basta? Non basta: a spingere il banchiere siculo verso l'Opa di Cairo su Rcs fu determinante anche la presenza sentimentale al suo fianco di Jacaranda Falck Caracciolo, figlia di Anna Cataldi che sposò in seconde nozze il vispo Cairo. E il cerchio si chiude.

 

 

giuseppe castagna

OTTO E MEZZO? NO, E' "FATTO E MEZZO"! – INDOVINATE CHI SONO STATI GLI OSPITI PIÙ ASSIDUI DI LILLI-BOTOX NEGLI ULTIMI QUATTRO ANNI? MA CERTO, I GIORNALISTI DEL "FATTO QUOTIDIANO"! IL RE INCONTRASTATO E' TRAVAGLIO CON 184 PRESENZE, MA NELLA TOP FIVE CI SONO OVVIAMENTE ANCHE SCANZI (127) E PADELLARO (118). IL GIORNALE PREFERITO DI CONTE PUÒ VANTARE IL DOPPIO DELLE OSPITATE DEL "CORRIERE", IL CUI EDITORE E' LO STESSO DI "LA7" - CHE STRANO: TRA I PRIMI DIECI OSPITI DELLA TURBOFEMMINISTA GRUBER NON C'E' NESSUNA DONNA

https://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/otto-mezzo-no-39-quot-fatto-mezzo-quot-ndash-indovinate-chi-259318.htm

 

 

Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, ad, e Giovanni Bazoli, presidente onorario

2 - "GUERRA DEL CORSERA", MOSSA ANTI-CAIRO DI BANCA INTESA: MICCICHÈ LASCIA IL CDA

Marco Palombi per “il Fatto quotidiano”

 

La vera partita sul controllo del Corriere della Sera è iniziata ieri con la mossa del cavallo di Gaetano Miccichè, dimessosi "per scelta personale" dal cda di Rcs Mediagroup. Venerdì è in programma il primo cda della società controllata da Urbano Cairo dopo la sconfitta, a metà maggio, nell'arbitrato contro Blackstone per l'acquisto nel 2013 (secondo Rcs a prezzi da usura) della sede del quotidiano in via Solferino a Milano: i consiglieri dovranno approvare il bilancio semestrale e magari discutere della ripartenza della causa che il Fondo Usa ha presentato a New York e in cui chiede 600 milioni di dollari di danni a una società che ne capitalizza 400 e spicci.

 

carlo messina gaetano micciche

Perché sono così rilevanti le dimissioni di Miccichè? Perché segnalano, per la prima volta pubblicamente, i rapporti ormai inesistenti tra Banca Intesa e Cairo, che pure è padrone di Rcs solo perché l'ultima "banca di sistema" finanziò la sua scalata nel 2016, accettando pure di incassare con grande calma i molti debiti della società.

 

FONDO BLACKSTONE

Miccichè fu al centro di quell'operazione, i cui risultati, a livello di conti, non sono malvagi: se i ricavi continuano a calare, i tagli hanno per ora riportato il gruppo in utile e abbassato i debiti. L'azzardo di Cairo è stato la causa a Blackstone, che ora rischia di togliergli il giocattolo.

 

E qui torniamo a Miccichè, da vent' anni manager di Intesa e da un quindicennio a capo di Banca Imi, la boutique degli investimenti del gruppo. Un particolare non secondario perché fu proprio Imi, in vertiginoso conflitto di interessi con l'allora ruolo di Intesa in Rcs (creditore e azionista), a fare da advisor alla vendita di via Solferino a Blackstone: in sostanza, Miccichè tenne il sacco -secondo la tesi di Cairo - ai rapinatori della sua società.

 

Jacaranda Falck Gaetano Micciche

 

Con perfidia, il banchiere lascia il cda dopo che l'arbitrato ha sancito la bontà dell'affare immobiliare e prima che si discuta della causa per danni. Com'è noto da tempo- Il Fatto lo ha scritto la prima volta a febbraio 2020 - Cairo ha deciso di non appostare soldi a copertura del rischio legale, scelta confermata anche nell'ultima trimestrale: il fatto nuovo è proprio l'arbitrato, difficile ora far finta di nulla.

 

Venerdì l'assenza di Miccichè starà lì a ricordargli questo, come pure il fatto che la banca che gli aveva garantito fondi e credibilità nella scalata al CorSera s'è ora messa plasticamente all'opposizione: va detto che Cairo non ha alcuna intenzione di rinunciare a Rcs, chi lo vuole fuori da Via Solferino dovrà, dopo la mossa del cavallo, quantomeno metterlo in scacco.

sede del corriere della sera in via solferino a milano 1

anna cataldi

 

Ultimi Dagoreport

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…