AL BARCELLONA SONO MESSI MALE – SENZA LA PULCE, 2 SCONFITTE E UNA VALANGA DI CRITICHE - L’ATLETICO DIEGO SIMEONE COSTA COME BALE E COMANDA LA LIGA

1 - DUE KO DI FILA E IL BARÇA SCOPRÌ LA CRISI
Roberto Condio per "La Stampa"

«Una squadra alla deriva», titola calcando la mano il madrileno «As» sul Barcellona che tra martedì scorso e domenica ha perso due volte di fila contro l'Ajax in Champions e l'Athletic Bilbao nella Liga. È la capitale che gode delle prime disgrazie stagionali degli ex imbattibili di Tata Martino, che avevano ottenuto 16 vittorie e due pareggi nelle precedenti 18 partite.

Con numeri del genere, naturalmente, il Barça non può essere allo sbando, nemmeno pensando al ko di Messi fino a inizio 2014. La notizia però c'è, eccome. Anche per la stampa catalana, abituata troppo bene. Figuratevi: stuzzicava il Tata parlando di crisi strisciante causa gioco poco convincente già un mese fa, prima dell'euroritorno con il Milan.

Chissà come massacrerà il tecnico argentino alla prossima conferenza-stampa.
Conta poco o nulla che il Barça si sia qualificato agli ottavi di Champions con due turni di anticipo e che resti in testa al campionato, sia pure alla pari con l'Atletico Madrid. Due ko consecutivi non sono normali per i troppo forti.

Con Vilanova, nella scorsa stagione, era successo a febbraio ma i rivali si chiamavano Real Madrid e Bayern: altre storie. I flop di Amsterdam e Bilbao evidenziano un'involuzione nel gioco, la forma calante di qualche big, le carenze di personalità di Neymar e il peso delle assenze prolungate di Messi e Victor Valdes. Morale: le critiche si moltiplicano e l'ambiente comincia a dare preoccupanti segni di nervosismo. Come il malcontento di Pedro e Tello che giocano poco e vogliono andarsene o il gestaccio rivolto dalla panchina da Iniesta ai tifosi baschi che lo fischiavano dopo essere stato sostituito.

Segnali non da Barça. Ha vinto di tutto, a raffica, dal 2008. Poi, lasciato da Guardiola, ha dovuto cambiare due allenatori in un anno e mezzo e, ora, senza il totem Messi che qualcuno magari credeva non più fondamentale, sta scoprendo i primi veri problemi.

Per la gioia di Madrid, che ha due squadre pronte ad approfittarne. E intanto sfotte pure, sottolineando la iella che porta quella nuova terza maglia a strisce con i colori giallorossi della Catalogna indipendentista: il Barcellona l'ha usata 5 volte e non ha ancora vinto.

2 - L'ATLETICO SIMEONE COSTA COME BALE E COMANDA LA LIGA
Alessandro Pasini per il "Corriere della Sera"

Il Comandante Cholo è ricco, elegante e carico di medaglie, ma non ha mai smesso di considerare il futbol come lotta di classe: «Il mio Atletico Madrid è la speranza in tempi difficili. Noi diamo fiducia a chi lavora con mezzi limitati e lotta contro qualcosa di più grande partendo da basi limitate».

Era il manifesto del Diego Simeone giocatore, magnifico guerriero ancora adorato da tutti i suoi tifosi, compresi interisti e laziali che sognano di averlo un giorno sulla loro panchina. È diventato il manifesto dei suoi Colchoneros, la squadra del momento: primi nella Liga con il Barcellona (a più 3 sul Real) e qualificati in Champions con due giornate di anticipo, giocano bene, vincono (17 volte, un solo k.o. in campionato con l'Espanyol, un pari in Champions e 2 nella Supercoppa spagnola, consegnata al Barça senza perdere), segnano tanto, hanno un bomber prodigioso (Diego Costa, 18 gol), hanno la migliore difesa della Liga (con il Barça) e hanno trasformato il Vicente Calderon in una fortezza (9 vittorie su 9). Cifre monstre che hanno convinto anche Cristiano Ronaldo: «Sì, l'Atletico è da titolo».

Dopo tante partite è una tesi fondata, anche se una scuola di pensiero vuole i biancorossi più portati per la Champions, viste le caratteristiche di gioco e il killer instinct di Diego Costa e David Villa, cacciato da Barcellona e riciclatosi alla grande nell'altra Madrid. Ma la paura degli avversari più l'entusiasmo del popolo materassaio - che non festeggia dal Doblete del 1996, campionato più Coppa del Re con Simeone in campo - sono una miscela che può esplodere. Per questo il Cholo non fa una piega: «Non abbiamo alcuna chance. La Liga è noiosa, è sempre un affare per due. Lo dicono i bilanci».

E qui si torna alla lotta di classe. Il fatturato 2012 dell'Atletico era infatti di 107,9 milioni, quello di Real e Barça rispettivamente di 512,6 e 483. In soldoni, i Cholitos di Simeone valgono poco più di Gareth Bale da solo. Si può combattere con simili carte in mano? Il Cholo dice no, ma la realtà dimostra che, almeno finora, si può sì se hai un valido sistema di gioco e idee chiare.

L'Atletico si basa su un 4-4-2 solido, di ripartenza ma non solo, con gioco sulle fasce, attacco super e grande dinamismo molto alla Simeone: non a caso è leader della Liga nei tackle. Squadra massiccia, insomma. E apparentemente senza falle. In campo e fuori. «Il Cholo ha cambiato il nostro modo di pensare», ha detto Diego Costa. «Ha sconfitto la negatività e lo storico perdentismo del club», ha aggiunto Diego Forlan, ex idolo biancorosso.

In effetti, quando l'uomo di Baires arrivò al Calderon nel dicembre 2011 (con due titoli argentini vinti con Estudiantes e River e una salvezza a Catania), l'Atletico era decimo, triste, ripiegato sui propri antichi guai (53 tecnici dal 1986) e sulla tradizionale subalternità al Real. Simeone ha introdotto un credo chiaro e semplice, che ripete come un matra: «Coltello fra i denti e giocare ogni partita come se fosse l'ultima».

Lui ha fatto e fa sempre così: «Potrebbero licenziarmi domani, non posso pensare oltre». Di battaglia in battaglia sono arrivati un terzo posto nella Liga e tre trofei: Europa League (sull'Athletic Bilbao), Supercoppa europea (sul Chelsea) e Coppa del Re (sul Real).

Lo splendido presente è la naturale conseguenza di quelle imprese, quando Simeone ha battuto in fila Bielsa, Di Matteo e Mourinho, al quale molti lo accostano. « 43 anni è solo all'inizio: diventerà uno dei più grandi allenatori di sempre», dice il suo difensore Gabi. Perché il Cholo genera non solo vittorie, ma ammirazione e devozione: al Vicente Calderon la sua maglia numero 14 è ancora la più venduta. La vera star del miracolo Atletico è lui.

 

 

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