dan peterson

“DAN PETERSON, PER NOI NUMERO 1” - IL "WALL STREET JOURNAL" CELEBRA IL GLORIOSO PASSATO DA ALLENATORE DI BASKET DEL FAMOSO VOLTO TV: “HA CAMBIATO LA NBA DALL’ITALIA” - PERLE DI IRONIA ALLA WOODY ALLEN E LUCIDITA’ LASER, IL 'NANO GHIACCIATO' E' "IL PATRIARCA DELL'UNIONE TRA BASKET AMERICANO ED EUROPEO" - ECCO PERCHE' - VIDEO!

 

MASSIMO ORIANI per La Gazzetta dello Sport

 

Dan Peterson

A volte lo sottovalutiamo. Per noi è il Coach, quello con cui scherzare sui suoi Chicago Bears che non vincono un Super Bowl dall' 86, o Northwestern, il college dove si è laureato, qualche anno fa - senza fare date... - che spesso (ma non quest' anno!) affondano nel football contro i colossi della Big Ten. Una volta erano i Cubs l' oggetto del contendere, ma avendo vinto le World Series due stagioni orsono, gli sfottò sono stati riposti nel cassetto.

 

Dan Peterson invece non è solo il leggendario allenatore che ha guidato l' Olimpia Milano a 4 scudetti, dopo aver conquistato il primo in Italia con la Virtus Bologna nel 1976. Ora anche il prestigioso Wall Street Journal gli ha reso il giusto merito, dedicandogli un articolo dal titolo «L' allenatore che ha cambiato la Nba dall' Italia».

 

L' autore, Ben Cohen, lo definisce «un piccolo 82enne, bianco di capelli, che sembra il perfetto italiano con quell' abito grigio mentre si siede a bordo campo prima di una partita dell' Olimpia. "Buonasera Coach" lo saluta un tifoso. Gli chiedono selfie, strette di mano, vogliono poter dire d' aver incontrato Dan Peterson».

 

dino meneghin e dan peterson

Nulla di più vero. L' entusiasmo che genera in chiunque lo incontri è contagioso. Dimenticatevi il burbero allenatore che urla «sputate sangue» ai suoi giocatori. Peterson ha sempre un sorriso per tutti, una parola, la capacità di mettere tutti a loro agio, in qualsiasi situazione. Ha l' energia dell' Energizer Bunny. Avete presente l' orsacchiotto di peluche che pubblicizza le pile Duracell e non si ferma mai? Al Festival dello Sport di Trento, dopo un incontro in piazza col pubblico, doveva intrattenersi con dei ragazzini che giocavano sul campetto allestito accanto al palco per l' occasione.

 

dan peterson 17

«Non più di 2-3 schemi, poi devo andare a pranzo» ci disse. Passati tre quarti d' ora abbondanti, fummo costretti a dire allo speaker che il clinic si chiudeva lì, altrimenti addio pranzo e soprattutto evento con l' Olimpia del Grande Slam. Era entrato nel suo elemento, aveva bloccato tutto ciò che non era insegnare pallacanestro. Quello, e fare comunicazione, sono i motivi principali per cui il Buon Dio lo ha messo su questa Terra e lo ha conservato sino ad oggi con quella forza da trentenne.

 

«Peterson è uno delle più sottovalutate ma influenti figure nella storia dello sport perché non ha giocato o allenato nella Nba - prosegue l' articolo - E' stato oltreoceano per quasi tutta la carriera». Le parole più belle sono quelle di Pat Riley, un mito, non uno qualunque: «E' il patriarca dell' unione tra basket americano ed europeo» ha detto il presidente dei Miami Heat. Il grande riconoscimento che il Wall Street Journal sottolinea è l' impatto che i suoi insegnamenti hanno avuto su come si gioca oggi nella Nba: «Ci sono state due grandi innovazioni negli anni recenti: si è alzato il ritmo del gioco e si tira molto di più da tre punti.

 

PETERSON

Mike D' Antoni è stato in prima linea in entrambi i casi. I suoi Phoenix Suns hanno costretto la lega a corrergli dietro, i suoi Houston Rockets hanno battuto per 3 anni consecutivi il primato di triple realizzate. Ma se andate a cercare dove D' Antoni ha coltivato queste idee, scoprirete che è accaduto nei suoi anni formativi, a Milano, quella che è ancora casa per il suo mentore, Dan Peterson».

 

Già, proprio il nostro Coach. Nostro perché ce ne siamo appropriati 45 anni fa e non abbiamo la minima intenzione di restituirlo agli States. Ormai è un patrimonio nazionale. Ma non chiamatelo monumento. Quelli sono di pietra, immobili.

 

Lui, come detto, è l' esatto contrario. Arrivato in Italia grazie a Chuck Daly nel 1973, quando passò dalla Virtus a Milano, si ricordò di un certo signore del West Virginia col baffone, tale Mike D' Antoni. Aveva allenato contro di lui al college quando guidava Delaware ed era rimasto intrigato. «Era il più grande playmaker e non di poco» ricorda Peterson. D' Antoni lo ricorda in maniera un filo meno lusinghiera:

 

«Non avevo idea di chi fosse». Avrebbero passato i seguenti dieci anni insieme, a collezionare trofei. «Peterson salvò la carriera di Mike - scrive il Wall Street Journal - D' Antoni aveva perso fede nelle sue capacità, fu come se Dan gli avesse corretto il cappuccino con una spruzzata di fiducia».

PETERSON

 

«Ha lasciato che fossi me stesso -ha raccontato il tecnico dei Rockets nell' intervista - Mi incoraggiava a tirare almeno 12 volte a partita, promettendomi che non mi avrebbe tolto anche se li avessi sbagliati tutti. "Ma se ne prendi 11 e ne fai 10, allora dovrò farti un discorsetto" fu il suo monito».

 

Peterson fu uno dei primi a sfruttare il tiro da tre quando venne introdotto nel basket Fiba nel 1984. «La Nba dormiva - ricorda il Coach - Ora lo usano tutti». Il Wall Street Journal individua poi un momento chiave in questa vicenda: «Gli allenatori Nba iniziarono a prendere in considerazione il maggior utilizzo delle triple e l' idea gli venne da Peterson, che ne invitava molti ai suoi camp estivi a Salsomaggiore. Tra questi, Pat Riley, che non rinunciava mai a un viaggio in Italia per far shopping da Missoni e Armani. «Ci trovavamo in hotel - ha ricordato il tecnico 5 volte campione Nba da allenatore con Lakers e Miami - mangiavamo pasta e insegnavamo basket. La sera, cena con Dan e si parlava di pallacanestro sino a tarda notte». Quarant' anni dopo, il Coach non ha ancora smesso di insegnare. E di correre. Possiamo solo dirgli grazie, per aver scelto noi, arricchito il nostro basket e le nostre vite. Caro Coach, non butti ancora la pasta, c' è tempo.

PETERSON MCADOO

 

COACH PETERSON E QUELLA VIA...

Pier Bergonzi per la Gazzetta dello Sport

 

Per noi... numero 1! Il Coach per antonomasia, il più italiano degli americani, sta finalmente per essere ri-scoperto anche negli States. A casa sua.

 

Stiamo parlando di Dan Peterson, per noi semplicemente il «Coach», l' uomo che ha allargato i confini della nostra pallacanestro, il tecnico che sta al basket come Arrigo Sacchi sta al calcio, il commentatore che ha messo i jeans al lessico. Per noi della Gazzetta, un amico.

BIANCHINI PETERSON

 

Potete immaginare quanto ci abbia fatto piacere che il Wall Street Journal gli abbia dedicato una «Story» da copertina considerandolo «l' uomo che ha cambiato l' Nba dall' Italia». L' ideale viaggio di ritorno, Peterson vive e lavora a Milano da 45 anni, lo ha fatto per interposta persona uno dei suoi tanti allievi: Mike D' Antoni. Sì perché se il basket Nba ha «preso» qualche sfumatura europea lo deve al coach che sta facendo benissimo con gli Houston Rockets.

 

Mike era il numero 8 dell' Olimpia che firmò tra l' altro lo storico triplete 1986-1987, e non perde occasione per ricordare le sue radici tecniche italiane, non fa altro che citare Peterson. E il leggendario Pat Riley definisce Dan come «il patriarca dell' unione tra basket americano ed europeo».

 

peterson bagatta

Livio Proli, quando nel 2011 lo richiamò sulla panchina dell' Olimpia (diventata Armani) dopo 24 anni gli chiese una cosa sola: «Coach, restituisca il sorriso ai giocatori...». Sì perché Dan come tutti i leader carismatici faceva gruppo senza alzare la voce, alzando invece autostima e obiettivi.

 

A 82 anni splendidamente portati, Peterson continua a regalare perle di ironica saggezza alla Woody Allen con quel suo fisico ascetico e una lucidità laser. Nel 2013 è entrato nella Hall of Fame del basket italiano ed era anche tardi. Ora ci auguriamo che il servizio del Wall Street Journal possa aprirgli anche la porta del «Naismith Memorial Basketball Hall of Fame». Tra i «padri» storici del «Gioco» a stelle e strisce, accanto a Rubini, Nikolic e Gamba, coach Peterson ci starebbe alla grande. Per noi... numero 1.

DAN PETERSON

 

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