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VE LO RICORDATE? ALTRO CHE ZOFF E BUFFON: E' STATO L’UNICO PORTIERE CHE HA AVUTO L'ONORE DI FINIRE DA SOLO SULLA COPERTINA DELL'ALBUM PANINI, MA QUANDO HA GIOCATO IN UNA BIG HA FALLITO: DI CHI SI TRATTA? INDIZIO: LA PAPERA SU UN TIRO APPARENTEMENTE INNOCUO DI RUBEN SOSA GLI COSTO’ CARISSIMO… - VIDEO

 

 

Paolo Camedda per goal.com

 

 

Ha avuto l'onore di finire sulla copertina dell'Album Panini, ma quando ha giocato in una big ha fallito: Lorieri, il portiere acrobatico.

LORIERI 9

Sul piano tecnico non aveva nulla da invidiare ai suoi colleghi più illustri. Negli interventi acrobatici, poi, eccelleva grazie a un'splosività sulle gambe fuori dal comune.

 

Fabrizio Lorieri, proprio in virtù della spettacolarità delle sue parate, è stato finora l'unico portiere a finire da solo sulla copertina di un album calciatori Panini (Dino Zoff nell'album 1975/76 era infatti ritratto in presa alta 'in compagnia' di altri due calciatori), esattamente quello della stagione 1992/93, anno in cui giocava in Serie B ad Ascoli, in un'immagine del fotografo Pino Bellini che lo vede intento in una delle sue uscite spericolate.

 

Tuttavia, nonostante le sue indubbie qualità e le ottime premesse a livello giovanile, fatta eccezione per una stagione ad alto livello con il Torino (la seconda), quando sarà chiamato a giocare con una big subirà aspre critiche e non riuscirà ad imporsi. Nell'Inter non trovò spazio, chiuso dall'emergente Walter Zenga, con il Torino finirà male (retrocessione e critiche al veleno) e con la Roma non andò meglio.

 

lorieri

Dove sarà sempre ricordato per le sue notevoli prestazioni è invece nelle piccole squadre, delle quali ha costituito spesso l'ultimo baluardo: innanzi tutto l'Ascoli, successivamente con il Lecce.

 

 

Nato a Massa l'11 febbraio 1964, Lorieri cresce calcisticamente nelle giovanili dell'Inter. È considerato una promessa e nel 1981/82 è mandato a farsi le ossa, come si diceva allora, alla Sangiovannese. Con i lombardi gioca titolare e disputa una buona stagione. L'anno seguente passa al Prato, con cui vince il campionato e ottiene la promozione in Serie C1 a 19 anni.

 

Nel 1983/84 torna così all'Inter, ma in nerazzurro è chiuso da un altro giovane estremo difensore e vive una stagione da riserva senza mai scendere in campo. Nel 194/85 passa così in comproprietà al Piacenza, in Serie C1 e sfiora la promozione in Serie B, perdendo lo spareggio contro il L.R. Vicenza.

 

Intanto è fra i protagonisti dell'Italia Under 21 guidata da Azeglio Vicini: nel biennio 1985-87 gioca 4 partite con gli Azzurrini, venendo anche qui scalzato da Zenga, e vincendo la medaglia d'argento agli Europei di categoria del 1986, dopo aver avuto la peggio nella doppia finale contro la Spagna.

 

Nel 1985/86, fa la sua ultima stagione con i nerazzurri, ancora una volta come riserva di Zenga, prima di essere ceduto a titolo definitivo nell'estate seguente al Torino. La prima stagione è di assestamento, e vede Lorieri alternarsi in porta con Renato Copparoni.

 

lorieri

L'estremo difensore toscano totalizza 24 presenze e mette in mostra il suo potenziale, che può far valere in tutte le sue varianti nella stagione 1987/88. Capelli lunghi e ricci, con il capellino in testa, e in inverno con pantalone lungo e il calzettone bianco, nel suo secondo anno con il Torino diventa infatti un titolare inamovibile, disputa tutte e 30 le partite e con i granata arriva a giocarsi la qualificazione in Coppa UEFA in un drammatico spareggio-derby con la Juventus.

 

Dopo lo 0-0 dei tempi regolamentari e dei supplementari, tutto si decide ai rigori, dove gli errori di Benedetti e Comi consegnano la qualificazione alla Vecchia Signora. Per Lorieri, nonostante l'amarezza del traguardo sfumato, resta la soddisfazione di un campionato da protagonista che gli fa guadagnare la riconferma nella stagione successiva.

 

La stagione 1988/89 è tuttavia molto travagliata per i colori granata. La squadra naviga nei bassifondi della classifica, cambia tre volte allenatore, a fine anno si materializza l'incubo della retrocessione. Anche Lorieri commette degli errori e dopo il 4-0 in Coppa Italia contro il Verona i tifosi chiedono la testa dell'estremo difensore, ma il club lo difende: "Lorieri non si vende".

 

La situazione precipita però al Comunale il 18 dicembre 1988. I granata affrontano in casa il Milan e si portano sul 2-1 con una doppietta del brasiliano Müller. La vittoria è a un passo, ma proprio allo scadere del tempo regolamentare, su un calcio d'angolo per i rossoneri, Lorieri ha un'incomprensione con i suoi difensori e resta a metà strada, Van Basten lo trafigge di testa e il portiere diventa una furia, e a nulla servono i tentativi fatti per calmarlo.

 

Così perde il posto da titolare in favore del giovane ed emergente Marchegiani, e nell'estate del 1989 viene ceduto all'Ascoli.

 

 

Ascoli, dove resta per ben 4 stagioni, diventa una seconda casa per Lorieri. L'estremo difensore, chiamato a non far rimpiangere Pazzagli, ceduto al Milan, si cala subito nella nuova realtà, diventando presto un beniamino dei tifosi. Il campionato 1989/90 è duro per i marchigiani, che chiudono all'ultimo posto in classifica e retrocedono in Serie B.

 

lorieri

Ma le prestazioni di Lorieri, sempre fra i migliori in campo con parate a volte al limite dell'incredibile, non passano inosservate e il toscano riscatta la precedente deludente stagione con i granata.

 

In Serie B, nel 1990/91, è con il bomber Casagrande fra i protagonisti della rapida risalita in Serie A dei bianconeri. L'anno seguente è ancora titolare con l'Ascoli in Serie A, dove la squadra vive una stagione disastrosa. Lui però fa il suo, salva goal già fatti ma la situazione è quella che è e per Lorieri scatta l'etichetta di grande portiere con le piccole squadre.

 

Succede però che il 10 maggio 1992, con l'Ascoli già matematicamente retrocesso, Lorieri pari anche gli spilli contro la Roma di Ottavio Bianchi. L'ex granata neutralizza persino un calcio di rigore di Rizzitelli. Soltanto nel finale i giallorossi passano con un tiro da fuori area corretto in porta da Andrea Carnevale. Ma la prestazione del portiere avversario resterà impressa nella mente dei dirigenti giallorossi.

 

Nelle Marche Lorieri resta ancora una stagione in Serie B, e l'avventura in bianconero si conclude per lui nel modo più doloroso: nonostante le sue parate, infatti, l'Ascoli perde lo spareggio con il Piacenza per tornare in Serie A, con il risultato che dal 2-1 in favore dei bianconeri, si tramuta nei minuti finali in 3-2 per gli emiliani.

 

 

Nell'estate 1993 il presidente Rozzi, che l'anno precedente aveva resistito agli assalti di diverse squadre per il suo portiere, non può resistere alla richiesta della Roma, che la spunta sulla concorrenza pagando il cartellino di Lorieri 4 milliardi.

 

Nella capitale al portiere si presenta l'occasione che tanto aspettava. Ma fin dall'esordio si capisce che per lui non sarà un'avventura salutare, tutt'altro. Il Genoa supera la Lupa 2-0, e già si scatenano le prime critiche per l'estremo difensore toscano.

 

"Roma non è Ascoli", scrivono nei giornali, e anche: "Parare non basta, bisogna parare quando serve". Contro il Milan, sul risultato di 0-0 al Meazza, la Roma va sotto con un tiro di Albertini deviato in rete da Papin con una deviazione fortunosa sotto misura, con Lorieri letteralmente beffato.

 

I tifosi invocano che a giocare titolare sia l'altro portiere Cervone, e i due iniziano ad alternarsi fra i pali. Succede però che il 19 dicembre, contro l'Inter all'Olimpico, Lorieri incappi in una mezza papera. Un tiro apparentemente innocuo di Ruben Sosa, ex Lazio, si infila alle sue spalle e si scatena la bufera.

 

Il portiere toscano finisce per diventare il dodicesimo e la squadra di Mazzone chiude al 7° posto. Resta a Roma anche nel 1994/95, ma dopo aver trovato il campo in sole 4 occasioni, 2 volte in Coppa Italia e 2 volte in Serie A, nell'estate del 1995, scaricato ormai dalla società e dagli stessi tifosi, riparte dal Lecce, addirittura in Serie C1.

 

 

In Salento Lorieri, fallita la grande occasione con la Roma, rinasce nuovamente. Con il portierone toscano come guardiano della propria porta, i giallorossi pugliesi, guidati dal futuro Ct. azzurro Giampiero Ventura, dominano il Girone B  e ottengono una pronta promozione. Il successivo torneo cadetto è duro, ma anche grazie al ritorno di Lorieri su livelli di eccellenza, il Lecce è competitivo per le prime posizioni.

 

L'ex Roma è decisivo con le sue parate nella rimonta al Barbera contro il Palermo (3-2) e nell'1-0 sofferto con il Genoa. I salentini chiudono al 3° posto e conquistano la promozione in Serie A. Per Lorieri torna l'etichetta di 'portiere buono solo per le piccole'. Il 1997/98 è una stagione sofferta per la squadra. Il portiere sa comunque essere protagonista a suo modo quando, a San Siro contro il Milan, alla 6a giornata, con le sue parate mette la museruola a Kluivert, Donadoni e Ba.

 

Il Lecce vince 2-1 e compie l'impresa, sebbe a fine anno retroceda, come prevedibile. Lorieri, come ad Ascoli, resta ancora un'altra stagione in Serie B ed è il leader della squadra di Sonetti. Contro la Ternana, il 29 novembre 1998, para due rigori a Fabris e Tovalieri, risultando il protagonista assoluto di un successo che dà il là alla galoppata promozione. Quest'ultima si materializza con il successo interno contro il Chievo per 2-1, che dà il là alla festa promozione.

 

In quel momento termina però anche la favola di Lorieri al Lecce, visto che la società decide di puntare su Antonio Chimenti, portiere che come accaduto alla Roma qualche anno prima ne eredita il posto.

 

Lorieri va per una stagione alla Salernitana, in Serie B, senza infamia e senza lode, prima di approdare al Genoa e tentare una nuova scalata verso la Serie A a quasi 40 anni. Lui gioca di nuovo su buoni livelli, ma nei suoi due anni genovesi la squadra non si dimostra all'altezza e fallisce l'obiettivo promozione.

 

Le ultime due stagioni vedono l'esperto portiere tornare in Serie C, prima a La Spezia, non lontano da casa, infine al Cuoiopelli. Appesi i guantoni al chiodo, diventa preparatore dei portieri, lavorando dal 2013 al 2018 con Di Francesco al Sassuolo. Passato con il tecnico pescarese alla Sampdoria, è rimasto a Genova anche dopo l'addio del tecnico.

 

La sua carriera lo ha visto protagonista con tante maglie, ma eccellere soprattutto in Provincia, deludendo invece, non senza rimpianti, con la Roma. Con la soddisfazione di vedersi ritratto sull'album Panini grazie alle sue doti acrobatiche.

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