
MA JOVANOTTI A CASA SUA, SDRAIATO SUL DIVANO, NON CI RIESCE A STARE? IL CANTANTE 58ENNE, A 2 ANNI DAL TERRIBILE INCIDENTE IN BICI A SANTO DOMINGO (CON FRATTURE IN TRE PUNTI DEL FEMORE E DELLA CLAVICOLA) SI È RIMESSO IN SELLA E SI È INFLITTO UN VIAGGIO A TAPPE DI 770 CHILOMETRI DA CORTONA AL LAGO DI FUSINE IN FRIULI DOVE OGGI POMERIGGIO SUONERÀ AL “BORDERS MUSIC FESTIVAL” – “IL DOLORE È ORMAI È IL MIO COMPAGNO DI VIAGGIO, LUI MI SFIDA, IO NON MOLLO. INSIEME ANDREMO LONTANO” - VIDEO
Luca Dondoni per lastampa.it - Estratti
«Mi raccomando, stai attento», dice Francesca a Lorenzo mentre si rimette in sella per cominciare la sua pedalata: 770 km, «uno per ogni giorno passato dal botto di due anni fa a Santo Domingo», e proprio sulla stessa bicicletta su cui pedalava il giorno in cui la vita gli è cambiata, il 15 luglio 2023. Dopo essere trionfalmente tornato sul palco, ora Jovanotti è di nuovo sui pedali, partito dalla sua Cortona con una meta precisa:
«Il 26 luglio, sabato pomeriggio, con la mia band suoneremo il nostro unico live di questa estate e sarà al No Borders Music Festival, una bella cosa che fanno lassù da trent’anni e che proprio quest’anno celebriamo particolarmente. Al nostro #bikeconcert si potrà arrivare solo in bici però, e ci saranno seimila ciclisti, me compreso».
Naturalmente, è un viaggio alla Jovanotti: con un po’ di amici che pedalano con lui e tantissimi nuovi amici che lo avvicinano per strada (...)
Mesi fa, raccontando la sua incredibile ripresa fisica dopo la caduta in bicicletta del 15 luglio 2023 dove si era fratturato il femore in tre punti e la clavicola, avevamo scritto che il corpo di Lorenzo per resilienza, costanza, energia e la determinazione che incarna, un giorno lontano dovrebbe essere donato alla scienza.
La nuova impresa ne è una conferma. «Ho voluto fare questo viaggio con la stessa bici con la quale sono caduto – racconta Jova – l’abbiamo fatta rimettere a posto e sono risalito. Perché per quello che è successo a me si deve fare un po’ come quando si cade da cavallo, si risale e si riparte. E poi questo è un viaggio per l’Italia, la nostra bella Italia, una cosa che non ho mai fatto».
A 58 anni, Jova ha riconquistato la sua vita a colpi di pedale, di musica, di coraggio. Una vita fatta di canzoni, certo, ma anche di strade polverose, salite ardite, paesaggi rubati al tempo.
Il viaggio è fatto di ricordi e di racconti. «Guardate qui il Tevere com’è piccolo – dice sceso dalla bici, mostrando quello che è poco più di un torrente tra gli alberi –. Da bambino vivevo molto vicino al Tevere, a Roma il Tevere è grande, maestoso. Allora il mio babbo mi portò con sé da queste parti in un posto così, dove il Tevere è piccolissimo e mi disse: “Vedi: questo è il fiume che passa vicino a casa nostra, è grande, importante, ma quando nasce è piccolo così”. E nella vita mi è capitato di identificarmi, quando mi sono sentito come qualcosa che cresceva e accumulava detriti, e ho ripensato a questa lezione che mi diede il mio vecchio quando ero bambino dedicandomi una intera giornata».
Il viaggio è passato anche per Castrocaro, sede del mitico festival musicale. È nel Salone delle feste della cittadina che Lorenzo ha fatto le prime prove per il Palajova, ha ricominciato a impugnare seriamente e di nuovo un microfono. «Sto entrando in uno dei posti più belli della mia vita – racconta in un reel, svelando che sempre a Castrocaro ha portato avanti tutto il periodo di fisioterapia che gli ha permesso di tornare in forma – è il mio posto del cuore. “Castro Caro” lo chiamo io, dividendo la parola in due. Qui nel Salone ho preparato il Palajova con la band e sono sicuro, nemmeno gli Oasis che si sono appena riuniti, hanno mai avuto un posto così bello dove provare. Sono estasiato quando lo vedo». Talmente tanto che prima di entrarci l’artista si leva le scarpe e cammina a piedi nudi, come si fa quando si varca la soglia di un luogo sacro.
Ma forse la parte più emozionante sono le persone che incontra: quando si ferma e mentre pedala, che siano automobilisti, motociclisti, ciclisti. Lo avvicinano, lo salutano, lo incoraggiano, gli allungano il telefono per fargli salutare mamma.
E il dolore fisico? «Oggi mi fa ancora male – aveva scritto prima di partire – ho questo dolore fisso che ormai è talmente familiare che lo vivo come un compagno di viaggio, io gli sto addosso, mi alleno tutti i giorni, lui mi sfida, io non mollo. Insieme andremo lontano». Dopo il primo giorno di bicicletta e 2500 metri di dislivello, col fiatone e il sorriso dice: «Ho un po’ male. Ma pensavo peggio».