FUSIONE FIAT-CHRYSLER - LA LUNGA ESTATE CALDA DI MARPIONNE L’AMERIKANO

Paolo Griseri per "Affari&Finanza-La Repubblica"

I segnali premonitori sono tutti sul tavolo. Sergio Marchionne sta predisponendo con metodo le pedine, ha avviato le mosse preparatorie come un generale sistema le truppe sul campo alla vigilia della battaglia. Il piano fusione è pronto a scattare in qualsiasi momento.

L'estate calda del merger Fiat-Chrysler è appena cominciata. Se l'operazione andrà in porto, entro fine anno nascerà il settimo gruppo mondiale dell'auto. Probabilmente quotato a New York e con il quartier generale a Detroit. Molto è già stato discretamente predisposto e verrà reso noto al momento opportuno. Molto è ancora da decidere e sono queste le settimane che possono far cambiare senso alla storia. Che cosa ci guadagnerà e che cosa ci perderà l'Italia?

L' ultima mossa preparatoria in ordine di tempo dovrebbe essere quella di ricontrattare, con un pool di nove banche americane ed europee (per l'Italia ci sono Unicredit, Intesa e Mediabanca ma potrebbe aggiungersi anche Mps) una linea di credito di 1,9 miliardi di euro (2,6 miliardi di dollari).

L'accordo potrebbe essere raggiunto entro fine mese e, secondo le indiscrezioni, potrebbe consentire a Marchionne di sbloccare il divieto che oggi impedisce a Chrysler di pagare dividendi. Se così fosse, Fiat, in quanto azionista di Detroit, otterrebbe nuova liquidità da utilizzare nell'acquisto del 41,5 per cento di azioni ancora in mano al fondo Veba.

Ma il dividendo Chrysler potrebbe avere contemporaneamente un effetto sfavorevole a Torino perché consentirebbe anche a Veba di incamerare liquidità e dunque aumentare la sua autonomia nella trattativa con Fiat. Si sa che l'obiettivo principale del fondo è realizzare il massimo dalla vendita del pacchetto per poter finanziare l'assistenza medica e assicurativa dei pensionati di Chrysler.

Il fattore tempo gioca dunque a favore di Marchionne mentre è plausibile che il fondo intenda chiudere la trattativa il prima possibile. Il secondo segnale delle ultime settimane è l'annuncio di Exor di cedere una partecipazione storica come la quota in Sgs.

Partecipazione alla quale Torino era particolarmente legata perché di Sgs Marchionne continua ad essere presidente. Con l'operazione gli Agnelli hanno incamerato due miliardi di euro in preparazione di un'eventuale aumento di capitale Fiat anche se ufficialmente la finanziaria degli Agnelli ha smentito che la provvista sia legata alla vicenda americana.

Ora il Lingotto ha di fronte a sé diversi scenari. Molto dipenderà da quando e come Torino conquisterà la totalità delle azioni Chrysler. Se attendendo il pronunciamento del Tribunale del Delaware sul valore delle azioni, che arriverà plausibilmente entro il 25 luglio. Oppure grazie a un accordo extragiudiziale con il fondo Veba.

Di quell'accordo potrebbe far parte anche il pagamento del dividendo Chrysler che la ricontrattazione del debito con le banche potrebbe consentire. Se Marchionne arriverà così a ottenere il 100 per cento di Chrysler, si passerà successivamente alla creazione di una holding americana da quotare a New York in cui far confluire le attività di Fiat e Chrysler.

Ma se l'accordo con Veba non si trovasse, i tempi si allungherebbero perché per comperare il 41,5 per cento di Detroit sarebbe necessario attendere la quotazione del titolo in Borsa, «operazione che non potrà essere fatta prima del quarto trimestre di quest'anno», ha dichiarato l'ad di Torino. Qualsiasi scenario si realizzi, è piuttosto probabile che entro fine anno la Fiat di oggi confluisca in una grande società con sede in America.

Sarà un vantaggio o uno svantaggio? Sarà quasi certamente un vantaggio per gli azionisti. Le banche di tutto il mondo concedono crediti a tassi più favorevoli a una società Usa di quanto non avvenga, a parità di fondamentali, per una società italiana, soprattutto oggi. Differenze significative, come passare dal 3 al 7 per cento.

E certamente la possibilità di essere quotati in una Borsa come Wall Street con una capitalizzazione quaranta volte superiore a quella di Milano, è un gran vantaggio per chi è in cerca di investitori. Quali conseguenze invece per gli insediamenti italiani? Secondo il progetto di Marchionne, la fusione dovrebbe servire a garantire lavoro alle fabbriche della Penisola anche se dovesse continuare l'attuale profonda crisi del mercato europeo.

Con la fusione il Lingotto potrebbe trovare in America i soldi necessari per investire negli stabilimenti italiani facendoli produrre per tutti i mercati e non solo per quello asfittico del Vecchio continente. Il primo esperimento è in corso da qualche mese alla Maserati di Grugliasco, vicino a Torino, dove si producono Quattroporte e Ghibli, due modelli di lusso destinati ad essere venduti in tutto il mondo.

Un esperimento che dovrebbe servire a capire se lo stesso metodo può essere utilizzato, su scala più larga, anche a Mirafiori. In sostanza l'Italia potrebbe perdere una parte del suo ruolo strategico nelle decisioni che riguardano la Fiat (anche se rimarrebbe a Torino la sede delle attività europee del nuovo gruppo) scambiando la perdita del quartier generale e della sede legale con la possibilità di mantenere gli attuali livelli occupazionali.

I tempi del merger stringono. Perché per far riuscire l'operazione è necessario sfruttare al massimo l'attuale congiuntura favorevole del mercato americano. Un rallentamento delle vendite e degli utili di Chrysler renderebbe tutto molto più difficile. Ecco perché l'estate che sta per cominciare sarà probabilmente quella decisiva.

 

fiat marchionne elkann a grugliasco Sergio Marchionne fiatMARCHIONNE ALLA FIAT IN SERBIA MARCHIONNE FIAT METALLURGICO marchionne fiat logo lapBOB KING E SERGIO MARCHIONNEMarchionne e Obama nella fabbrica Chrysler

Ultimi Dagoreport

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…