“BASTA DIRE CHE CHI SI OCCUPA DEI POVERI È COMUNISTA” – PAPA FRANCESCO ALL'ASSEMBLEA DELLA DIOCESI DI ROMA, NELLA BASILICA DI SAN GIOVANNI IN LATERANO, PARLA DELLE DISUGUAGLIANZE E DELLE POVERTÀ CHE COLPISCONO MOLTI ABITANTI DELLA CAPITALE – “L’IPOCRISIA E’ TANTA. IL POVERO NON È UN NUMERO, UN PROBLEMA O ANCOR PEGGIO UNO SCARTO…”
(ANSA) - "Per favore, il povero non può essere un numero, non può essere un problema o peggio ancora uno scarto. Egli è nostro fratello, é carne della nostra carne". Così il Papa all'assemblea della diocesi di Roma sulle disuguaglianze, nella Basilica di San Giovanni in Laterano. "E per favore, non diciamo che i preti, le suore che lavorano con i poveri sono dei comunisti! Per favore, questo si dice ancora", ha avvertito Francesco.
Il Papa, troppe le disuguaglianze e povertà che colpiscono Roma L'intervento di Francesco all'assemblea della diocesi di Roma
(ANSA) Il convegno di 50 anni fa sui "mali di Roma" è stato "un evento che ha segnato il cammino ecclesiale e sociale della Città e, in quell'occasione, la Chiesa di Roma si è messa in ascolto delle tante sofferenze che la segnavano, invitando tutti a riflettere sulle responsabilità dei cristiani di fronte ai mali della Città, entrando in dialogo con essa e scuotendo la coscienza civile, politica e cristiana di tanti".
Così il Papa all'assemblea della diocesi di Roma, nella Basilica di San Giovanni in Laterano, dedicata alle "disuguaglianze" e a "ricucire lo strappo". "Anche oggi e ancora oggi - ha detto Francesco - sono tante le disuguaglianze e le povertà che colpiscono molti abitanti della Città. Se da una parte tutto questo ci addolora, dall'altra ci fa comprendere quanto sia ancora lunga la strada da percorrere".
Secondo il Pontefice, "sapere che ci sono persone che vivono per strada, giovani che non riescono a trovare un lavoro o una casa, ammalati e anziani che non hanno accesso alle cure, ragazzi che sprofondano nelle dipendenze dalle droghe e in molte altre dipendenze 'moderne', persone segnate da sofferenze mentali che vivono in stato di abbandono o disperazione, questo non può essere solo un dato statistico". "Sono volti e storie di nostri fratelli che ci toccano e ci interpellano: cosa possiamo fare noi? - ha quindi chiesto - Vediamo nella storia ferita di queste persona il volto di Cristo sofferente? Siamo capaci di vedere questo? Avvertiamo il problema per farcene carico? Cosa possiamo fare insieme? Fare una festa per ricavare soldi per i poveri? L'ipocrisia è tanta".