giampiero mughini michela marzano

LA VERSIONE DI MUGHINI – L’ULTIMO LIBRO DI MICHELA MARZANO È UN ROMANZO CHE HA PER TITOLO “STIRPE E VERGOGNA”, TITOLO CHE ALLUDE ALLA “VERGOGNA” CHE LA MARZANO RAVVEDE NELLA STORIA DELLA SUA FAMIGLIA: IL FATTO CHE SIA STATO FASCISTISSIMO IL SUO NONNO PATERNO -  LA PAROLA “VERGOGNA” NON MI VA GIÙ. MI SEMBRA SBAGLIATA. COSÌ È ANDATA LA SOCIETÀ ITALIANA DI QUEL TEMPO, COSÌ È ANDATO IL DESTINO DI TANTI DEI NOSTRI GENITORI. NE STA PARLANDO UNO IL CUI PADRE HA TENUTO FINO AGLI ULTIMI ANNI DELLA SUA VITA UNA FOTO DI MUSSOLINI GIOVANE APPICCATA AL MURO DIETRO IL SUO TAVOLO DA LAVORO…

giampiero mughini

Giampiero Mughini per Dagospia

 

Caro Dago,

leggo sulla “Repubblica” di oggi un articolo che Simonetta Fiori dedica all’ultimo libro di Michela Marzano, un romanzo che ha per titolo Stirpe e vergogna, titolo che allude alla “vergogna” che la Marzano ravvede nella storia della sua famiglia: il fatto che sia stato fascistissimo il suo nonno paterno, fascistissimo persino nell’esercizio della sua professione di magistrato.

 

Mi scuso con la Marzano se non ho ancora letto il suo libro al momento in cui mi accingo a scrivere queste note. E’ la parola “vergogna”, annunziata così enfaticamente, che mi colpisce. La vergogna di avere avuto in famiglia uno che ha creduto nel fascismo. Mi sembra una parola sbagliata.

 

michela marzano stirpe e vergogna

Ne sta parlando uno il cui padre ha tenuto fino agli ultimi anni della sua vita una foto di Mussolini giovane appiccata al muro dietro il suo tavolo da lavoro. Uno che ha conosciuto molto bene (e stimato) l’avvocato Battista, anche lui un ex fascista, un personaggio che c’è e non c’è nel libro recentissimo di Pigi, “La casa di Roma”, e al quale Pigi aveva già dedicato il suo bellissimo “Mio padre era fascista”, un libro che avevo presentato in una piazza italiana alcuni anni fa.

 

(Poco tempo dopo, in occasione di un’altra mia uscita pubblica, quelli che mi ospitarono e che erano fieramente “antifascisti” quasi quasi mi chiesero di scusarmi di aver presentato quel libro. Non li presi a calci in culo perché sono fondamentalmente un bonaccione.)

 

Insisto. E’ la parola “vergogna” che non mi va giù. Non so esattamente chi sia stato e che cosa ha fatto da “fascista” mio padre negli anni Venti e Trenta. Quando lui toscano per motivi di lavoro venne a Catania, dove conobbe e sposò mia madre, mi pare fosse un personaggio influente del Partito nazionale fascista nella mia città natale.

michela marzano

 

Nel 1944, quando gli Alleati entrarono a Firenze, mio padre si diede latitante perché non si sa mai. Tornammo in Sicilia (lui, mia madre e io) su un camion americano. Lui si dimise dall’azienda (di proprietà della Fiat) di cui era un dirigente e ricominciò da zero, in uno scantinato, a fare i conti di uno che era stato un camionista nell’azienda di cui ho detto.

 

Col tempo papà, che nella sua carta da visita teneva scritto “rag. Gino Mughini”, perché i soldi di che studiare all’università non li aveva avuti, divenne un commercialista tra i più noti della mia città. Quando andavamo in giro non c’era chi non lo salutasse. Una volta andammo a pranzo in un ristorante i cui camerieri erano in lotta contro il proprietario. Io guardavo ammaliato uno di quei camerieri che ci serviva al tavolo.

 

Mussolini - marcia su Roma

All’uscita dal ristorante mio padre (che usava pochissime parole) mi disse: “Quel cameriere che tu guardavi adorante era uno squadrista violento e io l’ho fatto espellere dal Partito nazionale fascista”.

 

giampiero mughini sui giovani di destra nel 1980 7

Mai una volta ai tempi della mia militanza nell’estrema sinistra mio padre mi oppose una sola parola o un solo argomento. Mai. Quando “Giovane critica”, la rivista che avevo fondato e che dirigevo e che è stata tra quelle che hanno modellato il Sessantotto, entrò in difficoltà finanziarie, lui ne prese l’amministrazione e ci mise un po’ di soldi. Rigoroso com’era, di quei soldi tenne conto al momento di lasciare le sue cose ai suoi tre figli.

 

luigi pirandello tessera dei fasci di combattimento

Ai miei due fratelli toccò giustamente di più. E’ esattamente quel che avrei fatto io se mi fossi trovato al suo posto. Del resto ogni giorno e ogni ora della mia vita, vorrei che mio padre fosse orgoglioso di quel che faccio come io sono sempre stato orgoglioso di quel che lui faceva. Altro che vergogna.

 

Esattamente quel che sto leggendo nel secondo dei tre libri autobiografici di Concetto Pettinato, il giornalista catanese che nel 1946 venne condannato a 14 anni (sentenza Lucano docet) per avere diretto la “Stampa” ai tempi di Salò, condanna da cui venne poi amnistiato con la sacrosanta “legge Togliatti”.

PIERLUIGI BATTISTA - MIO PADRE ERA FASCISTA

 

Lui scrive del momento in cui il fascismo sta sorgendo, di chi erano quelli che lo appoggiarono fin dal primo momento, quelli che ne erano i più entusiasti, del Luigi Pirandello che si iscrisse al Partito nazionale fascista dopo l’assassinio di Matteotti. Era un momento della nostra storia, era una delle opzioni che si offriva alla nostra società come a tutte le altre travagliatissime società europee del primo dopoguerra.

 

Era una storia di uomini che vivevano tempi furibondi, non di individui dalle tre narici di cui vergognarsi un secolo dopo. Non avevano certo tutte le ragioni _ ci mancherebbe _, ma alcune sì, e Pettinato lo racconta magnificamente, Così è andata la società italiana di quel tempo, così è andato il destino di tanti dei nostri genitori. Il fascismo c’è stato nella società italiana, nel suo volto.

 

vittorio foa

Non era un eczema della pelle, e bensì qualcosa di più a fondo purtroppo. Ovvio che noi stiamo con i Vittorio Foa, con i Carlo Levi, con gli Umberto Terracini, con i fratelli Rosselli, con i Giaime Pintor, con quelli che gli si opposero e lo combatterono e lo pagarono chi con la vitza chi con decenni di carcere. Ovvio. Ciò che non ha niente a che vedere con una “vergogna” recitata ottanta o cento anni post factum.

michela marzanoSBARCO NORMANDIA ALLEATIFASCISTI PIAZZA SAN BABILADARIO FO CON ALTRI GIOVANI FASCISTI

 

benito mussolini adolf hitler

 

Ultimi Dagoreport

salvini calenda meloni vannacci

DAGOREPORT – LA ''SUGGESTIONE'' DI GIORGIA MELONI SI CHIAMA “SALVIN-EXIT”, ORMAI DIVENTATO IL SUO NEMICO PIU' INTIMO A TEMPO PIENO - IN VISTA DELLE POLITICHE DEL 2027, SOGNA DI LIBERARSI DI CIO' CHE E' RIMASTO DI UNA LEGA ANTI-EU E VANNACCIZZATA PER IMBARCARE AL SUO POSTO AZIONE DI CARLO CALENDA, ORMAI STABILE E FEDELE “FIANCHEGGIATORE” DI PALAZZO CHIGI - IL CAMBIO DI PARTNER PERMETTEREBBE DI ''DEMOCRISTIANIZZARE" FINALMENTE IL GOVERNO MELONI A BRUXELLES, ENTRARE NEL PPE E NELLA STANZA DEI BOTTONI DEL POTERE EUROPEO (POSTI E FINANZIAMENTI) - PRIMA DI BUTTARE FUORI SALVINI, I VOTI DELLE REGIONALI IN VENETO SARANNO DIRIMENTI PER MISURARE IL REALE CONSENSO DELLA LEGA - SE SALVINI DIVENTASSE IRRILEVANTE, ENTRA CALENDA E VIA A ELEZIONI ANTICIPATE NEL 2026, PRENDENDO IN CONTROPIEDE, UN'OPPOSIZIONE CHE SARA' ANCORA A FARSI LA GUERRA SUL CAMPOLARGO - LA NUOVA COALIZIONE DI GOVERNO IN MODALITÀ DEMOCRISTIANA DI MELONI SI PORTEREBBE A CASA UN BOTTINO PIENO (NUOVO CAPO DELLO STATO COMPRESO)....

donald trump vladimir putin xi jinping

DAGOREPORT - PERCHÉ TRUMP VUOLE ESSERE IL "PACIFICATORE GLOBALE" E CHIUDERE GUERRE IN GIRO PER IL MONDO? NON PER SPIRITO CARITATEVOLE, MA PER GUADAGNARE CONSENSI E VOTI IN VISTA DELLE ELEZIONI DI MIDTERM DEL 2026: IL PRESIDENTE USA NON PUÒ PERMETTERSI DI PERDERE IL CONTROLLO DEL CONGRESSO - SISTEMATA GAZA E PRESO ATTO DELLA INDISPONIBILITÀ DI PUTIN AL COMPROMESSO IN UCRAINA, HA DECISO DI AGGIRARE "MAD VLAD" E CHIEDERE AIUTO A XI JINPING: L'OBIETTIVO È CONVINCERE PECHINO A FARE PRESSIONE SU MOSCA PER DEPORRE LE ARMI. CI RIUSCIRÀ? È DIFFICILE: LA CINA PERDEREBBE UNO DEI SUOI POCHI ALLEATI....

fabio tagliaferri arianna meloni

FLASH! FABIO TAGLIAFERRI, L’AUTONOLEGGIATORE DI FROSINONE  CARO A ARIANNA MELONI, AD DEL ALES, CHE DOVREBBE VALORIZZARE IL PATRIMONIO CULTURALE DEL PAESE, PUBBLICA SU INSTAGRAM UNA FOTO DELLA PARTITA LAZIO-JUVENTUS IN TV E IL COMMENTO: “LE ‘TRASMISSIONI’ BELLE E INTERESSANTI DELLA DOMENICA SERA” – DURANTE IL MATCH, SU RAI3 È ANDATO IN ONDA UN’INCHIESTA DI “REPORT” CHE RIGUARDAVA LA NOMINA DI TAGLIAFERRI ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ IN HOUSE DEL MINISTERO DELLA CULTURA… 

elly schlein pina picierno stefano bonaccini giorgio gori lorenzo guerini giuseppe conte pd

DAGOREPORT – OCCHIO ELLY: TIRA UNA BRUTTA CORRENTE! A MILANO, LA FRONDA RIFORMISTA AFFILA LE LAME: SCARICA QUEL BUONO A NIENTE DI BONACCINI, FINITO APPESO AL NASO AD APRISCATOLE DELLA DUCETTA DEL NAZARENO – LA NUOVA CORRENTE RISPETTA IL TAFAZZISMO ETERNO DEL PD: LA SCELTA DI LORENZO GUERINI A CAPO DEL NUOVO CONTENITORE NON È STATA UNANIME (TRA I CONTRARI, PINA PICIERNO). MENTRE SALE DI TONO GIORGIO GORI, SOSTENUTO ANCHE DA BEPPE SALA – LA RESA DEI CONTI CON LA SINISTRATA ELLY UN ARRIVERÀ DOPO IL VOTO DELLE ULTIME TRE REGIONI, CHE IN CAMPANIA SI ANNUNCIA CRUCIALE DOPO CHE LA SCHLEIN HA CEDUTO A CONTE LA CANDIDATURA DI QUEL SENZAVOTI DI ROBERTO FICO - AD ALLARMARE SCHLEIN SI AGGIUNGE ANCHE UN SONDAGGIO INTERNO SECONDO CUI, IN CASO DI PRIMARIE PER IL CANDIDATO PREMIER, CONTE AVREBBE LA MEGLIO…

affari tuoi la ruota della fortuna pier silvio berlusconi piersilvio gerry scotti stefano de martino giampaolo rossi bruno vespa

DAGOREPORT - ULLALLÀ, CHE CUCCAGNA! “CAROSELLO” HA STRAVINTO. IL POTERE DELLA PUBBLICITÀ, COL SUO RICCO BOTTINO DI SPOT, HA COSTRETTO PIERSILVIO A FAR FUORI DALLA FASCIA DELL’''ACCESS PRIME TIME” UN PROGRAMMA LEGGENDARIO COME “STRISCIA LA NOTIZIA”, SOSTITUENDOLO CON “LA RUOTA DELLA FORTUNA”, CHE OGNI SERA ASFALTA “AFFARI TUOI” – E ORA IL PROBLEMA DI QUELL’ORA DI GIOCHINI E DI RIFFE, DIVENTATA LA FASCIA PIÙ RICCA DELLA PROGRAMMAZIONE, È RIMBALZATO IN RAI - UNO SMACCO ECONOMICO CHE VIENE ADDEBITO NON SOLO AL FATTO CHE GERRY SCOTTI SI ALLUNGHI DI UNA MANCIATA DI MINUTI MA SOPRATTUTTO ALLA PRESENZA, TRA LA FINE DEL TG1 E L’INIZIO DI “AFFARI TUOI”, DEL CALANTE “CINQUE MINUTI” DI VESPA (CHE PER TENERLO SU SONO STATI ELIMINATI GLI SPOT CHE LO DIVIDEVANO DAL TG1: ALTRO DANNO ECONOMICO) - ORA IL COMPITO DI ROSSI PER RIPORRE NELLE TECHE O DA QUALCHE ALTRA PARTE DEL PALINSESTO IL PROGRAMMINO CONDOTTO DALL’OTTUAGENARIO VESPA SI PROSPETTA BEN PIÙ ARDUO, AL LIMITE DELL’IMPOSSIBILE, DI QUELLO DI PIERSILVIO CON IL TOSTO ANTONIO RICCI, ESSENDO COSA NOTA E ACCLARATA DEL RAPPORTO DIRETTO DI VESPA CON LE SORELLE MELONI…