giorgia meloni antonio tajani giovanbattista fazzolari roberto vannacci matteo salvini

DAGOREPORT - L’OPPOSIZIONE LATITA, SALVINI È IN COMA POLITICO E TAJANI È ANESTETIZZATO DALLE MOINE MELONIANE DI DIVENTARE NEL 2029 CAPO DELLO STATO: IL GOVERNO E' SOLO FRATELLI D'ITALIA - LE UNICHE SPINE NEL FIANCO DELLA DUCETTA ARRIVANO DAL PARTITO: DOPO LA CORRENTE DEL “GABBIANO” RAMPELLI, AVANZA QUELLA DI LOLLOBRIGIDA E DONZELLI – ALTRI GUAI POTREBBERO ARRIVARE DA  VANNACCI, CHE A BRUXELLES INCIUCIA CON I NEO-NAZI TEDESCHI DI AFD, E SOGNA DI DRENARE I VOTI DELLO ZOCCOLO POST-FASCIO DELLA MELONI – L’IDEOLOGIA SAMURAI DI FAZZOLARI, IL “MISHIMA” DI PALAZZO CHIGI: DIMENTICARE BERLUSCONI, GIORGIA MELONI E' A CAPO DEL PRIMO, VERO GOVERNO “DE’ DESTRA”, COL COMPITO DI CAMBIARE I CONNOTATI DEL PAESE, ECONOMIA-FINANZA COMPRESA (VASTE PROGRAMME...)

DAGOREPORT

giorgia meloni e matteo salvini in senato foto lapresse

Dopo più di due anni, è chiaro a tutti che il Governo non è frutto di un’alleanza di destra-centro, ma è sostanzialmente un monocolore di Fratelli d’Italia: Giorgia Meloni è sola al comando.

 

Matteo Salvini è politicamente in coma: in difficoltà nella gestione del dopo-Zaia in Veneto, che i meloniani reclamano per loro, e alle prese con un mezzo psicodramma interno in Lombardia, dove domenica si celebra il congresso del partito.

 

In crisi di consenso, per recuperare la china, il "Capitone" è ridotto a sperare di essere condannato al processo di Palermo in cui rischia sei anni di carcere per sequestro di persona, per il trattenimento dei migranti della Sea Watch nel 2019.

 

pier silvio marina berlusconi

Senza contare il clamoroso standby in cui è finita l’autonomia differenziata, riforma bandiera della Lega, di fatto smantellata dalla Corte Costituzionale, per la gioia di FdI e Forza Italia.

 

Forza Italia galleggia: da un lato Marina e Pier Silvio Berlusconi, veri “proprietari” del partito, hanno questioni di business a cui badare (Mediaset sta per lanciare una delicata operazione in Germania, con l’opa su Prosiebensat).

 

GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI

Dall’altro, l’amministratore condominiale Antonio Tajani, scelto per guidare il partito nell’ordinaria amministrazione di Governo, si è dimostrato un leaderino incapace di dare al partito una vera dimensione nazionale.

 

Gli azzurri, infatti, dopo aver perso radici ed elettori al Nord, si sono trasformati in una ridotta a trazione meridionale nelle mani del trio Martusciello (Campania), Schifani (Sicilia), Occhiuto (Calabria).

 

Il ciociaro Tajani non è riuscito neppure a incidere né a Roma né nel Centro Italia, dove alle elezioni europee non è andato oltre il 6,99% (99mila preferenze personali contro le quasi 120mila di Vannacci e le 616mila di Giorgia Meloni).

 

antonio tajani giorgia meloni al senato foto lapresse

Inoltre, l’ex monarchico non riesce a farsi rispettare dalla premier, che è riuscita ad anestetizzarlo con la vaga promessa di fare di lui il prossimo candidato del centrodestra alla Presidenza della Repubblica. 

 

Qualche anima pia dica a Tajani che Giorgia Meloni è una tattica, un camaleonte, una opportunista che cambia pelle davanti alle situazioni, e la promessa di oggi è la fregatura di domani.

 

roberto vannacci a loano, savona

Poiché la Sora Giorgia non ha mai una strategia di lungo periodo, ma vive di opportunismo politico, cioè cavalca ciò che conviene al momento, lo stesso Tajani rischia di ritrovarsi panato e fritto sull’agognata via del Quirinale.

 

Che sia questo il suo marchio di fabbrica, Giorgia Meloni lo ha ampiamente dimostrato con le azioni di Governo: non rischia a lungo termine, tiene aperte più porte, coltivando sempre una possibilità di cambiare cavallo.

 

Lo ha fatto persino sulla “madre di tutte le riforme”, il premierato, ormai finito in soffitta dopo le resistenze a vari livelli – dalla politica alla magistratura - e le minacce di referendum. In politica estera lo ha praticato con disinvoltura, passando dai bacetti di Joe Biden alle spolliciate di Donald Trump, ha prima detto no a Ursula per poi votarla per ottenere la nomina di Raffaele Fitto a vicepresidente della Commissione.

 

giorgia meloni persona piu potente d europa per politico

Si è fatta concava e convessa, evitando di toccare quei tasti scomodi, soprattutto in Europa, come il passato neofascista, e ostentando come medaglietta una presunta “coerenza” sull’Ucraina, tralasciando il dettaglio che l’innegabile posizione atlantista assunta dal governo Meloni era, sostanzialmente, una scelta obbligata. Una diversa postura l’avrebbe sbattuta fuori dal fronte occidentale.

 

La premier, che "Politico.eu" ha incoronato “persona più potente d’Europa”, farebbe bene a guardarsi le spalle soprattutto lì dove confidava di essere più forte: nel suo partito.

 

Con l’arrivo al potere, Fratelli d’Italia non è più una congrega di nostalgici usi a obbedir tacendo, ma un ampio contenitore in cui l’ambizione di potere sta creando divisioni. Cioè, correnti.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA COME JACK DAWSON DI TITANIC - MEME BY 50 SFUMATURE DI CATTIVERIA

 

Dopo quella del “gabbiano” Rampelli, si sta organizzando la frondina di Lollobrigida e Donzelli, entrambi silurati da Arianna Meloni.

 

Spia di questa nuova temperie correntizia è stata anche la presentazione, ad Atreju, del libro di Italo Bocchino.

 

Un personaggetto che Giorgia Meloni e il sottosegretario Fazzolari non vogliono vedere a Palazzo Chigi neanche in fotografia. Eppure il direttore editoriale del “Secolo d’Italia” è riuscito, grazie alle anime dissidenti di Fdi, ad ottenere uno strapuntino alla kermesse.

 

Un’altra spina nel fianco, per la Thatcher della Garbatella, è rappresentata dal generale Vannacci. Divenuto eurodeputato, il militare trascorre le sue serate a Bruxelles a confrontarsi con vari colleghi, tra cui quei sinceri democratici con la passione per la svastica di Alternative für Deutschland.

DONALD TRUMP E GIORGIA MELONI A PARIGI PER L INAUGURAZIONE DI NOTRE DAME

 

Nelle sue conversazioni, il generale al contrario si è convinto di avere un futuro politico autonomo, pur avendo dato la sua parola d’onore a Salvini di non uscire dalla Lega fino alle Regionali del 2025.

 

Presentandosi con un cartello di estrema destra, Vannacci, rivendicando l’identità della vera destra dalle origini del Msi alla X Mas, potrebbe passare dal 2,5% che oggi gli viene accreditato, dopo l’exploit alle elezioni europee, a percentuali molto più alte (8%, dicono), rosicchiandole allo zoccolo duro post-fascio di elettori di Fratelli d’Italia, deluso del centrismo paraculo della premier.

 

E poi c’è l’economia. Il pil italiano galleggia allo 0,5% secondo le ultime stime dell’Istat (al ribasso rispetto allo 0,7% previsto un anno fa), la produzione industriale è in affanno, complice la frenata clamorosa dell’automotive (-40%) e i promessi dazi di Trump rischiano di dare un colpo di grazia all’economia europea e italiana.

 

IL VIDEO DEL BACIO TRA ELON MUSK E GIORGIA MELONI REALIZZATO CON L INTELLIGENZA ARTIFICIALE 2

Dove saremmo oggi senza i tanti miliardi del Pnrr da spendere? E cosa accadrà quando questa ricca dotazione finirà? Il consenso, si sa, è ballerino, e quando i cittadini, già stremati da un’inflazione galoppante, si ritroveranno poco o nulla in tasca, sapranno con chi prendersela.

 

Il peccato originale del Governo Ducioni è legato all’ideologia samurai del sottosegretario Fazzolari, che in questi anni ha accumulato un potere enorme.

 

Persino il suo omologo, Alfredo Mantovano, ha capito di essere “delimitato” dall’influenza del braccio destro (e teso) di Giorgia Meloni.

 

“Spugna”, come viene chiamato dagli amici, propugna un governo di "vera destra", che deve realmente stravolgere il Paese, modificando le regole del gioco, a partire dalla Costituzione, fino al delicato campo della finanza milanese.

fazzolari meloni

 

La convinzione del “Fazzo” è che i governi Berlusconi non fossero “di centrodestra”, ma un derivato bonario dell’eredità Dc-Psi, in cui Gianni Letta impastava e Franco Frattini aggiustava.

 

Anche perché Berlusconi era talmente preoccupato per le sue aziende da non avere nessun interesse a ribaltare il tavolo e a stravolgere il sistema.

 

Dunque, per gli ex missini, un vero governo “de’ destra” deve cambiare i connotati all’Italia, con una postura volitiva che non ha niente dell’eredità berlusconiana.

DECIMA MUSK - MEME BY EMILIANO CARLI - IL GIORNALONE - LA STAMPA

FEZ-ZOLARI - MEME BY DAGOSPIAGIORGIA MELONI - DONALD TRUMPmeloni fazzolariGIOVANBATTISTA FAZZOLARI PATRIZIA SCURTI DONALD TRUMP - ELON MUSK - GIORGIA MELONI

Ultimi Dagoreport

pam bondi

DAGOREPORT - COME MAI L’INFORMAZIONE ITALICA SI È TOTALMENTE DISINTERESSATA DELLO SBARCO A ROMA DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, LA FOSFORESCENTE SESSANTENNE PAM BONDI, ARRIVATA CON TANTO DI AEREO DI STATO IL 10 DICEMBRE? - EPPURE LA FEDELISSIMA DI TRUMP NON SI È TENUTA NASCOSTA: HA ALLOGGIATO ALL’HOTEL ST. REGIS, SI E’ ATTOVAGLIATA AL BOLOGNESE DI PIAZZA DEL POPOLO, HA INCONTRATO AL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA DI VIA ARENULA CARLETTO NORDIO, HA AVUTO L'INESPRIMIBILE GIOIA DI CONOSCERE IL VICEPREMIER MATTEO SALVINI A UN RICEVIMENTO DELL'AMBASCIATORE USA IN ITALIA, TILMAN J. FERTITTA. E, FORSE, LA BEN DOTATA DALLA NATURA PAMELONA HA PURE INCOCCIATO IL MINISTRO PIANTEDOSI - MA DELLA “VACANZA ROMANA” DELL'ITALOAMERICANA CARISSIMA A TRUMP, NON SI REGISTRA MANCO UNA RIGA SUI GIORNALONI DE' NOANTRI - VABBE', A NATALE BISOGNA ESSERE BUONI: MAGARI ERANO TUTTI TROPPO IMPEGNATI A SEGUIRE LA FESTILENZA DI ATREJU DEI FRATELLINI DI GIORGIA…

john elkann theodore kyriakou leonardo maria del vecchio

DAGOREPORT - L’OSTACOLO PIÙ TOSTO DELLA TRATTATIVA IN CORSO TRA IL MAGNATE GRECO KIRIAKOU E JOHN ELKANN NON E' L'ACQUISIZIONE DEL GRUPPO GEDI BENSÌ COME “RISTRUTTURARE” UN ORGANICO DI 1300 DIPENDENTI, TRA TAGLI ALLE REDAZIONI LOCALI, PREPENSIONAMENTI E “SCIVOLI”, DI CUI CIRCA 280 GIORNALISTI FANNO CAPO A “REPUBBLICA” E ALTRI 170 A “LA STAMPA” - LA PARTITA SUL FUTURO DEL QUOTIDIANO TORINESE, ASSET CHE NON RIENTRA NEL PROGETTO DI KYRIAKOU, NON ACCELERA CON LA CORDATA VENETA MESSA SU DA ENRICO MARCHI - NEL CASO LA TRANSIZIONE ELLENICA NAUFRAGASSE, LEONARDINO DEL VECCHIO HA CONFERMATO DI ESSERE PRONTO: “NOI CI SIAMO” - “NOI” CHI? ESSENDO “QUEL RAGAZZO'' (COPY ELKANN), DEL TUTTO A DIGIUNO DI EDITORIA, I SOSPETTI DILAGANO SU CHI SI NASCONDE DIETRO LA CONTRO-OFFERTA CON RILANCIO DELL’AZIONISTA DELL’IMPERO DEL VECCHIO, IL CUI CEO MILLERI È STATO ISCRITTO NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI CON CALTAGIRONE E LOVAGLIO, PER LA SCALATA DI MPS SU MEDIOBANCA-GENERALI - E DA TORINO, AVVISANO LE REDAZIONI IN RIVOLTA DI ROMA E TORINO DI STARE ATTENTI: DALLA PADELLA GRECA RISCHIANO DI FINIRE NELLA BRACE DI CHISSÀ CHI...

nietzsche e marx si danno la mano venditti meloni veneziani

VIDEO! “ATREJU E’ IL LUOGO IN CUI NIETZSCHE E MARX SI DAVANO LA MANO, COME DIREBBE ANTONELLO VENDITTI” – GIORGIA MELONI CITA “COMPAGNO DI SCUOLA”, IL BRANO DATATO 1975 DEL CANTAUTORE DI SINISTRA. OVVIAMENTE MARX E NIETZSCHE NON SI DIEDERO MAI LA MANO, NÉ AD ATREJU NÉ ALTROVE. CIÒ È STATO ANCHE IMMAGINATO NELL’ULTIMO LIBRO DI MARCELLO VENEZIANI “NIETZSCHE E MARX SI DAVANO LA MANO”. LO SCRITTORE IPOTIZZA COME MISE EN SCÈNE CHE LA SERA DEL 5 MAGGIO 1882 I DUE SI SIANO TROVATI IN UNA LOCANDA DI NIZZA (DOVE ENTRAMBI PASSARONO). NON SI CAPISCE BENE SE LA MELONI CI ABBIA CREDUTO DAVVERO – VIDEO

giorgia meloni balla ad atreju

GIORGIA, ER MEJO TACCO DI ATREJU! - ZOMPETTANDO COME UN MISIRIZZI, LA MELONI CAMALEONTE HA MESSO IN SCENA CIO' CHE SA FARE BENISSIMO: IL BAGAGLINO DI CORBELLERIE (''QUESTO È IL LUOGO IN CUI NIETZSCHE E MARX SI DANNO LA MANO'') E DI SFOTTO' SU ELLY SCHLEIN: "IL CAMPO LARGO L'ABBIAMO RIUNITO NOI... CON IL SUO NANNIMORETTIANO 'MI SI NOTA DI PIÙ SE VENGO O STO IN DISPARTE O SE NON VENGO PER NIENTE' HA FATTO PARLARE DI NOI" -UBRIACA DI SE' E DEI LECCAPIEDI OSPITI DI ATREJU, HA SCODELLATO DUE ORE DI PARACULISSIMA DEMAGOGIA: NULLA HA DETTO SU LAVORO, TASSE, SANITA', ECC - IDEM CON PATATE SULLA GUERRA RUSSIA-UCRAINA, SUL CONFLITTO STATI UNITI-EUROPA, SUL RUOLO DEL GOVERNO SU DIFESA E IL RIARMO EUROPEO - IN COMPENSO, HA STARNAZZATO DI VITTORIE DEL GOVERNO MA  GUARDANDOSI BENE DI CITARE MINISTRI O ALLEATI; SI E' INFERVORATA PER IL PARTITO MA NON RICORDA CHE L’HA FONDATO CON CROSETTO E LA RUSSA ('GNAZIO E' STATO DEL TUTTO OSCURATO AD ATREJU) - "GIORGIA! GIORGIA!", GRIDA LA FOLLA - OK, L'ABBIAMO CAPITO: C’È UNA PERSONA SOLA AL COMANDO. URGE UN BALCONE PER LA NUOVA MARCHESA DEL GRILLO - DAGOREPORT+VIDEO 

elly schlein pina picierno stefano bonaccini giorgio gori lorenzo guerini giuseppe conte pd

NAZARENO, ABBIAMO (PIU’ DI) UN PROBLEMA - L’ASSEMBLEA PD DI DOMANI RISCHIA DI TRASFORMARSI IN UN BOOMERANG PER SCHLEIN: I DELEGATI DISERTANO, A RIDOSSO DI NATALE, NESSUNO SPENDE SOLDI E TEMPO PER VENIRE NELLA CAPITALE AD ASCOLTARE UNA RELAZIONE SENZA DIBATTITO – LA MOSSA DEI PRETORIANI DI ELLY PER SCONGIURARE LA SALA VUOTA ED EVITARE IL CONFRONTO IMPIETOSO CON MELONI CHE CONTEMPORANEAMENTE FARA’ IL PIENO A ATREJU – SORGI: “BONACCINI ENTRERA’ IN MAGGIORANZA MA SE I RIFORMISTI NON DOVESSERO RICEVERE RASSICURAZIONI SULLE LISTE ELETTORALI, IL RISCHIO DI UNA EVENTUALE SCISSIONE, SI FAREBBE PIÙ CONCRETO…”

ignazio la russa theodore kyriakou pier silvio berlusconi giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT - LA TRATTATIVA DI ELKANN PER LA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRECO THEO KYRIAKOU STA SCOMBUSSOLANDO IL GOVERNO MELONI E DINTORNI - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” VEDE DI BUON OCCHIO LA TRANSIZIONE ELLENICA E SALVINI HA BEN GRADITO LA PROSPETTIVA CHE IL GRECO ANTENNATO SISTEMI PER LE FESTE I “COMUNISTI” DI ‘REPUBBLICA’ E ‘STAMPA’, PER FORZA ITALIA C’È STATO IL VEEMENTE INTERVENTO DEL ‘’PRESIDENTE IN PECTORE’’ DEL PARTITO, PIER SILVIO BERLUSCONI, CHE VEDE IN KYRIAKOU UN COMPETITOR PERICOLOSISSIMO, ALFIERE DI QUEL CAPITALISMO DI STAMPO LIBERISTA, PER NULLA “LIBERAL”, CHE PREDICA IL PRIMATO DELL’ECONOMIA SULLA POLITICA - COSI', DIMENTICANDO IL SUO ATTIVISMO IN GERMANIA PER CREARE UN GIGANTE EUROPEO DELLA TV COMMERCIALE, L’EREDE DEL BISCIONE NON HA TROVATO DI MEGLIO CHE RISPOLVERARE LA BANDIERINA DELL’ITALIANITÀ (“CHE UN PEZZO DI STORIA DELL'INFORMAZIONE DEL NOSTRO PAESE VADA IN MANI STRANIERE UN PO' DISPIACE’’) - MA IL COLPO DI SCENA ARRIVA DAL CO-FONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA E SECONDA CARICA DELLO STATO, IGNAZIO LA RUSSA, QUANDO SI È DICHIARATO DISPOSTO A FARE DA INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI “COMUNISTI” DI GEDI E IL GRECO USURPATORE (ULTIMA USCITA DELLA GUERRIGLIA DI ‘GNAZIO IN MODALITÀ ''LA RISSA'' CONTRO LA DITTATURA DELLE SORELLE MELONI...)