
“A ‘FAR WEST’ È ANDATO IN ONDA IL PIÙ VERGOGNOSO SCIPPO DEL MIO LAVORO IN 35 ANNI” – NICOLA BORZI, GIORNALISTA DEL “FATTO QUOTIDIANO”: “CARMINE GAZZANNI, L'AUTORE DELLA PUNTATA SULLA MORTE DI DAVID ROSSI DI MPS, QUALCHE SETTIMANA FA HA CHIESTO DI INTERVISTARMI. SU OLTRE UN'ORA DI INTERVISTA HA USATO POCO PIÙ DI 20 SECONDI. NON HA DETTO NULLA DEL FATTO CHE IL NUMERO E IL DOCUMENTO L'HO TROVATO IO. SI È IMPOSSESSATO DI FATTO DEL MIO LAVORO SPACCIANDOLO COME SUO. DENUNCERÒ QUESTE CONDOTTE ALLA MAGISTRATURA. UN PLAGIO VERGOGNOSO” - LA REPLICA DI “FARWEST”: “IL POST DI BORZI È PRIVO DI OGNI FONDAMENTO E PIENO DI ACCUSE INFONDATE” - LA CONTROREPLICA DI BORZI CHE INVIATA IL CONDUTTORE A PORTARLO IN GIUDIZIO: "SOTTILE CONFERMA PUNTO PER PUNTO TUTTO QUELLO CHE HO SCRITTO MENTRE NON SMENTISCE NULLA SUL FATTO CHE…"
LA PISTA DELLA NDRANGHETA NELLA MORTE DI DAVID ROSSI - L'INCHIESTA DI FARWEST
Dal profilo Facebook di Nicola Borzi
Venerdì su Rai3 a Far West, la trasmissione di Salvo Sottile, è andato in onda il più vergognoso scippo del mio lavoro che mi sia toccato subire in quasi 35 anni che sono giornalista.
Carmine Gazzanni, l'autore della puntata sulla morte di David Rossi di MPS, qualche settimana fa mi ha chiesto di intervistarmi. Nel 2017 avevo scritto e poi nel 2019 avevo pubblicato su Linkedin le mie scoperte sul fatto che il numero 4099009 ritrovato composto da ignoti sul telefono cellulare di Rossi corrispondeva a un certificato di deposito al portatore in una filiale ex AntonVeneta di Viadana (Mantova), terra infiltrata dalla 'ndrangheta, e sui rapporti di Rossi con Viadana e Mantova.
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In quella storia ho delineato anche il quadro dei contratti di sponsorizzazione tra MPS, squadre di Viadana (rugby) e Siena (Mens Sana Basket) e una società di diamanti il cui legale, l'ex parlamentare Pittelli, è stato condannato in primo grado a oltre 10 anni di carcere per concorso esterno nelle 'ndrine.
Per il mio articolo nel dicembre scorso sono stato audito dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di David Rossi. Dopo la mia audizione gli atti e quanto da me dichiarato sono stati inviati alla Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna.
Su oltre un'ora di intervista Gazzanni ha usato poco più di 20 secondi in cui mi ha fatto parlare solo del certificato.
Non ha detto nulla del fatto che quel numero e documento l'ho trovato io, non ha detto nulla del mio articolo del 2019 (che linko qui sotto, guardate la data in cui lo pubblicai) né della mia audizione.
Gazzanni si è impossessato di fatto del mio lavoro spacciandolo come suo.
Non ha nemmeno indicato il giornale per cui lavoro, nonostante mi avesse intervistato nella nostra redazione. Mi ha fatto apparire come un passante, mentre si appropriava del mio lavoro.
Denuncerò queste condotte all'Ordine dei Giornalisti e alla magistratura. Un plagio vergognoso.
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DALLA REDAZIONE DI "FARWEST"
Caro Dago,
IL POST DI NICOLA BORZI CONTRO FAR WEST
rispondiamo qui, insieme all'inviato del pezzo Carmine Gazzanni, punto per punto a quanto scritto da Nicola Borzi, in un post privo di ogni fondamento e pieno di accuse assolutamente infondate:
1. Parlare di “scippo” è gravemente offensivo, posto che il servizio aveva ad oggetto le novità emerse dal lavoro della Commissione d'inchiesta parlamentare attualmente in corso che si sta concentrando in particolar modo sulla "pista mantovana" - e non sul lavoro che Borzi ha svolto in 35 anni. Non capiamo il motivo per cui avremmo dovuto dire - e cosa cambiava nell'ottica della narrazione - che Borzi sia stato audito;
2. Nel corso dell'inchiesta di Farwest, peraltro, sono state intervistate altre 4-5 persone, ugualmente ascoltate dalla Commissione ma nei servizi non è stato specificato neanche nel loro caso che sono state audite. Eppure nessuno si è offeso;
3. Non c'è dubbio che Borzi per primo anni fa abbia sottolineato che quel numero possa essere un certificato di deposito al portatore. E noi, infatti, esordiamo il pezzo parlando di una pista mai battuta fino in fondo, mai seguita a dovere. Non diciamo mai che è una nostra pista. Diciamo solo - questo sì - che per la prima volta mostriamo in tv quello stesso certificato. Che, ci teniamo a precisare, non ci ha fornito Borzi così come non ci ha fornito alcun altro documento utilizzato o mostrato nella nostra inchiesta;
4. Borzi è, tra l’altro, la persona più presente nel corso del servizio (un terzo della durata dello stesso), quindi siamo costretti a constatare come prevalgano personalismi sulla ricerca della verità. Peraltro, la nostra inchiesta si spinge oltre quel numero e ricostruisce i vari legami che ci sono tra Mps e il territorio mantovano, intervistando persone, raccogliendo voci e ricostruendo legami completamente assenti dal pezzo scritto da Borzi e pubblicato su Linkedin anni fa, per cui - anche qui - non capiamo a cosa faccia riferimento.
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5. Cosa secondo noi fondamentale: nel corso degli anni tanti articoli e tanti servizi Tv sono usciti su questa storia. Alcuni anche recenti (forse Borzi dimentica "Linea di Confine", tanto per dire). Parliamo di servizi che non l'hanno né intervistato né citato. Per cui davvero non si capisce l'astio nei nostri confronti che, invece, abbiamo avuto la premura di intervistarlo e di far raccontare a lui stesso in prima persona le cose di cui si era occupato;
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6. Facciamo presente, ancora, che c'è una commissione d'inchiesta parlamentare che sta indagando proprio sulla pista che porta a Viadana. È una questione (numero compreso) di dominio pubblico (repetita iuvant: di dominio pubblico) dato che tante audizioni (pubbliche) sono state svolte sul tema. Per cui è cronaca. Avremmo potuto fare a meno di chiamarlo (come hanno fatto anche altri) e non l'abbiamo fatto;
7. Borzi ha tuttavia forse raggiunto un risultato: semplicemente infangare senza alcun motivo valido il lavoro, la professionalità e la reputazione di colleghi e di un intero programma, per cui ci chiediamo se non debba essere Far West, invece, a dolersi di accuse diffamatorie molto gravi.
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Carmine Gazzanni e la redazione di FarWest
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO LA REPLICA DI NICOLA BORZI
Sottile conferma punto per punto tutto quello che ho scritto mentre non smentisce nulla sul fatto che:
1. non sono stato indicato come chi ha raccontato già nel 2019 di avere identificato l'elenco dei certificati di deposito a cui appartiene il famoso 4099009,
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2. non smentisce nulla sul fatto che il collegamento tra quel certificato di deposito e la ndrangheta l'ho trovato per primo io,
3. la sua trasmissione non ha mai detto in nessun modo che io e alcune delle altre persone intervistate siamo stati uditi dalla commissione parlamentare d'inchiesta,
4. glissa sul fatto che su un'ora di intervista al sottoscritto sono stati utilizzati solo 20 secondi di girato,
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5. tace sul fatto che non sono stato identificato come giornalista del Fatto Quotidiano. Se per Sottile reclamare la tutela della propria dignità professionale e chiedere che sia garantita nelle sedi competenti è diffamare qualcuno, allora viene da domandarsi quale sia l'ambito nel quale Sottile ritiene che chi è stato scippato del suo lavoro possa chiedere giustizia.
Se per lui chiedere giustizia è diffamare, allora Sottile mi porti in giudizio, così ne parleremo nelle sedi opportune.
Nicola Borzi
L ARTICOLO DI NICOLA BORZI SULLA NDRANGHETA E DAVID ROSSI - 2019
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