renzi conte

"CONTE MANCA DI CORAGGIO, VIVE NEL TERRORE DI MISURARSI CON I CITTADINI, VIVE DI LIKE" - RENZI FA NERO PEPPINIELLO APPULO CHE HA RIFIUTATO LA CANDIDATURA ALLE SUPPLETIVE A ROMA: "NEL PD VEDONO I SONDAGGI SULLA POPOLARITÀ DI CONTE E SI EMOZIONANO: QUANDO SI VOTERÀ, VEDREMO QUANTO QUESTE EMOZIONI SI TRASFORMERANNO IN VOTI. LE URNE SONO IL DESIDERIO DI LETTA, MELONI, CONTE E SALVINI, NON DI DRAGHI. FOSSI UNO DEI PEONES MI PREOCCUPEREI DI QUESTI LEADER. SONO I DEM A DIRE CHE PER IL QUIRINALE MI SCHIERERÒ CON IL CENTRODESTRA, È UN FANTASCENARIO…"

Carlo Bertini per "la Stampa"

 

renzi conte

Matteo Renzi, è stupito che Conte abbia declinato l'offerta del Pd?

«No, conoscendo la sua proverbiale mancanza di coraggio non ho mai avuto dubbi. È un uomo che vive di sondaggi ma che ha un terrore senza fine di misurarsi con i cittadini. Vive di like, ma teme il voto».

 

Beh, forse lo avete terrorizzato anche lei e Calenda. Ora, quale che sia il candidato dem, ne opporrete un altro, tipo Marco Bentivogli?

«Vedremo, speriamo torni il buon senso in casa Pd. Non devono rincorrere i grillini, ma fare politica».

 

A proposito di fare politica. Quando lei dice no ad alleanze con Conte e M5s, a molti fa venire in mente la famosa uscita di Arturo Parisi «meglio perdere che perdersi». Sbagliato?

renzi calenda

«Bellissima frase. E in Parisi c'è una dignità della riflessione politica che nessuno degli adepti del cosiddetto Ulivo 2.0 minimamente conosce. Tuttavia non credo che perderemmo. Io dico no ad alleanze coi sovranisti e coi populisti perché penso che il popolo riformista otterrebbe un risultato decisivo per governare. Non da soli, certo. La stessa cosa del resto accade un po' in tutta Europa. Il nostro modello è Macron, non la Le Pen o la Hidalgo per dirla in francese, insomma».

 

Va bene, ma se si dovessero fare accordi per i collegi con questa legge elettorale, non li farebbe con chi potrebbe vincere insieme a lei per perderli a favore delle destre?

«Forse con i Cinque stelle vinciamo qualche collegio, forse. Ma perde l'Italia. L'esperienza populista e quella sovranista hanno fallito. Noi lo diciamo da tempo. Piano piano se ne accorgeranno tutti».

 

meloni salvini

E cosa dovrebbe fare il Pd? Attrezzarsi a perdere le elezioni puntando a rubare voti ai 5 stelle senza farci accordi?

«Il Pd dovrebbe provare a vincere le elezioni prendendo la guida del Polo riformista come abbiamo fatto nel 2014 ottenendo il 41%. Oggi mi pare che si stiano accontentando della metà di quei voti. E che stiano rincorrendo le stelle cadenti del grillismo. Loro vedono i sondaggi sulla popolarità di Conte e si emozionano: quando si voterà, vedremo quanto queste emozioni si trasformeranno in voti. La stessa scelta di tirar fuori la candidatura di Conte dimostra che sono confusi, ma ce ne eravamo già accorti sullo Zan».

 

renzi conte

Lei intanto sta organizzando un blocco di centro. Guarda alla partita del Colle oppure oltre?

«Sono due partite separate. Sul Colle io sono per dialogare da Meloni e Salvini, fino ai grillini dissidenti: l'arbitro si sceglie insieme. Alle elezioni questo polo riformista dovrà trovare rappresentanza. Il popolo del buon senso deve farsi polo politico. Non è facile, io darò una mano in spirito di squadra e di servizio».

 

Partiamo dal Colle: pronto a garantire che non farà patti con Lega, FdI e Berlusconi, senza Pd, 5s e Leu, su un candidato per il Quirinale?

«Ma su. A questo fantascenario non crede nessuno. Serve solo agli spin doctor del Pd per minacciarci una volta al giorno di buttarci fuori dalla coalizione. Ormai ci espellono una volta alla settimana. Ma il problema lo risolviamo alla radice: se imbarcano i grillini ce ne andiamo noi. Voglio vederli i militanti delle feste dell'Unità sostenere che la Taverna è più di sinistra della Bellanova».

 

Intanto svetta l'ombra di Draghi: ma rischia di non farcela, per la paura di tutti del voto anticipato?

Berlusconi Renzi

«Ne parliamo a gennaio. Le urne sono il desiderio di Letta Meloni, Conte e Salvini, non di Draghi. Fossi uno dei peones mi preoccuperei di questi leader, non del premier. E glielo dice uno che nelle ultime due legislature è stato in più di un caso artefice della costituzione di un nuovo governo, prolungando la vita delle legislature. Io dico che, Draghi o non Draghi, se i leader dei partiti vogliono le elezioni - e le vogliono anche se non lo dicono - il rischio voto nel 2022 c'è. Anche perché al 2023 Conte non arriva, Letta deve fare un congresso, Meloni perde voti rispetto ai sondaggi. Staremo a vedere, noi siamo pronti comunque».

salvini renzi

 

Voto e Covid dilagante non vanno a braccetto però. Come le sembrano queste regole per i due Green Pass? La gente farà confusione?

«No. La gente è molto più avanti di quello che si pensa. E gli italiani sanno usare non solo il Green Pass ma anche il cervello. Non a caso siamo ai top della graduatoria mondiale della vaccinazione. Quando ho sentito la Merkel dire: vorrei essere come l'Italia, ho pensato che aver fatto fuori Conte, Arcuri e i banchi a rotelle sia stato un servigio al Paese di cui vado fiero. Abbiamo svoltato e alla fine il Coronavirus sta piano piano diventando simile a un raffreddore, grazie ai vaccini».

 

berlusconi renzi

Due cose per finire. Lei ha detto che manterrà le sue consulenze e farà le sue conferenze, malgrado le polemiche. Ma gli altri ex premier hanno cominciato dopo aver lasciato le cariche elettive, o no?

«No, non dappertutto e così. Pensi solo alla polemica su Boris Johnson di qualche settimana fa in UK. Ovunque il limite scatta per chi sta al governo, non per chi sta in Parlamento. Ed è giusto così: chi ha incarichi esecutivi non fa altro. Chi ha incarichi legislativi può fare avvocato, architetto, professionista. Tutto assolutamente normale e solo in Italia si fa polemica per questo. In America, ad esempio, è la regola».

VIGNETTA DI VAURO SU RENZI E LA FONDAZIONE OPEN

 

Non la imbarazza avere inchieste a suo carico come quella su Open, mentre veste i panni di senatore della Repubblica?

«L'inchiesta su Open è effettivamente imbarazzante, imbarazzante per i Pm dico. La Cassazione ha annullato quattro diverse decisioni degli inquirenti fiorentini: credo sia roba da Guinness dei Primati. Detto questo in un Paese civile un'inchiesta per un presunto reato formale - di questo si parla - non solo non imbarazza ma personalmente non vedo l'ora che sia chiarita nelle sedi opportune. Noi garantisti facciamo i processi seguendo i codici di procedura, non i like su Instagram. Sono certo che questa storia finirà come un boomerang per chi l'ha cavalcata politicamente. Basta avere tempo e non deprimersi. E da queste parti abbiamo tempo e tanto coraggio».

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…