I POTERI FORTI AMANO MARIO – E’ “IL FOGLIO” A RIPUBBLICARE L’ARTICOLO DEL “WALL STREET JOURNAL” CHE FA UN SANTINO DELL’AZIONE DI RIGOR MONTIS DESCRIVENDOLO COME IL VERO ARGINE ALLO STRAPOTERE DELLA MERKEL E UN RITRATTO PESSIMO DEL BANANA – “MONTI HA INTRODOTTO UNO STILE PIÙ SOBRIO NEGLI AFFARI DI GOVERNO ITALIANI, CHE DURANTE L’ERA DELL’EX PREMIER BERLUSCONI ERANO SPESSO CONTRADDISTINTI DA GESTI OSCENI E BATTUTE VOLGARI”…

Alessandra Galloni e Marcus Walker per "The Wall Street Journal"

Durante un vertice europeo di giugno che si è protratto per un'intera nottata, il premier italiano Mario Monti ha posto alla cancelliera tedesca Angela Merkel un ultimatum inaspettato: avrebbe bloccato qualsiasi negoziato finché lei non avesse acconsentito a intraprendere misure per contrastare l'aumento dei costi della raccolta di capitale per Italia e Spagna.

La Merkel, che negli ultimi due anni ha praticamente guidato il gioco dell'euro, non era abituata a doversi difendere. Secondo quanto riferito dai presenti, la cancelliera avrebbe ammonito "Non è un atteggiamento costruttivo, Mario". I leader europei erano riuniti al quinto piano del "Palazzo di vetro" dell'Unione europea a Buxelles e stavano per concedersi una pausa per la cena. "Lo so", ha risposto il premier italiano.

In quell'occasione, il confronto tra Italia e Germania, durato nove ore, è risultato in un compromesso che non era l'azione radicale auspicata da Monti, ma ha contribuito a preparare la strada per un eventuale intervento da parte della Banca centrale europea per stabilizzare i traballanti mercati obbligazionari di Italia e Spagna - un passo rischioso che potrebbe rappresentare l'ultima opportunità per l'Europa di salvare l'euro.
Il conflitto italo-tedesco ha inoltre messo in luce una spaccatura filosofica nel cuore dell'Eurozona.

Le riforme dolorose e l'austerità in Paesi come Italia e Spagna sono sufficienti per ripristinare la fiducia nella moneta comune, come sostiene la Germania? O hanno piuttosto bisogno del sostegno finanziario collettivo dell'Europa durante il processo di riordino delle loro economie, come sostiene Monti?

Questa domanda è tuttora aperta. La fuga di investitori dall'Italia e dalla Spagna continua a costituire una minaccia di crollo finanziario per entrambi i Paesi. I mercati dubitano che la moneta unica europea possa sopravvivere entro i suoi attuali confini geografici. La Germania resta profondamente scettica rispetto a un intervento massiccio della Bce sui mercati obbligazionari governativi, in quanto teme che in questo modo i Paesi non sentano più l'esigenza pressante di ristrutturare le proprie economie.

La settimana scorsa il presidente della Bce, Mario Draghi, ha deluso le aspettative dei mercati che la banca sarebbe intervenuta immediatamente. Ma il presidente ha dichiarato che la Bce "potrebbe" presto acquistare titoli di stato dei Paesi colpiti dalla crisi che soddisfino determinati criteri stabiliti dalle autorità europee.

In un'intervista all'indomani del vertice del 28 giugno, Monti ha dichiarato che, grazie all'esito del summit, "se fossi Draghi, mi sentirei politicamente e moralmente tutelato nell'adottare misure coraggiose al momento opportuno". Lunedì, durante un colloquio, Monti ha descritto i commenti di Draghi della settimana scorsa come "una mossa coraggiosa" che inizia a concretizzare le "condizioni operative" del vertice di fine giugno.

Il presidente del Consiglio italiano non ha commentato la condizione posta da Draghi per gli aiuti da parte della Bce, vale a dire che Italia e Spagna facciano dapprima richiesta di sostegno per il mercato obbligazionario al Fondo salva-stati e sottoscrivano un elenco di promesse in termini di politica economica. Un passo di questo tipo potrebbe essere politicamente rischioso per Roma e Madrid, in quanto sarebbe probabilmente interpretato come una perdita di sovranità nazionale.

A tre anni dall'inizio del tumulto finanziario europeo, Monti - distinto professore di economia sessantanovenne nominato il novembre scorso alla guida di un governo tecnico provvisorio - è colui che con maggior determinazione mette in dubbio l'approccio tedesco per affrontare la crisi dell'euro.

Nel corso dei suoi nove mesi al governo, il professore ha introdotto un'ampia serie di riforme economiche, tenendo fede a una promessa che l'Italia aveva fatto l'anno scorso ai propri partner europei e alla Bce. Tuttavia gli investitori puntano sempre meno sulle obbligazioni italiane, con il rischio di un disastro finanziario che l'Europa non sarebbe in grado di arginare. Monti sostiene che un segno concreto di aiuto a livello europeo sarebbe dimostrare agli italiani scettici che la ristrutturazione dolorosa che egli sta attuando comincia a dare frutti.

"La Germania sostiene che se i mercati impongono a un Paese costi elevati per la raccolta di capitali, allora vuol dire che quello stato non ha ancora fatto abbastanza per risanare la propria economia locale. Questa visione non tiene in considerazione che gli spread alti dell'ultimo periodo riflettono anche i timori dei mercati circa il crollo dell'euro", ha dichiarato Monti in un'intervista di luglio.

"Ciò che chiediamo è che l'Europa certifichi la buona condotta dell'Italia traducendola in interventi volti a mantenere gli spread entro limiti accettabili. Ho detto spesso alla Merkel che se non si procede in questo modo, rischia di trovarsi di fronte a un parlamento italiano che ripudia l'Europa, la stabilità monetaria e l'euro, e si dimostra ostile nei confronti della Germania", ha affermato il premier italiano.

Angela Merkel, attraverso il suo portavoce, ha rifiutato di rilasciare commenti su questo articolo. Tuttavia alti funzionari tedeschi ammettono che Monti ha ragione. Gli investitori stanno abbandonando il debito italiano e spagnolo nonostante Roma e Madrid stiano scuotendo le rispettive economie. Ciò significa che l'Europa deve fare di più per aiutare queste sue grandi economie mediterranee. Ma la prudente cancelliera teme che un intervento massiccio sui mercati obbligazionari possa avere aspre ripercussioni politiche in Germania e, secondo chi la pensa come lei, potrebbe non dare i risultati sperati.

In un'intervista, il segretario al tesoro americano Timothy Geithner ha dichiarato che "il punto di forza decisivo di Monti non risiede solo nella sua capacità di ricostruire fiducia attorno alla politica economica italiana, ma anche nel suo contributo a guidare l'Europa verso una serie di istituzioni più forti e una strategia di crescita più efficace". "Gode di un'elevata credibilità, sia in Germania che a livello internazionale, e questo fa la differenza".

Alla fine dell'autunno, la Merkel, esercitando pressioni diplomatiche sull'Italia per un'accelerazione delle riforme economiche, ha avuto un ruolo chiave per l'ascesa al potere di Monti. L'Italia è stata a lungo flagellata da una burocrazia estenuante, dall'evasione fiscale cronica e da un settore commerciale infestato da cartelli. In un periodo di stagnazione economica, l'enorme debito italiano, attualmente pari al 123% del prodotto interno lordo, era accettabile quando il Paese godeva di tassi di interesse bassi sui mercati obbligazionari.

Ora, però, la situazione è cambiata. Monti rappresenta un'anomalia in Europa: è un leader non eletto chiamato ad attuare cambiamenti impopolari che i politici del Paese si sono sempre rifiutati di fare; si affida alla tolleranza dei principali partiti politici italiani e non ha una propria base di potere, a eccezione della sua credibilità personale. La sua natura disciplinata è più tedesca che italiana, mentre il suo senso dell'umorismo "è decisamente più britannico". È un fervente cattolico, che ha studiato dai Gesuiti ed è apprezzato dai funzionari del Vaticano, sebbene abbia reintrodotto delle tasse sui beni ecclesiastici.

Monti aveva criticato il rigonfiamento del debito italiano sin dagli anni Ottanta, caratterizzati dal boom economico, e ritiene che il pareggio di bilancio sia una questione di correttezza nei confronti delle generazioni future. In veste di primo ministro ha tagliato le spese previdenziali, costringendo gli italiani a lavorare per più anni. Ma nel tentativo di mostrare equità, ha dato la caccia agli evasori fiscali istituendo retate della finanza presso negozi e ristoranti in luoghi di vacanza di lusso, come Portofino.

Nei primi anni 2000, in qualità di Commissario europeo per l'antitrust, il premier si è guadagnato la fama di distruttore di cartelli monopolistici dopo la famosa multa record comminata a Microsoft per la violazione delle leggi sulla concorrenza. In Italia sta cercando di liberalizzare categorie privilegiate, come i farmacisti e i notai, nonché di attenuare quella che definisce un'influenza eccessiva delle lobby commerciali e dei sindacati dei lavoratori sulla politica nazionale.

Monti ha introdotto uno stile più sobrio negli affari di governo italiani, che durante l'era dell'ex premier Berlusconi erano spesso contraddistinti da gesti osceni e battute volgari. Il professore respinge le critiche con battute sottili e taglienti. Quando è circolata la notizia che Berlusconi aveva dichiarato che avrebbe potuto "staccare la spina" al governo Monti in qualsiasi momento, il premier ha risposto: "Non siamo mica degli elettrodomestici."

Monti, che parla fluentemente inglese e francese, si trova più a proprio agio sul palcoscenico diplomatico europeo che tra i rumorosi politici romani, per i quali non nasconde di nutrire un certo disprezzo. Quando un parlamentare della Lega gli si è scagliato contro accusandolo di aver festeggiato l'ultimo dell'anno con il denaro dei contribuenti, Monti ha rilasciato una lunga dichiarazione relativa alla cena consumata con la famiglia, includendo i dettagli dei piatti a base di tortellini, arrosto e lenticchie, pagati, cucinati e serviti da sua moglie.

Pierferdinando Casini, leader dell'Udc, che sostiene Monti in Parlamento, afferma che il presidente del Consiglio fa fatica a gestire le critiche perché "nutre rancore, ma quando si è alla guida di un Paese i risentimenti vanno messi da parte". Con i suoi modi calmi e pacati, Monti è uno statista cauto, e non il rivoluzionario che alcuni forse si aspettavano, come afferma Alberto Alesina, professore di economia all'Università di Harvard e compagno di studi del premier. "Monti è quanto di meglio l'Italia abbia in questo momento. Ma non è un radicale. È una persona che cerca il compromesso."

I compromessi sono cominciati alcuni mesi fa quando, a causa delle misure di austerità di Monti, le spese dei consumatori sono diminuite e l'Italia è sprofondata in una recessione ancora più profonda. I partiti politici temevano che sostenendo Monti avrebbero perso il supporto degli elettori e l'Italia non sarebbe riuscita a conquistare riconoscimenti sui mercati.

Monti ha ridotto l'impatto legislativo per deregolamentare i settori dei servizi e ha inaugurato una riforma del lavoro senza precedenti che rende più semplice per le imprese licenziare il personale ed estende i sussidi di disoccupazione. Tuttavia, a causa delle pressioni esercitate dai parlamentari di sinistra, ha attenuato tale provvedimento consentendo in alcuni casi ai tribunali di disporre il reintegro dei lavoratori esodati.

Monti afferma che sta facendo tutto il possibile per cambiare l'Italia - e il comportamento degli italiani - ma ha bisogno dell'approvazione delle leggi da parte del Parlamento.
Quest'estate si è trovato in un circolo vizioso: più proponeva misure impopolari, più i partiti politici minacciavano di ritirare l'appoggio al suo governo. Lo spettro dell'instabilità politica ha scosso i mercati e ha spinto ulteriormente verso l'alto i costi dell'indebitamento dell'Italia. A Monti serviva più aiuto dall'Europa per portare il Paese fuori dal mirino dei mercati, ma nessuno si è fatto avanti. La Germania ha invece richiesto riforme interne più dure.

Nell'ambito del summit dei leader mondiali del G20, tenutosi in giugno a Los Cabos, in Messico, Monti ha rivelato un piano per alleggerire la pressione dei mercati obbligazionari. Ha chiesto l'intervento del Fondo salva-stati europeo per l'acquisto di bond italiani e spagnoli, in virtù del fatto che entrambi i Paesi stavano rimettendo in sesto le loro economie.

In contrasto con le attuali norme del Fondo salva-stati, Monti non voleva che Roma e Madrid affrontassero lo stigma di una richiesta di aiuto formale o della sottoscrizione di un elenco di richieste politiche stilato a Bruxelles, temendo un pregiudizio per la sua reputazione in Italia, così come per quella del suo alleato, il premier spagnolo Mariano Rajoy.

Secondo i presenti all'incontro tra i principali leader europei in Messico, che si è protratto a oltranza, il presidente Usa Barack Obama ha manifestato il proprio sostegno al piano di Monti. Tuttavia la Merkel - che negli ultimi due anni, agli occhi di uno scettico elettorato tedesco, aveva giustificato la concessione di sussidi finanziari ad altre nazioni della zona euro garantendo un quid pro quo di pesanti riforme soggette a supervisione internazionale - ha respinto l'idea. L'Italia infatti chiedeva denaro alla Germania senza obblighi di sorta.
Obama non è riuscito a persuadere i leader di Eurolandia a raggiungere un'intesa. Ma Monti non si è arreso.

Alcuni giorni prima del summit dell'Eurozona del 28 giugno, Monti - nell'ottica di un consolidamento della sua posizione in Europa - ha deciso di rischiare e ha presentato in Parlamento a Roma il suo controverso disegno di legge sul lavoro, invitando i parlamentari a sostenerlo o a licenziarlo. Il disegno di legge è passato e, rafforzate le sue credenziali riformistiche, Monti è volato a Bruxelles.

Il summit, per i dettagli del quale si rimanda alle interviste rilasciate dalle numerose persone presenti, doveva convalidare un "patto per la crescita", con l'obiettivo di stimolare lo sviluppo economico europeo dando forte impulso agli investimenti pubblici. Le misure previste erano modeste, ma rappresentavano il ramoscello d'ulivo che la Merkel porgeva all'opposizione del centro-sinistra a Berlino per conquistarsi i cui voti a lei necessari per raggiungere il suo vero obiettivo: un tempestivo accordo europeo sulla disciplina fiscale.

La sera prima dell'incontro, Monti ha elaborato un piano per forzare il summit in una determinata direzione: se la Merkel non avesse accettato la sua proposta di intervento sui mercati obbligazionari tramite il Fondo salva-stati europeo, il premier italiano avrebbe posto un veto al patto per la crescita - ostacolando così la Merkel nel suo stesso Parlamento.

In precedenza l'Italia aveva fatto pressioni a favore del patto per la crescita, quindi il veto minacciato da Monti - e reso noto poco prima del pranzo tra i leader europei - è giunto come una notizia esplosiva. "Ma dobbiamo raggiungere questo risultato entro stasera", ha dichiarato il Primo ministro danese Helle Thorning-Schmidt parlando del patto per la crescita. "Questo è un momento buio", è stato il commento del Presidente della Commissione Ue José Manuel Barroso.

Il summit aveva raggiunto un punto morto. Il Presidente francese François Hollande ha ragguagliato i giornalisti in merito agli eventi che si erano tenuti a porte chiuse, aggiungendo che simpatizzava con la posizione di Monti. Durante una pausa nei lavori, Monti e Draghi hanno assaporato un momento di trionfo tutto italiano sulla Germania sul campo di calcio. Nel bar all'ottavo piano della sede centrale dell'Ue, i due uomini
hanno ammirato un terzo Mario italiano - la star del calcio Mario Balotelli - eliminare la Germania dagli Europei a suon di goal.

Anche la Merkel, la fan più illustre della nazionale tedesca, si è tenuta aggiornata sulla partita tramite Sms. Il blocco di Monti si è protratto fino alle 4 del mattino, quando i leader hanno finalmente approvato un testo elaborato dai rispettivi assistenti che garantiva l'impiego dei Fondi salva-stati europei "con flessibilità ed efficienza" nell'ottica di una stabilizzazione dei mercati obbligazionari dei membri vulnerabili di Eurolandia.

Monti non ha raggiunto esattamente il suo scopo originario: Italia e Spagna dovrebbero comunque chiedere aiuto e sottoscrivere un memorandum politico. Ma inserendo nella dichiarazione la necessità di stabilizzare i mercati obbligazionari, l'Italia è riuscita a far accettare i propri sforzi riformistici alla Germania, richiamando l'attenzione sull'approccio dedicato alla crisi.

Un Monti entusiasta si è rivolto ai giornalisti dichiarandosi soddisfatto per l'Italia e per l'Europa. La Merkel, sfiancata, si è immediatamente ritirata in albergo.
I parlamentari e i media tedeschi erano convinti che la cancelliera avesse ceduto alla pressione di Monti, concedendo a Italia e Spagna un accesso incondizionato al tesoro tedesco e a nulla sono valse le assicurazioni della Merkel, rilasciate nel corso della mattinata, secondo cui le clausole in piccolo avrebbero tutelato la procedura di aiuto in vigore.

Eppure gli assistenti della Merkel sostengono che la cancelliera abbia apprezzato l'importante vittoria politica segnata in casa da Monti, intendendo con ciò che avrebbe avuto a che fare con il professore - e non con un politico italiano restio alle riforme come Berlusconi - ancora a lungo.

Tuttavia l'entusiasmo dei mercati è stato breve. A fine luglio i costi dei prestiti in Italia hanno raggiunto il 6,6%, a testimonianza di un restringimento della domanda di debito italiano da parte degli investitori, che nel loro scetticismo sono consapevoli dell'inadeguatezza dei Fondi salva-stati della zona euro a sostenere da soli l'enorme mercato delle obbligazioni italiane.

Solo la Bce ha la potenza necessaria per muovere il mercato. Secondo alti funzionari tedeschi, il vero obiettivo di Monti è un aiuto da parte della Bce. Il premier italiano è convinto che il summit del 28 giugno abbia fornito una copertura politica per un audace intervento da parte della Banca centrale europea, sapendo che i governi di Eurolandia - Germania inclusa - non vi si opporranno. "Sono sicuro che la notte prima della disintegrazione dell'euro la Bce farà di tutto per salvarlo", ha dichiarato Monti. "Ma viene da chiedersi: dobbiamo per forza aspettare fino alla notte prima?".

 

 

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