lloyd austin sergei shoigu

“LA TELEFONATA NON È STATA RISOLUTIVA” - LLOYD AUSTIN E SERGEY SHOIGU, I DUE MINISTRI DELLA DIFESA DI STATI UNITI E RUSSIA, ROMPONO IL GELO DOPO 79 GIORNI DI BLACKOUT CON UN’ORA DI TELEFONATA: IL CAPO DEL PENTAGONO HA CHIESTO ALL’OMOLOGO RUSSO “UN CESSATE IL FUOCO IMMEDIATO”. RICHIESTA CHE È STATA RIMBALZATA TANTO DA FAR DIRE A JOHN KIRBY, PORTAVOCE DEL PENTAGONO, CHE LA TELEFONATA NON È SERVITA A RISOLVERE “NESSUNO DEI GRAVI PROBLEMI” – MA SI TRATTA SICURAMENTE DI UN CAMBIO DI ROTTA DI WASHINGTON: DIETRO LA MOSSA DI BIDEN CI SAREBBE LA PRESSIONE DEGLI ALLEATI E… 

1. "CESSATE IL FUOCO IMMEDIATO " I NUMERI DEL CONFLITTO

Alberto Simoni,Francesco Semprini per "La Stampa"

IL CAPO DEL PENTAGONO LLOYD AUSTIN

Francesco Semprini Alberto Simoni New York-Washington Spiega John Kirby, portavoce del Pentagono, che la telefonata fra Lloyd Austin e Sergey Shoigu «non è stata risolutiva». Sul tappeto i nodi restano, ma i due ministri della Difesa di Stati Uniti e Russia, parlandosi, hanno rotto il gelo dopo 79 giorni di blackout e riacceso quel filo di dialogo che nei giorni scorsi il premier italiano Mario Draghi aveva chiesto si riattivasse e il cui sforzo, spiegano ambienti diplomatici a Palazzo di Vetro, ha avuto un peso.

All'omologo russo il capo del Pentagono ha ribadito la richiesta di «un cessate il fuoco immediato» nel corso di una telefonata che fonti della Difesa hanno definito dai toni asciutti, quasi gelidi.

 

meme putin shoigu

Ma è durata un'ora e ha gettato le basi per dei seguiti.

Sul risultato della chiamata - partita per l'ennesima volta da Washington e alla quale dopo molte sollecitazioni Shoigu si è deciso a rispondere - nessun trionfalismo quindi. Anzi, non è servita a risolvere «nessuno dei gravi problemi» sul tappeto, ha sottolineato Kirby. Ma il segnale è comunque incoraggiante. Soprattutto in una giornata in cui alla porta socchiusa sulla rotta Washington-Mosca, ha fatto da contraltare lo stop di Erdogan all'adesione di Finlandia e Svezia nella Nato. «Siamo in contatto con la Turchia per risolvere la questione», dice la Casa Bianca cercando di derubricare la questione a intoppo di percorso e non a problema.

 

LLOYD AUSTIN JOE BIDEN

Ieri mattina Biden ha chiamato i leader di Helsinki e Stoccolma ai quali ha ribadito il sostegno statunitense alla politica delle «porte aperte» dell'Alleanza. E da oggi il segretario di Stato Antony Blinken sarà a Berlino per il vertice informale dei ministri degli Esteri della Nato.

Precederà di pochi giorni la visita del segretario del Tesoro Janet Yellen, anche lei in Germania per il summit dei ministri economici del G7 che potrebbe portare a un nuovo round di sanzioni.

 

Sulle relazioni con Putin Washington si muove su diversi piani. Il canale di dialogo è stato aperto attraverso i ministri della Difesa per due motivi. Il primo è che si tratta di «prove tecniche» di trattativa e non politiche. Il secondo è che il canale della diplomazia è ancora improbabile a causa del deterioramento registrato da Lavrov agli occhi degli americani (e non solo), per le affermazioni di recente pronunciate, anche nella dibattuta intervista concessa all'Italia.

sergei shoigu riappare in video dopo 12 giorni

Nei giorni scorsi l'ambasciatore Usa a Mosca John Sullivan aveva incontrato i capi del ministero degli Esteri anche qui nel tentativo di tenere aperte le vie di comunicazione. Anzitutto per evitare incidenti sul campo che potrebbero innescare un'estensione del conflitto.

 

Ci sono due temi specifici che stanno a cuore a Washington. Il primo è legato alla possibilità di sbloccare le consegne di grano da parte dell'Ucraina e quindi di riattivare i commerci nel Mar Nero. E' un tema particolare sul quale anche Draghi ha chiesto l'intervento Usa. Il secondo è invece la questione umanitaria e i corridoi per aiutare sfollati e profughi.

lloyd austin volodymyr zelensky antony blinken

Ma un conto sono gli interventi per alleviare le sofferenze della popolazione, un altro è parlare di dialoghi e negoziati. E su questo a Washington la linea - e siamo sul piano politico - resta di estrema prudenza perché «non ci fidiamo di Putin», è il ritornello che ad ogni livello dell'Amministrazione ci si sente ripetere.

 

Nonostante le pressioni degli europei. La telefonata fra Scholz e Putin di ieri è vista come la prova che il Cremlino non è pronto ad aprire seri negoziati.

E su questo la strategia Usa è abbastanza chiara: «Apprezzamento per gli sforzi dei partner che cercano una soluzione diplomatica», spiega una fonte del Dipartimento di Stato. La parola chiave è «apprezzamento». Che cosa ben diversa è dal sostegno che qualcuno oltre Oceano, come Macron, vorrebbe sentir giungere da Washington.

sergei shoigu vladimir putin.

 

A riassumere la posizione è un portavoce del Dipartimento di Stato che a La Stampa ha detto: «Siamo impegnati a mettere l'Ucraina nella posizione negoziale più forte possibile continuando a garantire assistenza affinché gli ucraini possano difendersi da soli e incrementando la pressione su Putin imponendo pesanti sanzioni alla Russia».

La consegna di armi - il grosso potrebbe arrivare il mese prossimo e quello è ritenuto il momento chiave del conflitto negli ambienti di Washington - prosegue senza sosta.

L'obiettivo, chiarisce il portavoce, è quello di mettere Putin in condizioni di aver il meno possibile di margini di azione. E su questo l'America lancia un avvertimento agli europei, tocca a Zelensky decidere le mosse e se una proposta di accordo è o meno accettabile.

lloyd austin antony blinken

 

Una posizione già riassunta bene anche da Draghi all'indomani dell'incontro con Biden. «Lasceremo all'Ucraina - ha detto la fonte del Dipartimento di Stato - discutere i punti specifici dei negoziati, siamo impegnati a difenderne la sovranità, l'indipendenza e la sicurezza». Su questo i contatti con Kiev e gli alleati sono continui «La determinazione di Washington - proseguono le fonti di Palazzo di Vetro - nasce dalla volontà di innescare un meccanismo di deterioramento ai danni della Russia attraverso il conflitto, in seguito al quale l'Ucraina diventerebbe una buffer zone tra la Russia e l'Europa». Il Paese assumerebbe così le sembianze di un «grande Kosovo» nel cuore del Vecchio Continente, che faccia da cuscinetto piuttosto che da cortina di ferro. Ma siamo in uno scenario per ora immaginato. E che è ben oltre il senso della telefonata fra Austin e Shoigu.

 

vladimir putin e il misterioso collegamento con shoigu

2. DIETRO LA MOSSA LA PRESSIONE DEGLI ALLEATI E L'INCERTEZZA SUL TERRENO

Giuseppe Sarcina per il "Corriere della Sera"

 

L'iniziativa americana rompe lo schema a senso unico che sembrava dominante a Washington. Lo stesso Mario Draghi, nella conferenza stampa di mercoledì scorso, il giorno dopo l'incontro con Joe Biden, aveva detto di temere, «in prospettiva», una divaricazione tra la linea Usa e quella degli europei. La telefonata del capo del Pentagono, Lloyd Austin al ministro della difesa russo, Sergey Shoigu, probabilmente contribuirà a ricompattare il fronte occidentale. A questo punto, per i politici europei, compresi quelli italiani naturalmente, sarà più difficile rimproverare a Biden di non volersi impegnare per riallacciare il dialogo con il Cremlino.

L INCONTRO TRA JOE BIDEN E MARIO DRAGHI VISTO DA CARLI

 

Certo, ieri Casa Bianca e Pentagono sono stati molto attenti a chiarire che il quadro complessivo non cambia, perché Mosca non ha accolto la richiesta di cessate il fuoco e ha chiuso ogni strada alla trattativa. Risposte prevedibili, anzi largamente previste a Washington. Ma allora per quale motivo l'amministrazione Biden ha deciso di uscire allo scoperto?

Sicuramente ha pesato la pressione degli alleati. Macron, Scholz, Draghi e, su un percorso parallelo, il turco Erdogan spingono per riprendere le esplorazioni diplomatiche. Anzi per i leader europei, come ha spiegato con chiarezza il presidente del Consiglio italiano, l'impegno a cercare la pace «a tutti i costi» è condizione necessaria per poter continuare a inviare armi.

 

sergei shoigu vladimir putin

Ma, a quanto risulta, ci sarebbe anche un'altra ragione, di tipo strategico-militare.

Per il Pentagono la situazione sul campo nel Sud-Est dell'Ucraina è pericolosamente in bilico per tutti e due i fronti. L'esercito di Zelensky sta recuperando terreno a Kharkiv, vicino al confine orientale, ma rischia ancora di essere stritolato nel cuore del Donbass, tra Kramatorsk e Donetsk. L'armata putiniana, simmetricamente, potrebbe ritrovarsi senza i rifornimenti necessari, se gli ucraini riusciranno a interrompere il flusso dei convogli in arrivo dalla cittadina russa di Belgorod, proprio di fronte a Kharkiv.

antony blinken lloyd austin in ucraina

 

Austin, quindi, avrebbe invitato Shoigu a esaminare i possibili scenari. Uno favorevole per i russi (sfondamento nel Donbass); uno intermedio (lunga guerra di posizione); l'ultimo fallimentare per i russi (ritirata rovinosa per mancanza di cibo e munizioni). Ma il Cremlino pensa di poter spezzare l'argine ucraino e quindi ha respinto l'offerta di Austin, evidentemente concordata con Zelensky. A questo punto Biden continuerà a perseguire la sua strategia: sarà la capacità di resistenza degli ucraini a portare Putin al tavolo delle trattative.

sergei shoigu 4sergei shoigu 3joe biden 1. draghi bidenlloyd austin,sergei shoigu 2L INCONTRO TRA JOE BIDEN E MARIO DRAGHI VISTO DA CARLI 1valery gerasimov sergei shoigu

Ultimi Dagoreport

giovambattista giovanbattista fazzolari vitti

FLASH – ROMA VINCE SEMPRE: IL SOTTOSEGRETARIO FAZZOLARI, DA SEMPRE RISERVATISSIMO E RESTÌO A FREQUENTARE I SALOTTI, ORA VIENE PIZZICATO DA DAGOSPIA NEL “SALOTTO” DI PIAZZA SAN LORENZO IN LUCINA, SPAPARANZATO AI TAVOLI DI “VITTI”, DOVE POLITICI, GIORNALISTI E POTENTONI AMANO ATTOVAGLIARSI (DENIS VERDINI FACEVA LE RIUNIONI LI' E CLAUDIO LOTITO AMA GOZZOVIGLIARE DA QUELLE PARTI, SPILUCCANDO NEI PIATTI ALTRUI) – ANCHE “FAZZO” È ENTRATO NELLA ROMANELLA POLITICA DE “FAMOSE DU’ SPAGHI”: L’EX DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA DELLA REGIONE LAZIO CHIACCHIERA CON UN CANUTO SIGNORE DI CUI VORREMMO TANTO CONOSCERE L’IDENTITÀ. I DAGO-LETTORI POSSONO SBIZZARIRSI: HANNO QUALCHE SUGGERIMENTO PER NOI?

giampaolo rossi rai report sigfrido ranucci giovanbattista fazzolari francesco lollobrigida filini

DAGOREPORT – RAI DELLE MIE BRAME: CHIAMATO A RAPPORTO L'AD GIAMPAOLO ROSSI ALLA CAMERA DEI DEPUTATI DOVE SI E' TROVATO DAVANTI, COL DITO ACCUSATORIO, I PLENIPOTENZIARI RAI DEI TRE PARTITI DI MAGGIORANZA: GASPARRI (FI), MORELLI (LEGA) E FILINI (FDI) CHE, IN CORO, GLI HANNO COMANDATO DI TELE-RAFFORZARE LA LINEA DEL GOVERNO - IL PIÙ DURO È STATO IL SOTTOPANZA DI FAZZOLARI. FILINI SPRIZZAVA FIELE PER L’INCHIESTA DI “REPORT” SUI FINANZIAMENTI DI LOLLOBRIGIDA ALLA SAGRA DEL FUNGO PORCINO - ROSSI, DELLE LORO LAMENTELE, SE NE FOTTE: QUANDO VUOLE, IL FILOSOFO CHE SPIEGAVA TOLKIEN A GIORGIA NELLE GROTTE DI COLLE OPPIO, PRENDE IL TELEFONINO E PARLA DIRETTAMENTE CON LA PREMIER MELONI... - VIDEO

giorgia meloni daria perrotta giancarlo giorgetti

FLASH – GIORGIA MELONI HA DETTO A BRUTTO MUSO AL RAGIONERE GENERALE DELLO STATO, DARIA PERROTTA: “QUESTO È UN ESECUTIVO POLITICO E NON TECNICO”. IL CENTRODESTRA HA GIÀ SILURATO IL DG DEL TESORO, ALESSANDRO RIVERA, HA LIQUIDATO L’EX RAGIONIERE BIAGIO MAZZOTTA E HA ACCOMPAGNATO ALL’USCITA IL DIRETTORE DELLE PARTECIPATE, MARCELLO SALA. ORA SE LA PRENDE ANCHE CON LA FEDELISSIMA DI GIANCARLO GIORGETTI, CHE NON È CERTO UNA PERICOLOSA COMUNISTA, NÉ UNA OSTILE “MANDARINA” IN QUOTA “DEEP STATE”. A DESTRA COSA PRETENDONO DA MEF E RAGIONERIA? CHE SIANO USI A OBBEDIR TACENDO? DAVANTI AI TRISTI NUMERI, NON CI SONO IDEOLOGIE O OPINIONI…

donald trump volodymyr zelensky donald trump nobel pace

DAGOREPORT – DONALD TRUMP È OSSESSIONATO DAL NOBEL PER LA PACE: LE BOMBE DI NETANYAHU SU GAZA E I MISSILI DI PUTIN SULL’UCRAINA SONO GLI UNICI OSTACOLI CHE HA DI FRONTE – CON “BIBI” È STATO CHIARO: LA PAZIENZA STA FINENDO, LA TREGUA NON SI PUÒ ROMPERE E NON CI SONO PIANI B, COME HA RICORDATO AL PREMIER ISRAELIANO MARCO RUBIO (IN GRANDE ASCESA ALLA CASA BIANCA A DANNO DI VANCE) – DOMANI L’ACCORDO CON XI JINPING SU DAZI, TIKTOK, SOIA E NVIDIA (E STI CAZZI DI TAIWAN). IL PRESIDENTE CINESE SI CONVINCERÀ ANCHE A FARE PRESSIONE SUL SUO BURATTINO PUTIN? SE NON LO FARÀ LUI, CI PENSERÀ L’ECONOMIA RUSSA AL COLLASSO…

sangiuliano gasdia venezi giuli

SULLA SPOLITICA CULTURALE DELLA “DESTRA MALDESTRA” – ALBERTO MATTIOLI: “CI RENDEMMO SUBITO CONTO CHE DA SANGIULIANO C’ERA NULLA DA ASPETTARSI, A PARTE QUALCHE RISATA: E COSÌ È STATO. GIULI AVEVA COMINCIATO BENE, MOSTRANDO UNA CERTA APERTURA E RIVENDICANDO UN PO’ DI AUTONOMIA, MA MI SEMBRA SIA STATO RAPIDAMENTE RICHIAMATO ALL’ORDINE - CHE LA DESTRA ABBIA PIÙ POLTRONE DA DISTRIBUIRE CHE SEDERI PRESENTABILI DA METTERCI SOPRA, È PERÒ UN FATTO, E PER LA VERITÀ NON LIMITATO AL MONDO CULTURALE - IL PROBLEMA NON È TANTO DI DESTRA O SINISTRA, MA DI COMPETENZA. CHE BEATRICE VENEZI NON ABBIA IL CURRICULUM PER POTER FARE IL DIRETTORE MUSICALE DELLA FENICE È PALESE A CHIUNQUE SIA ENTRATO IN QUALSIASI TEATRO D’OPERA - (PERCHE' SULL’ARENA DI VERONA SOVRINTENDE - BENISSIMO - CECILIA GASDIA, DONNA E DI DESTRA, SENZA CHE NESSUNO FACCIA UN PLISSÉ?)’’

alessandro giuli pietrangelo buttafuoco arianna giorgia meloni beatrice venezi nicola colabianchi nazzareno carusi tiziana rocca giulio base

''L’ESSERE STATI A CASA MELONI O DI LA RUSSA NON PUÒ ESSERE L’UNICO O IL PRIMO REQUISITO RICHIESTO PER LE NOMINE CULTURALI’’ - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: “SONO TRA LE ANIME BELLE CHE QUANDO GIORGIA MELONI HA VINTO LE ELEZIONI HA SPERATO CHE, AL POSTO DEL PLURIDECENNALE AMICHETTISMO ROMANO DI SINISTRA SI AVVIASSE UN METODO, DICIAMO SUPER-PARTES, APERTO (MAGARI ANCHE SOLO PER MANCANZA DI CANDIDATI) E TESO A DELINEARE UNA CULTURA LIBERALE LEGATA AL PRIVATO O ALLE CONFINDUSTRIE DEL NORD… POVERO ILLUSO. IL SISTEMA È RIMASTO LO STESSO, APPLICATO CON FEROCE VERIFICA DELL’APPARTENENZA DEL CANDIDATO ALLA DESTRA, MEGLIO SE ROMANA DI COLLE OPPIO, PER GENEALOGIA O PER ADESIONE, MEGLIO SE CON UNA PRESENZA AD ATREJU E CON UN LIBRO DI TOLKIEN SUL COMODINO - LE NOMINE DI GIULI, BUTTAFUOCO, CRESPI, VENEZI, COLABIANCHI, BASE & ROCCA, IL PIANISTA NAZARENO CARUSI E VIA UNA INFINITÀ DI NOMI NEI CDA, NELLE COMMISSIONI (IN QUELLA PER SCEGLIERE I 14 NUOVI DIRETTORI DEI MUSEI C’È SIMONETTA BARTOLINI, NOTA PER AVER SCRITTO "NEL BOSCO DI TOLKIEN, LA FIABA L’EPICA E LA LINGUA")