eugenio fascetti

“NEL CALCIO NESSUNO INVENTA NIENTE, TUTTO SI RIELABORA” – LA LEZIONE DELL’EX ALLENATORE EUGENIO FASCETTI, INVENTORE DEL “CAOS ORGANIZZATO”: “NEL PALLONE NON ESISTONO DOGMI. LE SQUADRE DEVONO SAPERSI ADATTARE ALL'AVVERSARIO. MI STUPISCO QUANDO VEDO I PASSAGGI DAL PORTIERE AL TERZINO E VICEVERSA – CASSANO? ERA TECNICAMENTE MAESTOSO, DELLO STESSO LIVELLO DEI BAGGIO, DEI TOTTI, DEI PALLONI D'ORO - CARLO MAZZONE, UN AVVERSARIO DURISSIMO DA BATTERE. AVREBBE MERITATO MAGGIORI FORTUNE. MONDONICO CAMBIAVA LE SORTI DI UNA PARTITA SENZA CHE TU TE NE ACCORGESSI – LA NAZIONALE E’ IN CRISI PER I TROPPI STRANIERI NEI VIVAI”

Gabriele Gambini per “la Verità”

 

CASSANO E EUGENIO FASCETTI

Si è conquistato sul campo l'appellativo di «Maestro», prerogativa di chi inventa calcio, lasciando un solco nell'immaginario collettivo per le generazioni a venire. Eugenio Fascetti, viareggino, 83 anni portati con luminosa lucidità, ha bisogno di poche presentazioni: sua è la classe di ferro dei mister abituati a lottare, suoi il carisma e la capacità di lettura delle partite che dividono gli allenatori dai mestieranti.

 

La vita da giocatore, ruolo centrocampista. La consacrazione da allenatore, con gli anni splendidi a Varese, poi Lazio, Torino, Verona, Bari. Tante promozioni, tante salvezze conquistate con le unghie.

 

«Ma attenzione», dice lui, rielaborando un pochino Giovambattista Vico: «Nel calcio valgono i corsi e i ricorsi della storia, nessuno inventa niente, tutto si rielabora, era dopo era, attingendo da ciò che è accaduto in passato».

 

EUGENIO FASCETTI

Lei è rimasto nell'immaginario grazie al suo «caos organizzato». Quel suo Varese, negli anni Ottanta, era uno spettacolo da guardare.

«Caos, o anche casino organizzato, nacque da un principio su cui ho fondato la mia idea di calcio: l'imprevedibilità. Nel pallone non esistono dogmi, sistemi monolitici. Le squadre devono sapersi adattare all'avversario e sorprenderlo laddove non se lo aspetta. Senza offrire punti di riferimento».

 

In quel Varese i ruoli dei giocatori cambiavano, ogni partita non recitava lo stesso copione.

«Un tempo le sostituzioni possibili erano solo due, non cinque. Le rose composte da 18 giocatori. Ma i ritmi già estenuanti, gli spazi stretti. Bisognava pensare velocemente, abbinare alla tecnica individuale la velocità e la coesione di gruppo. Da quei presupposti, provammo a non essere mai uguali a noi stessi. Camaleontici».

EUGENIO FASCETTI

 

Un atteggiamento diverso rispetto a oggi?

«Oggi mi stupisco quando vedo i passaggi dal portiere al terzino e viceversa, i troppi palleggi, le idee fisse. Per me il rapporto spazio-tempo è fondamentale, conta giocare in verticale, non sono mai impazzito per per tiki-taka e affini».

 

Ogni era ha le sue grandi invenzioni.

«In ogni era emerge un'idea nuova, che spesso tanto nuova non è. Pensiamo al falso nueve: già nel 1952, la grande Ungheria impiegava Hidegkuti in un ruolo simile, trasformandolo in un centravanti di manovra a cui molti, in seguito, si sono ispirati».

 

Non si inventa nulla, dunque?

«Valgono i corsi e ricorsi della storia. Già l'Uruguay del 1950 giocava a cinque. Un bravo allenatore deve saper osservare, capire, rielaborare alla bisogna a seconda dei mezzi che ha a disposizione. Per me questa è l'essenza del mestiere».

 

EUGENIO FASCETTI

Mai restato sorpreso da qualche formula?

«L'Olanda del calcio totale. Quella forse fu la novità vera più dirompente mai introdotta».

 

Si dice che lei allenasse i suoi calciatori con grandi corse in salita.

«Durante un super corso per allenatori, ci mandarono all'estero a osservare i sistemi di gioco nelle altre nazioni. Finii in Scozia. Imparai dal tecnico del Celtic a migliorare le prestazioni atletiche dei giocatori allenandoli con corse in salita, scatti al massimo dello sforzo, abituandoli a produrre molto acido lattico, smaltendolo in fretta. Con il Dottor Arcelli, grande preparatore, perfezionammo questo tipo di allenamento».

 

Portò le sue idee su molte panchine.

«Ho grandi ricordi del mio periodo alla Lazio, quando ci siamo salvati partendo da -9 e poi siamo andati in A. Ma molte altre esperienze sono state altrettanto belle».

 

EUGENIO FASCETTI

Nessun rimpianto?

«Da giocatore e anche da allenatore, forse non ho avuto il cambio di passo per compiere uno scatto ulteriore. Ma ho fatto la gavetta, mi sono costruito il mio percorso. Non ho rimpianti».

 

Allenò il Bari per diverse stagioni. Scoprì e lanciò un giovanissimo Cassano.

«Un giorno l'allenatore in seconda mi fa: "Tra i ragazzi della primavera c'è un fenomeno". Lo provammo in prima squadra. Appena lo vidi giocare pensai subito che avevamo di fronte un prodigio».

 

EUGENIO FASCETTI

Che tipo era Cassano?

«Aveva circa 16 anni. Fisicamente fortissimo, in campo non lo buttavano giù neanche le cannonate. Tecnicamente maestoso. E poi sveglio, intelligente. Sapeva pensare giocate prima di tutti gli altri, con una velocità d'esecuzione inspiegabile per un ragazzo così giovane».

 

Avrebbe dovuto fare di più, in carriera?

«Cassano è dello stesso livello dei Baggio, dei Totti, dei palloni d'oro. Di sicuro avrebbe potuto raccogliere ancora più soddisfazioni».

 

Lo ha limitato il carattere?

EUGENIO FASCETTI

«Ribadisco: è sempre stato un ragazzo molto intelligente. Di certo ha avuto un'infanzia problematica, e il desiderio di rivalsa ha inciso. Sul resto, non saprei».

 

Altri giocatori allenati che l'hanno colpita?

«Tantissimi. Gianluca Zambrotta al Bari: veloce, potente, umanamente splendido. E al Verona Dragan Stojkovic: pure con una gamba sola, impartiva lezioni di calcio. Un professionista esemplare».

 

Colleghi che le hanno dato filo da torcere?

«Carlo Mazzone, da sempre un avversario durissimo da battere. Avrebbe meritato maggiori fortune. Emiliano Mondonico. Era in grado di cambiare le sorti di una partita senza che tu nemmeno te ne accorgessi».

fascetti-cassano-961177_tn

 

Per chi tifa quest' anno?

«Nasco interista, poi divento laziale per simpatia. Vedo l'Inter molto bene, sa giocare ed è ben allestita nei vari reparti. Il Milan però ha creato un gruppo interessante e coeso. Può ripetersi ai massimi livelli. Vedo meno bene la Juventus».

 

fascetti

Perché?

«Con Conte, il punto di forza della Juve era il centrocampo.

Quest' anno mi sembrano fragili in quel reparto».

 

E la Nazionale?

«La prima giornata di campionato, Milan-Udinese, ha sintetizzato i problemi degli azzurri: in campo giocava un solo italiano, Calabria».

 

Troppi stranieri in Serie A.

«È un dato di fatto. I vivai non producono giovani di valore come accadeva un tempo.

Veneto e Friuli, per esempio, decenni fa erano delle fucine di talenti. Oggi non più. Nelle primavere, per interesse, per costi o per altri motivi, metà dei calciatori vengono dall'estero. Il risultato è che abbiamo un buon centrocampo, ma in difesa e in attacco suonano campanelli d'allarme».

 

fascetti

In difesa ci si aspetta il ricambio generazionale.

«Fino a oggi abbiamo retto con Chiellini e Bonucci. Dopo chissà. C'è Bastoni, bravo, ma un po' lento. In attacco è un mistero Ciro Immobile: con la Lazio segna 25 gol a stagione, con la Nazionale fatica a esprimersi».

 

Un nuovo Fascetti all'orizzonte esiste?

«Non lo so. Ma mi piace molto il calcio espresso da Vincenzo Italiano, tecnico della Fiorentina».

mondonicocarlo mazzone

Ultimi Dagoreport

donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - IL CLAMOROSO VIDEO MAGA, CHE DONALD TRUMP HA “CONSACRATO” RILANCIANDOLO SU TRUTH, IN CUI SI AFFERMA CHE L'ITALIA SI ACCINGEREBBE A ROMPERE CON L’UNIONE EUROPEA SUI DAZI PER NEGOZIARE DIRETTAMENTE CON GLI STATI UNITI E CHE IL NOSTRO PAESE SAREBBE INTERESSATO A TAGLIARE IL SUO SOSTEGNO ALL'UCRAINA, È UN FATTO GRAVISSIMO, BENCHE IGNORATO DAL "CORRIERE", PERCHÉ È ESATTAMENTE L'OPPOSTO DELLA LINEA PORTATA AVANTI UFFICIALMENTE DALLA STATISTA DELLA SGARBATELLA IN QUESTI ANNI - UNA TALE MAGA-SCONCEZZA AVREBBE DOVUTO SPINGERE LA DUCETTA A UN SEMPLICE COMMENTO: TRATTASI DI FAKE-NEWS. INVECE, LA TRUMPETTA DI PALAZZO CHIGI, CHE FA? ZITTA! - PARLANO INVECE TAJANI E LOLLOBRIGIDA CHE GARANTISCONO: “ABBIAMO SEMPRE LAVORATO CON L'UNIONE EUROPEA, MA CHIARAMENTE PARLIAMO ANCHE CON GLI AMERICANI…” - VIDEO

stefano de martino caroline tronelli roberto vaccarella michelle hunziker nino tronchetti provera

DAGOREPORT - L’ESTATE FA SBOCCIARE GLI AMORI, L’AUTUNNO LI APPASSISCE – LA STORIA TRA BOSCHI E GIULIO BERRUTI È FINITA IN...VACCARELLA! L'EX MINISTRA RENZIANA DA TRE SETTIMANE SI È AVVICINATA ALL’AVVOCATO ROBERTO VACCARELLA, “COGNATO” DI GIOVANNINO MALAGÒ – NONOSTANTE IL RESTAURO DEL VILLONE DA 700MQ A MILANO, E L'INTERVISTA RASSICURANTE A "VERISSIMO" (“HO RITROVATO LA SERENITÀ”), A MILANO DANNO AL CAPOLINEA ANCHE LA STORIA TRA MICHELLE HUNZIKER E NINO TRONCHETTI PROVERA - FATALE FU IL SEX-TAPE? DOPO SETTIMANE DI ROBANTE PASSIONE E PRIME PAGINE PATINATE, IL DECLINANTE STEFANO DE MARTINO (IL SUO "AFFARI TUOI" E' FINITO SOTTO "LA RUOTA DELLA FORTUNA") E CAROLINE TRONELLI SI SONO LASCIATI. DA UN MESE NON SI VEDONO PIÙ INSIEME IN PUBBLICO...

giulio berruti maria elena boschi

L’INIZIO DELLA STORIA TRA L’ONOREVOLE MARIA ELENA BOSCHI E GIULIO BERRUTI, DENTISTA-ATTORE, È STATO FELICE, ALLIETATO DI SGUARDI ADORANTI SOTTO I FLASH DI “CHI”. L’INTRECCIO È CONTINUATO PER CINQUE ANNI TRA QUADRETTI FAMILIARI LIALESCHI PIENI DI BUONA VOLONTÀ MA SEMPRE PIÙ CARICHI DI TENSIONI. SAPPIAMO CHE NON C'È PIÙ GRANDE DOLORE, A PARTE I CALCOLI RENALI, DI UN AMORE FALLITO. QUINDI, ANNUNCIAMO COL DOVUTO RISPETTO, CHE È SCESO DEFINITIVAMENTE IL SIPARIO SULLA COPPIA BOSCHI E BERRUTI. BUONA FORTUNA A TUTTI...

conte appendino taverna bettini fassino roberto fico lorusso

INVECE DI COMPORTARSI DA "LADY MACBETH DEI MURAZZI", QUALCHE ANIMA PIA RICORDI A CHIARA APPENDINO CHE DIVENTÒ SINDACA DI TORINO GRAZIE NON SOLO AI GRILLONZI MA SOPRATTUTTO ANCHE AI TANTI VOTI DEL CENTRODESTRA CHE, DETESTANDO FASSINO, VOTARONO LA SPILUNGONA - QUELLA MIRACOLATA DELLA APPENDINO SI DEVE SCIACQUARE LA BOCCA PRIMA DI PARLARE DI GOFFREDO BETTINI COME “IL MALE DEL M5S” PERCHÉ, COME DICE CONTE, MERITEREBBE “UN MONUMENTO”– LO SCAZZO CON LA TAVERNA CHE LE HA RICORDATO COME SE FOSSERO STATE IN VIGORE LE REGOLE DI GRILLO “LEI NON AVREBBE AVUTO CARICHE…”

cdp cassa depositi e prestiti giovanbattista fazzolari fabio barchiesi giorgia meloni giancarlo giorgetti dario scannapieco francesco soro

DAGOREPORT - QUALCOSA DEVE ESSERE SUCCESSO IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE. CHE VIRUS HA COLPITO PALAZZO CHIGI PER PASSARE DA AMATO E LETTA A TALE GIOVAMBATTISTA FAZZOLARI, UN TIPINO CHE FINO AL 2018, RICOPRIVA IL RUOLO DI DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA ALLA REGIONE LAZIO? - CHE È SUCCESSO A CASSA DEPOSITI E PRESTITI (CDP), HOLDING PUBBLICA CHE GESTISCE I 300 MILIARDI DI RISPARMIO POSTALE DEGLI ITALIANI, PER RITROVARCI VICEDIRETTORE GENERALE, CON AMPIE DELEGHE, DAL PERSONALE E GLI INVESTIMENTI ALLA COMUNICAZIONE, IL 43ENNE FABIO BARCHIESI, CHE ORA ASSUME ANCHE LA CARICA DI AD DI CDP EQUITY, LA PIÙ IMPORTANTE SOCIETÀ DEL GRUPPO? - COME SI FA A RICOPRIRE DI RUOLI NEVRALGICI DI POTERE L’EX FISIOTERAPISTA DI MALAGO' CHE NON HA MAI RICOPERTO IL RUOLO DI AMMINISTRATORE NEMMENO NEL SUO CONDOMINIO, CHE BALBETTA UN INGLESE APPENA SCOLASTICO E HA ALLE SPALLE UNA LAUREA IN ECONOMIA OTTENUTA, PRESSO LA SELETTIVA UNIVERSITÀ TELEMATICA UNICUSANO, A CUI SI AGGIUNGE UNA CATTEDRA, A CONTRATTO, ALLA LINK, L’ILLUSTRISSIMA UNIVERSITÀ DI VINCENZO SCOTTI? - ALL’ANNUNCIO DELLA NUOVA CARICA DI BARCHIESI, LO SCONCERTO (EUFEMISMO) È PIOMBATO NELLE STANZE DEL MEF, PRIMO AZIONISTA DI CDP, MENTRE PER LE FONDAZIONI BANCARIE L’ULTIMA PRESA DI POTERE DEL DUPLEX FAZZO-BARCHIESI, IN SOLDONI, E' “IL PIÙ GROSSO SCANDALO POLITICO-FINANZIARIO MAI VISTO NEL BELPAESE...”

maurizio landini giorgia meloni

IL SESSISMO È NELLA CONVENIENZA DI CHI GUARDA – LA SINISTRA DIFENDE LANDINI CHE HA DEFINITO “CORTIGIANA” GIORGIA MELONI: PENSATE COSA SAREBBE SUCCESSO NEL "CAMPO LARGO" E NEI GIORNALI D'AREA SE L’AVESSE DETTO SALVINI DI UNA BOLDRINI QUALSIASI. AVREMMO AVUTO PAGINATE SUL SESSISMO DEL BIFOLCO PADANO. MA IL SEGRETARIO DELLA CGIL È "UN COMPAGNO CHE SBAGLIA", E ALLORA VA DIFESO: “È SOLO UN EQUIVOCO” – NON CHE LA DESTRA DIFETTI DI IPOCRISIA: GIORGIA MELONI SI INDIGNA PER "CORTIGIANA" EPPURE E' LA MIGLIORE ALLEATA DI TRUMP, UNO CHE SI VANTAVA DI "AFFERRARE TUTTE LE DONNE PER LA FICA”